Papa Francesco si è recato il 7 luglio a TriesteItalia, in breve visita apostolica in occasione della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, svoltasi dal 3 al 7 luglio sul tema "Al cuore della democrazia. Impegnarsi tra storia e futuro".
Durante l'incontro, il Santo Padre si è rivolto ai partecipanti alla conferenza, ringraziandoli per la loro attività, che è particolarmente rilevante oggi perché "è evidente che nel mondo attuale la democraziaA dire il vero, non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell'umanità e nulla di ciò che è umano può esserci estraneo.
Per questo, ha detto Francesco, dobbiamo "assumerci la responsabilità di costruire qualcosa di buono nel nostro tempo", una missione che la Settimana Sociale Cattolica ha in mente grazie al suo promotore, il beato Giuseppe Toniolo.
I cristiani non possono ignorare questa situazione, ha spiegato il Pontefice. "Come la crisi della democrazia è trasversale alle diverse realtà e nazioni, così l'atteggiamento di responsabilità di fronte alle trasformazioni sociali è un appello rivolto a tutti i cristiani, ovunque vivano e lavorino, in tutte le parti del mondo".
Il cuore ferito della democrazia
Il Papa ha paragonato la crisi della democrazia a "un cuore ferito" segnato dall'esclusione sociale dei poveri, degli anziani e dei bambini. È stata promossa una "cultura dello scarto", in cui chi è al potere ha perso la capacità di "ascoltare e servire il popolo". Questo va contro il vero significato della democrazia, ha detto il Papa, perché l'importante non è solo poter votare, ma "che tutti possano esprimersi e partecipare".
In risposta, il Pontefice ha indicato "i principi di solidarietà e sussidiarietà" come una buona base per ripristinare la democrazia. "Infatti, un popolo è tenuto insieme dai legami che lo costituiscono, e i legami si rafforzano quando ciascuno è valorizzato", ha detto Francesco.
Il Papa ha poi auspicato "una democrazia dal cuore guarito" che continui a "coltivare sogni per il futuro" e a promuovere "il coinvolgimento personale e comunitario". Il Santo Padre ha quindi incoraggiato i cattolici a partecipare alla vita politica per promuovere il bene comune e "ad essere una voce che denuncia e propone in una società spesso silenziosa e dove troppi non hanno voce".
"Questo è il ruolo della Chiesa", ha concluso Francesco. Una Chiesa che deve "impegnarsi nella speranza, perché senza di essa gestiamo il presente ma non costruiamo il futuro. Senza speranza, saremmo amministratori, equilibristi del presente e non profeti e costruttori del futuro".
Il Papa sottolinea lo scandalo di un Dio umano
Dopo la sua presenza alla giornata conclusiva della Settimana Sociale Cattolica, il Santo Padre ha celebrato la Santa Messa. Durante l'omelia, ha chiesto ai presenti di chiedersi quali ostacoli impediscano loro di credere in Gesù. Come per i suoi contemporanei, che non riuscivano a capire "come Dio, l'onnipotente, possa rivelarsi nella fragilità della carne di un uomo", per molti oggi Cristo è ancora uno scandalo.
Per molti è difficile comprendere "una fede fondata su un Dio umano, che si piega verso l'umanità, che se ne prende cura, che si commuove per le nostre ferite, che si fa carico della nostra stanchezza". Insomma, per la società è uno scandalo vedere "un Dio debole, un Dio che muore in croce per amore e mi chiede di superare ogni egoismo e di offrire la mia vita per la salvezza del mondo".
Tuttavia, Francesco ha affermato che "abbiamo bisogno dello scandalo della fede. Non abbiamo bisogno di una religiosità egocentrica che guarda al cielo senza preoccuparsi di ciò che accade sulla terra". Il Papa ha proseguito dicendo che "abbiamo bisogno dello scandalo della fede, una fede radicata nel Dio che si è fatto uomo, e quindi una fede umana, una fede di carne, che entri nella storia, che tocchi la vita delle persone, che guarisca i cuori spezzati, che diventi lievito di speranza e seme di un mondo nuovo".
Il Papa e l'impegno per la pace
Papa Francesco ha ripreso questa idea durante la sua riflessione nella preghiera dell'Angelus, dove ha affermato che "la carità è concreta, l'amore è concreto", quindi non basta rimanere con l'idea di vivere per amore e di servire gli altri, ma bisogna manifestarla con atti concreti.
Il Pontefice ha concluso il suo viaggio a Trieste esortando i cattolici a rinnovare il loro "impegno a pregare e lavorare per la pace".