Totalmente umano e totalmente cristiano. Questo è ciò che, secondo Papa Francesco, dovrebbe caratterizzare l'educatore di oggi, perché "Non c'è umanesimo senza cristianesimo". e viceversa.
Un compito radicato nel tempo e nella cultura di oggi, attraverso personalità ricche e aperte, "....".in grado di stabilire relazioni sincere". con i loro studenti, comprendendo "i loro bisogni più profondi, le loro domande, le loro paure, i loro sogni"..
È quanto ha confidato il Pontefice nelle scorse settimane, quando ha ricevuto in udienza in Vaticano i partecipanti al Assemblea generale dell'Unione mondiale dei maestri cattolici (UMEC)accompagnato dal Cardinale Kevin FarrellPrefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Infatti, l'istituzione ha recentemente eletto il suo nuovo Comitato esecutivo ed è in una fase di rilancio, come ha sottolineato lo stesso Santo Padre durante l'incontro.
Opportunità di rivitalizzazione
Una delle sfide, infatti, è quella della "Il cambiamento generazionale, soprattutto per quanto riguarda i leader".. Il Papa ha invitato a considerare tale rinnovamento".come l'inizio di una nuova missione, come un'opportunità per rilanciare con forza". le attività dell'organizzazione volte a servire e accompagnare gli insegnanti cattolici in tutto il mondo, in una rete che cerca di coltivare e mantenere la loro identità di cristiani impegnati nel mondo.
Non è un caso che uno degli aspetti evidenziati dal Pontefice sia la capacità di "testimoniare - innanzitutto con la nostra vita e anche con le nostre parole - che la fede cristiana abbraccia l'intera umanità". ed è portatore di "luce e verità in tutti gli ambiti dell'esistenza, senza escludere nulla, senza tarpare le ali ai sogni dei giovani, senza impoverire le loro aspirazioni"..
La missione educativa deve essere intesa, in sostanza, come un'opportunità che lascia il segno nella vita delle persone, da bambini e poi da adolescenti e giovani; quindi, è una grande opportunità per la vita delle persone. "responsabilità". e allo stesso tempo un'opportunità "per introdurli, con saggezza e rispetto, alle vie del mondo e della vita".accompagnandoli in modo tale da renderli capaci di "aperto al vero, al bello, al buono"..
Un'arte da coltivare
La capacità di educare è, ovviamente, un'arte che deve essere "coltivare e accrescere continuamente".aggiornandosi costantemente ed evitando la rigidità, sapendo bene che "Non si lavora con gli oggetti, si lavora con i soggetti! Non è quindi secondario sviluppare anche competenze empatiche e comunicative, attente ai linguaggi e alle forme culturali del tempo presente, per condividere reciprocamente "la gioia della conoscenza e il desiderio della verità".. Questo non significa cadere nella trappola del "colonizzazione ideologica". - ha ammonito Papa Francesco - ma di saper discernere ciò che è veramente edificante per la personalità umana.
L'intero contesto del Patto globale per l'istruzioneche lo stesso Pontefice ha lanciato tre anni fa come opportunità per coinvolgere più istituzioni educative in un'alleanza capace di "formare persone mature, capaci di superare la frammentazione e i contrasti". e, di conseguenza, un'umanità più fraterna e pacifica. Un appello senza dubbio rivolto agli educatori cattolici, che oggi assume tutta la sua urgenza e importanza visto il contesto di guerra alle porte dell'Europa.
Sempre in tema di formazione, all'inizio di novembre si è tenuto in Vaticano un Corso per Rettori e Formatori dei Seminari dell'America Latina e dei Caraibi, su iniziativa del Dicastero per il Clero. Il Papa si è rivolto a loro a distanza e ha consegnato loro un testo preparato, invitandoli a leggerlo e ad approfondirlo in un secondo momento.
Prossimità e vicinanza
Uno degli aspetti che ha messo in evidenza nel suo discorso spontaneo è quello del "prossimità" e il "vicinanza".che sono una diretta emanazione di Dio, che è sempre vicino. "con misericordia e tenerezza".. Questo è lo stesso atteggiamento che devono assumere anche i pastori d'anime, che devono certamente essere educati a questo durante tutto il processo di formazione, evidentemente già dagli anni del seminario.
