Papa Francesco ha iniziato la sua catechesi riflettendo sul carattere dialogico della preghiera: "La preghiera è dialogo con Dio; e ogni creatura, in un certo senso, 'dialoga' con Dio. Nell'essere umano la preghiera diventa parola, invocazione, canto, poesia... Il Verbo divino si è fatto carne, e nella carne di ogni essere umano la parola ritorna a Dio nella preghiera".
Le parole ci plasmano
È attraverso le parole che esprimiamo la nostra interiorità. Per questo, spiega Francesco, "le parole sono le nostre creature, ma anche le nostre madri, e in qualche modo ci plasmano". Le parole di una preghiera ci conducono al sicuro attraverso una valle oscura, ci indirizzano verso prati verdi e ricchi d'acqua, ci fanno fare festa sotto gli occhi di un nemico, come il salmo ci insegna a recitare (cfr. Salmo 23). Le parole nascondono i sentimenti, ma c'è anche il contrario: le parole danno forma ai sentimenti. La Bibbia educa l'uomo in modo che tutto venga fuori alla luce della Parola, in modo che nulla di umano venga escluso, censurato. Soprattutto il dolore è pericoloso se rimane coperto, chiuso dentro di noi...".
Le parole di una preghiera ci conducono con sicurezza attraverso una valle oscura, verso prati verdi e acque ricche.
Papa Francesco
Per questo motivo la Sacra Scrittura ci insegna a pregare anche con parole talvolta audaci: "Gli autori sacri non vogliono ingannarci sull'uomo: sanno che nel loro cuore albergano anche sentimenti poco edificanti, persino l'odio. Nessuno di noi nasce santo, e quando questi cattivi sentimenti bussano alla porta del nostro cuore dobbiamo essere in grado di disinnescarli con la preghiera e con le parole di Dio".
Anche nei salmi troviamo espressioni molto dure contro i nemici: "espressioni che i maestri spirituali ci insegnano riferite al diavolo e ai nostri peccati, e sono anche parole che appartengono alla realtà umana e che sono finite nel canale delle Sacre Scritture. Sono lì a testimoniarci che, se non esistessero le parole di fronte alla violenza, per rendere innocui i cattivi sentimenti, per incanalarli in modo che non facciano male, il mondo sarebbe completamente affondato".
La prima preghiera umana
Il Papa ha assicurato che "la prima preghiera umana è sempre una recita vocale. Innanzitutto, le labbra si muovono sempre. Anche se, come tutti sappiamo, pregare non significa ripetere le parole, la preghiera vocale è comunque la preghiera più sicura ed è sempre possibile esercitarla. I sentimenti, tuttavia, per quanto nobili, sono sempre incerti: vanno e vengono, ci lasciano e ritornano. Non solo, le grazie della preghiera sono anche imprevedibili: a un certo punto le consolazioni abbondano, ma nei giorni più bui sembrano evaporare del tutto.
La preghiera vocale è la più sicura e può essere sempre esercitata.
Papa Francesco
"La preghiera del cuore è misteriosa e in certi momenti assente. La preghiera delle labbra, quella sussurrata o recitata in coro, invece, è sempre disponibile ed è necessaria quanto il lavoro manuale. Il Catechismo afferma: "La preghiera vocale è un elemento indispensabile della vita cristiana. Ai discepoli, attratti dalla preghiera silenziosa del loro Maestro, viene insegnata una preghiera vocale: il "Padre nostro"".
L'umiltà è fondamentale per chi vuole stabilire un rapporto con Dio: "Dovremmo avere tutti l'umiltà di certi anziani che in chiesa, forse perché l'udito non è più buono, recitano a mezza voce le preghiere che hanno imparato da bambini, riempiendo la navata di sussurri. Questa preghiera non disturba il silenzio, ma testimonia la fedeltà al dovere della preghiera, praticata per tutta la vita, senza mai venir meno. Questi oranti di umile preghiera sono spesso i grandi intercessori delle parrocchie: sono le querce che ogni anno allargano i loro rami per dare ombra al maggior numero di persone. Solo Dio sa quanto e quando il loro cuore si unisce a queste preghiere recitate: sicuramente anche queste persone hanno dovuto affrontare notti e momenti vuoti. Ma si può sempre rimanere fedeli alla preghiera vocale".
La preghiera vocale risveglia
Francesco ha ricordato la storia del pellegrino russo: "Dobbiamo tutti imparare dalla costanza di quel pellegrino russo, di cui parla una famosa opera di spiritualità, che imparò l'arte della preghiera ripetendo sempre la stessa invocazione: "Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi peccatori" (cfr. CCC, 2616; 2667). Se le grazie entrano nella vostra vita, se la preghiera un giorno diventa abbastanza calda da percepire la presenza del Regno qui in mezzo a noi, se il vostro sguardo si trasforma fino a diventare come quello di un bambino, è perché avete insistito nel recitare una semplice preghiera eiaculatoria cristiana. