Vaticano

Il vescovo di Karaganda (Kazakistan) spiega il prossimo viaggio del Papa

Mons. Adelio Dell'Oro, vescovo di Karaganda in Kazakistan, ha tenuto una colazione informativa per i giornalisti sul prossimo viaggio apostolico del Papa.

Antonino Piccione-11 settembre 2022-Tempo di lettura: 4 minuti
Adelio Del Oro Karaganda Kazakistan

Foto: Monsignor Adelio Dell'Oro. ©Wikipedia Commons

"Noi cattolici, secondo le nostre capacità e sensibilità, cerchiamo di collaborare sulla via della pace, dell'armonia e dello sviluppo, principalmente in tre direzioni: la bellezza, l'aiuto disinteressato e la preghiera.

Con il suo intervento all'incontro promosso questa mattina online dall'Associazione ISCOM (erano presenti una trentina di corrispondenti), mons. Adelio Dell'OroVescovo di Karaganda, Kazakistan, ha contribuito a far luce su alcune questioni legate al prossimo viaggio di Papa Francesco: l'origine e le intenzioni del VII Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali (l'evento che riunisce diversi leader religiosi di tutto il mondo) e la presenza della Chiesa cattolica nell'ex Paese sovietico. 

Nato a Milano nel 1948, Dell'Oro è stato curato per 25 anni in due parrocchie della diocesi del capoluogo lombardo. Nel 1997, è partito come missionario fidei donum per KazakistanVi è rimasto fino al 2009, quando è tornato in Italia. Prorettore del Collegio Guastalla di Monza e residente nella parrocchia di Cambiago, alla fine del 2012 è stato nominato vescovo con l'incarico di amministratore apostolico di Atyrau. È vescovo di Karaganda dal 31 gennaio 2015. 

Il senso del congresso

"Accogliendo l'invito delle autorità civili ed ecclesiali, Papa Francesco compirà l'annunciato viaggio apostolico in Kazakistan dal 13 al 15 settembre". Così, all'inizio di agosto, un comunicato del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ufficializzava la visita del Santo Padre nella città di Nur-Sultan in occasione del VII Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, convocato per discutere dello sviluppo socio-spirituale dell'umanità nell'era post-pandemica e nel contesto della convulsa situazione geopolitica.

Un Congresso - spiega Dell'Oro - organizzato per la prima volta nel 2003, in coincidenza con il secondo anniversario del viaggio apostolico di Giovanni Paolo II (22-27 settembre 2001), dall'allora Presidente della Repubblica Nursultan Abievich Nazarbaev, ispirato da Papa Karol Wojtyła, che due anni prima, rivolgendosi ai giovani kazaki, aveva invitato musulmani e cristiani a costruire una "civiltà basata sull'amore" e a fare del Kazakistan "un Paese nobile, senza confini, aperto all'incontro e al dialogo". 

Gli incontri di Assisi

Il modello? La "Giornata di preghiera per la pace nel mondo" indetta ad Assisi da Giovanni Paolo II nel gennaio 2002, con l'obiettivo di riaffermare il contributo positivo delle diverse tradizioni religiose al confronto e all'armonia tra i popoli e le nazioni all'indomani delle tensioni seguite agli attentati dell'11 settembre 2001.  

Da allora, dal 2003, il Congresso si è tenuto regolarmente ogni tre anni, ad eccezione della settima edizione, che è stata posticipata di un anno a causa della pandemia, e si terrà presso il Palazzo della Pace e della Riconciliazione. Nel corso del tempo, l'iniziativa è diventata un catalizzatore del dialogo interreligioso e interculturale in tutto il mondo per promuovere la risoluzione dei conflitti religiosi e politici. Quattro anni fa (ottobre 2018), l'ultimo Congresso ha visto la partecipazione di delegazioni provenienti da 45 Paesi.

"Innanzitutto", riflette Dell'Oro, "è necessario che i leader religiosi stabiliscano relazioni di prossimità più forti e più strette in un momento in cui le religioni stesse sono messe in discussione: la grande questione dell'esclusione di Dio dalle società moderne sta colpendo in modo significativo le religioni, che devono riscoprire la capacità di essere credibili in questo tempo. C'è poi la questione dell'interesse delle nuove generazioni, che sono sempre meno attratte dall'elemento religioso e dalle tradizioni che le religioni rappresentano. La questione della credibilità delle religioni nasce quindi da un presupposto fondamentale: come si sperimenta Dio? Come si sperimenta la fede? Come si può apprezzare il valore delle religioni? Le religioni sono per la pace.

Incontri personali

Una pace che si costruisce anche attraverso l'incontro diretto e personale tra i leader. In questo senso, il vescovo di Karaganda non nasconde il suo rammarico - "mi addolora" - per la mancata partecipazione del Patriarca di Mosca Kirill al Congresso kazako: "sarebbe stato un contributo notevole, incontrando Papa Francesco", per porre fine a quella che lo stesso Pontefice ha definito "una guerra di particolare gravità, sia per la violazione del diritto internazionale, sia per i rischi di escalation nucleare, sia per le forti conseguenze economiche e sociali". È una terza guerra mondiale a pezzi". 

Inoltre, per consolidare le relazioni tra la Cina e la Santa Sede, "è da accogliere con favore la notizia che il presidente Xi Jinping visiterà il Kazakistan nello stesso giorno in cui Papa Francesco sarà nel Paese centroasiatico la prossima settimana", secondo Dell'Oro. 

Aspettative

La visita di Papa Francesco in Kazakistan suscita grande attesa dal punto di vista della comunità cattolica, in un Paese che è 80% musulmano, dato che la fede cristiana, nella sua forma cattolica, per circa 60 anni è stata comunicata con la quasi totale assenza di sacerdoti e, quindi, dei sacramenti, ad eccezione del battesimo, che veniva amministrato per lo più clandestinamente. "Durante l'era sovietica", sottolinea Dell'Oro, "non c'erano strutture ecclesiastiche.

Poi sono comparsi sacerdoti semi-clandestini, sopravvissuti ai campi di concentramento, tra cui il beato Władysław Bukowiński, beatificato l'11 settembre 2016 a Karaganda, o provenienti dalla Lituania. Dopo il 1991, con la dissoluzione dell'Unione Sovietica e la nascita del Kazakistan come Stato indipendente, anche la Chiesa cattolica, come altre religioni, ha potuto uscire dalla clandestinità; sono stati invitati sacerdoti e suore dalla Polonia, dalla Germania, dalla Slovacchia, ecc. e sono stati costruiti edifici ecclesiastici".

Una colomba con un ramo d'ulivo, le cui ali sono rappresentate come ali unite. Il logo del viaggio di Papa Francesco in Kazakistan si presenta così, mentre il motto è "Messaggeri di pace e di unità". 

"Credo che il Papa" - è la riflessione finale di Dell'Oro - "metterà in evidenza l'origine della pace sottolineando l'importanza di riconoscere che tutti dipendiamo da Dio e, quindi, che siamo tutti suoi figli e figlie e, di conseguenza, fratelli e sorelle tra tutti gli uomini, al di là delle diverse opinioni politiche e delle appartenenze etniche (in Kazakistan convivono persone appartenenti a più di 130 etnie)".

L'autoreAntonino Piccione

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