"Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto; chi è ingiusto nel poco è ingiusto anche nel molto" (cfr. Lc 16,10). Con questo versetto inizia la Lettera apostolica di Papa Francesco in forma di motu proprio con alcune disposizioni sulla trasparenza nella gestione delle finanze pubbliche. Il documento stabilisce il tono delle riforme nella sfera economica e finanziaria della Santa Sede.
Una nuova "legge anticorruzione
Con questa nuova "legge anticorruzione", il Papa richiede a tutti i dipendenti di alto livello della Santa Sede, e a tutti coloro che svolgono funzioni di amministrazione attiva, giurisdizione o controllo, di firmare una dichiarazione che attesti che non hanno ricevuto condanne definitive, che non sono soggetti a procedimenti o indagini penali in corso per corruzione, frode, terrorismo, riciclaggio di denaro, sfruttamento di minori ed evasione fiscale.
Inoltre, il motu proprio richiede a queste persone di non avere contanti o investimenti in Paesi ad alto rischio di riciclaggio di denaro o di finanziamento del terrorismo, in paradisi fiscali o partecipazioni in società che operano in modo contrario alla Dottrina sociale della Chiesa.
Un impegno di Francesco
Questa misura è una conseguenza dell'instancabile lavoro svolto per ottenere una maggiore trasparenza delle finanze vaticane e dell'impegno che il pontificato di Francesco ha assunto in questo campo.
La nuova legge è in linea con quella del 19 maggio 2020, quando Papa Francesco ha promulgato il nuovo codice degli appalti pubblici. Si è reso necessario, spiega il Papa, perché la corruzione "può manifestarsi con modalità e forme diverse, anche in settori diversi dagli appalti pubblici, e per questo le normative e le migliori pratiche a livello internazionale prevedono per coloro che svolgono funzioni chiave nel settore pubblico particolari obblighi di trasparenza al fine di prevenire e contrastare, in ogni settore, i conflitti di interesse, le modalità clientelari e la corruzione in generale". Per questo la Santa Sede, che ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, "ha deciso di conformarsi alle migliori pratiche per prevenire e combattere" questo fenomeno "nelle sue varie forme".
La Santa Sede ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, "ha deciso di conformarsi alle migliori pratiche per prevenire e combattere" questo fenomeno nelle sue varie forme.
Le misure
Papa Francesco ha quindi deciso di di aggiungere articoli al Regolamento generale della Curia romanacon un provvedimento che riguarda tutti i livelli funzionali, dai cardinali capi di dicastero ai vicedirettori con contratto quinquennale di dirigenza, e tutti coloro che hanno funzioni di amministrazione giurisdizionale attiva o di controllo e supervisione. Dovranno firmare una dichiarazione al momento dell'assunzione e successivamente ogni due anni, garantendo così l'impegno a rispettare le buone pratiche.
Inoltre, sono tenuti a testimoniare di non essere stati condannati con sentenza definitiva, né in Vaticano né in altri Stati, di non aver beneficiato di indulto, amnistia o grazia e di non essere stati assolti per prescrizione. Inoltre, devono dichiarare di non essere soggetti a procedimenti o indagini penali in corso per partecipazione a un'organizzazione criminale, corruzione, frode, terrorismo, riciclaggio di proventi di reato, sfruttamento di minori, traffico o sfruttamento di esseri umani, evasione o elusione fiscale.
Dichiarazione di trasparenza
Devono inoltre dichiarare di non detenere, anche tramite intermediari, denaro contante o investimenti o partecipazioni in società o imprese in Paesi compresi nell'elenco delle giurisdizioni ad alto rischio di riciclaggio (a meno che i loro familiari non siano residenti o domiciliati per comprovati motivi familiari, di lavoro o di studio).
Devono garantire, per quanto a loro conoscenza, che tutti i beni, mobili e immobili, di loro proprietà o in loro possesso, così come i compensi di qualsiasi tipo che ricevono, derivano da attività lecite. Significativa è anche la richiesta di non "detenere" azioni o "interessi" in società o imprese che operano per scopi contrari alla Dottrina sociale della Chiesa.
Niente regali da 40 euro
La Segreteria per l'Economia può effettuare controlli sulla veridicità delle dichiarazioni rese su carta dai dichiaranti e la Santa Sede, in caso di dichiarazioni false o fuorvianti, può licenziare il dipendente e chiedere un risarcimento danni.
Infine, è vietato - e questa nuova disposizione riguarda tutti i dipendenti della Curia romana, dello Stato della Città del Vaticano e degli enti collegati - accettare, in ragione del proprio ufficio, "regali o altre utilità" di valore superiore a 40 euro.
È vietato accettare o sollecitare, per sé o per persone diverse dall'ente in cui si presta servizio, in ragione o in occasione della propria posizione, doni, regali o altri beni di valore superiore a quaranta euro.
Regolamento generale della Curia romanaArticolo 40, paragrafo 1, n)
Indubbiamente, la Santa Sede sta stabilendo un punto di riferimento con le riforme che sta attuando nel campo della trasparenza finanziaria, forse perché aveva molto da cambiare in questo settore. Questa nuova legge si aggiunge al già buon numero di riforme intraprese in questo senso. E sembra che continueranno a lavorare sulla stessa linea.