Vaticano

"La preghiera non è una fuga dalle difficoltà della vita".

Papa Francesco ha tenuto ancora una volta un evento pubblico dopo la sua settimana di esercizi spirituali. Lo ha fatto recitando l'Angelus la mattina di domenica 28 febbraio, dove ha messo in guardia dal pericolo della "pigrizia spirituale".

David Fernández Alonso-28 febbraio 2021-Tempo di lettura: 3 minuti
angelus Papa Francesco

Il Santo Padre ha iniziato le sue parole ricordando il passo evangelico della Trasfigurazione dalla liturgia della Messa: "In questa seconda domenica di Quaresima, siamo invitati a contemplare la trasfigurazione di Gesù sul monte alla presenza di tre discepoli (cfr. Mc 9,2-10). Poco prima, Gesù aveva annunciato che, a Gerusalemme, avrebbe sofferto molto, sarebbe stato rifiutato e condannato a morte. Possiamo immaginare cosa deve essere accaduto nel cuore dei suoi amici, dei suoi intimi, dei suoi discepoli: l'immagine di un Messia forte e trionfante si è infranta, i loro sogni si sono infranti, e l'angoscia li assale al pensiero che il Maestro in cui avevano creduto sarebbe stato giustiziato come il peggiore dei malfattori. E proprio in quel momento, con quell'angoscia dell'anima, Gesù chiama Pietro, Giacomo e Giovanni e li porta con sé sul monte".

Il Signore è risorto e non permette alle tenebre di avere l'ultima parola.

Scalare la montagna

Francesco ha riflettuto sul significato del salire sul monte, come luogo elevato che anticipa la gloria del cielo: "Il Vangelo dice: "Li condusse sul monte" (v. 2). Nella Bibbia, la montagna ha sempre un significato speciale: è il luogo alto dove cielo e terra si toccano, dove Mosè e i profeti hanno vissuto la straordinaria esperienza dell'incontro con Dio. Scalare la montagna significa avvicinarsi un po' di più a Dio. Gesù sale con i tre discepoli e si fermano in cima al monte. Qui si trasfigura davanti a loro. Il suo volto radioso e le sue vesti splendenti, che anticipano l'immagine del Risorto, offrono a questi uomini impauriti la lucela luce della speranza, la luce per penetrare l'oscuritàLa morte non sarà la fine di tutto, perché aprirà alla gloria della risurrezione. Così Gesù annuncia la sua morte, li porta sul monte e mostra loro ciò che accadrà dopo, la risurrezione".

Questa anticipazione possiamo viverla durante la Quaresima, "come esclamava l'apostolo Pietro (cfr. v. 5), è bello stare con il Signore sul monte, vivere questa "anticipazione" di luce nel cuore della Quaresima. È un invito a ricordarci, soprattutto quando stiamo attraversando una prova difficile - e molti di voi sanno cosa significa attraversare una prova difficile - che il Signore è risorto e non permette alle tenebre di avere l'ultima parola".

Momenti di buio

"A volte attraversiamo momenti di oscurità nella nostra vita personale, familiare o sociale e temiamo che non ci sia una via d'uscita. Ci sentiamo spaventati di fronte a grandi enigmi come la malattia, il dolore innocente o il mistero della morte. Nello stesso cammino di fede, spesso inciampiamo quando incontriamo lo scandalo della croce e le esigenze del Vangelo, che ci chiede di spendere la nostra vita nel servizio e di perderla nell'amore, invece di tenerla per noi e difenderla".

Siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che fa luce in ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia sulla base della vittoria pasquale.

Di fronte a questi periodi di difficoltà, continua il Papa, "abbiamo bisogno, allora, di un altro sguardo, di una luce che illumini in profondità il mistero della vita e ci aiuti ad andare oltre i nostri schemi e oltre i criteri di questo mondo". Anche noi siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che illumina ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia sulla base della vittoria pasquale".

Il pericolo della pigrizia spirituale

In conclusione, Francesco ha messo in guardia dal pericolo della pigrizia spirituale: "Ma stiamo attenti: il sentimento di Pietro che 'è bello essere qui' non deve diventare pigrizia spirituale. Non possiamo rimanere sulla montagna e godere da soli della gioia di questo incontro. Gesù stesso ci riporta a valle, ai nostri fratelli e sorelle e alla nostra vita quotidiana. Dobbiamo guardarci dalla pigrizia spirituale: stiamo bene, con le nostre preghiere e liturgie, e questo ci basta.

No", ha esclamato il Papa in conclusione. Scalare la montagna non è dimenticare la realtà; pregare non è mai sfuggire alle difficoltà della vita; la luce della fede non è per una bella emozione spirituale. No, questo non è il messaggio di Gesù. Siamo chiamati a vivere l'incontro con Cristo affinché, illuminati dalla sua luce, possiamo portarla e farla risplendere ovunque. Accendere piccole luci nel cuore delle persone, essere piccole lampade del Vangelo che portano un po' di amore e di speranza: questa è la missione del cristiano".

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