Vaticano

Il Papa dà il via libera al nuovo vescovo di Shanghai

A cento giorni dal trasferimento deciso autonomamente da Pechino all'inizio di aprile, Papa Francesco ha scelto di accettare la nomina a vescovo di Shanghai di monsignor Giuseppe Shen Bin, 53 anni, già vescovo di Haimen.

Antonino Piccione-19 luglio 2023-Tempo di lettura: 2 minuti
Cina

Un visitatore sventola la bandiera cinese in Piazza San Pietro nel maggio 2019. ©CNS photo/Paul Haring

Non è ancora chiaro il motivo per cui questo trasferimento sia stato effettuato unilateralmente, dato che avrebbe potuto essere fatto in modo consensuale. La decisione del Santo Padre è stata accompagnata da un'intervista rilasciata ai media vaticani dal Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, spiegando che il gesto di aprile è una violazione dello "spirito di dialogo" su cui si basa l'Accordo ad interim sulla nomina dei vescovi, firmato dalla Santa Sede e da Pechino nel 2018 e rinnovato per la seconda volta nell'ottobre 2022.

E si precisa che con la nomina di Shen Bin a vescovo di Shanghai, "Francesco ha deciso di sanare l'irregolarità canonica, in vista del maggior bene della diocesi e del fruttuoso esercizio del ministero pastorale del vescovo", che potrà così "lavorare con maggiore serenità per promuovere l'evangelizzazione e favorire la comunione ecclesiale".

Parolin ha aggiunto che il Vaticano chiede ora a Shen Bin di agire insieme alle autorità cinesi per "facilitare una giusta e saggia soluzione di alcune altre questioni da tempo pendenti nella diocesi, come - ad esempio - la posizione dei due vescovi ausiliari, monsignor Taddeeo Ma Daqin, che è ancora in impedimento, e monsignor Joseph Xing Wenzhi, che è andato in pensione".

Monsignor Taddeeo Ma Daquin è il vescovo ausiliare di Shanghai, di fatto confinato nel seminario di Sheshan dal 2012 dopo aver rifiutato pubblicamente di aderire all'Associazione patriottica, l'organismo attraverso il quale il Partito comunista cinese controlla i sacerdoti e i vescovi "ufficiali". Monsignor Joseph Xing Wenzhi, invece, è un altro vescovo ausiliario di Shanghai, anch'egli nominato con l'accordo della Santa Sede, scomparso lo scorso anno per motivi mai chiariti.

Dall'8 settembre 2021 non è stata effettuata alcuna nomina consensuale, nonostante un terzo delle diocesi cinesi sia senza vescovo. Il Segretario di Stato vaticano ricorda che l'Accordo "ruota attorno al principio fondamentale della consensualità nelle decisioni riguardanti i vescovi", un punto che la Santa Sede sta "cercando di chiarire, in un dialogo aperto e in un confronto rispettoso con la parte cinese".

È indispensabile", ha detto, "che tutte le nomine episcopali in Cina, compresi i trasferimenti, avvengano in modo consensuale, come concordato, e mantenendo vivo lo spirito di dialogo tra le parti. Insieme dobbiamo evitare situazioni discordanti che creano disaccordi e incomprensioni anche all'interno delle comunità cattoliche, e la corretta applicazione dell'Accordo è uno dei mezzi per raggiungere questo obiettivo, insieme al dialogo sincero".

Tre i temi citati da Parolin sulle relazioni della Chiesa in Cina: "la Conferenza episcopale, la comunicazione dei vescovi cinesi con il Papa, l'evangelizzazione".

Il Segretario di Stato vaticano invita le autorità cinesi a "superare la diffidenza nei confronti del cattolicesimo, che non è una religione da considerare estranea - tanto meno contraria - alla cultura cinese". Il dialogo tra il Vaticano e la parte cinese è ancora aperto e credo che sia in un certo senso un percorso obbligato". A questo contribuisce "l'apertura - espressamente richiesta - di un ufficio stabile di collegamento della Santa Sede in Cina, non solo per il dialogo con le autorità civili, ma anche per la piena riconciliazione all'interno della Chiesa cinese e il suo cammino verso un'auspicabile normalità".

L'autoreAntonino Piccione

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