Nel testo preparato per l'occasione, il Papa ha spiegato, non a caso, che la formazione dei futuri sacerdoti "è al centro dell'evangelizzazione", e quindi richiede qualità, e la qualità non può essere raggiunta senza una "Visione antropologica integrale". che riunisce le quattro dimensioni della personalità del seminarista: umana, intellettuale, spirituale e pastorale, come è già stato spiegato in varie occasioni e come si afferma nella Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis.
Dal punto di vista del formatore, non si deve dimenticare che egli educa "con la sua vita, più che con le sue parole".Egli stesso deve quindi risplendere con la "armonia umana e spirituale".che - sempre secondo Papa Francesco - si sviluppa e si consolida attraverso "la capacità di ascolto e l'arte del dialogo, che sono naturalmente ancorate a una vita di preghiera".Il vero settore in cui questa capacità "...germoglia, fiorisce e fruttifica"..
Influenza positiva e aperta
Prima ancora dei professori e dei formatori dei seminari, Papa Francesco si è rivolto alla Comunità dell'Istituto di Teologia "Claretianum", che da oltre 50 anni si dedica alla formazione alla vita consacrata come organismo specializzato incorporato alla Pontificia Università Lateranense e nello spirito del santo arcivescovo e missionario spagnolo Antonio María Claret.
Centri simili esistono a Madrid, Manila, Bangalore, Bogotà e Abuja, e il loro servizio (giornate di studio, congressi, riviste, accompagnamento nei capitoli degli istituti e delle congregazioni) negli ultimi decenni ha contribuito, secondo il Santo Padre, a far sì che la Chiesa si impegnasse in questo senso, "offrire un volto più umano alla vita consacrata".: "La sua influenza è sempre stata positiva, sempre aperta, sempre in grado di allontanare paure infondate"..
Un vero e proprio "testimonianza"di nuovo - per incoraggiare "l'opzione per i poveri e la solidarietà, la fraternità senza frontiere e la missione in costante uscita".. Essere formati a queste qualità rende più prezioso il dono della vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo, ha detto con convinzione il Pontefice.
Coltivare la vita comunitaria
In questo senso, dobbiamo anche coltivare, e coltivare bene, la vita comunitaria come una vera ".fedeltà nel seguire Gesù nello spirito dei Fondatori". e in contrasto con l'individualismo sempre più diffuso. Questo atteggiamento si esprime nella capacità di "vivere l'interculturalità come cammino di fraternità e missione". e anche nello scambio intergenerazionale tra i membri della comunità, in particolare tra "gli anziani -che "deve morire sognando"- y "i giovani – "che fanno sognare gli anziani". e prendere il loro posto.
Anche ai membri del Claretianum e ai formatori del seminario, il Papa ha esortato allo stile della vicinanza, della compassione e della tenerezza, non stancandosi mai di "andare alle frontiere, anche alle frontiere del pensiero".e quindi aprendo vie e accompagnando con audacia. È essenziale - come sottolineato da San Giovanni Paolo II in Vita consacrata- non perdere di vista la formazione teologica, la riflessione e lo studio, perché questo impoverirebbe l'apostolato e lo renderebbe superficiale.
Il primato della coscienza
Del primato della coscienza su qualsiasi potere mondano, il Papa ha infine parlato alla comunità del Collegio Nepomuceno, un seminario pontificio romano destinato principalmente a studenti di nazionalità ceca, anche se negli ultimi anni è stato aperto anche ad altre nazionalità, come asiatici e africani. L'idea era legata alla figura e alla testimonianza del santo da cui il Collegio prende il nome, un sacerdote boemo morto martire per essere rimasto fedele al segreto della confessione. Questo "radice di coraggio e fermezza evangelica". - ha suggerito Papa Francesco - dovrebbe diventare un monito a non cadere nella trappola di "mondanità spiritualeLa cosa peggiore che possa capitare alla Chiesa e a una persona consacrata.
Anche San Giovanni Nepomuceno fu additato come esempio da seguire per i futuri sacerdoti. "costruire ponti dove ci sono divisioni, distanze, incomprensioni". e diventare "strumenti umili e coraggiosi di incontro, di dialogo tra persone e gruppi diversi e contrapposti".dove si può trovare una peculiare originalità e allo stesso tempo una comune umanità.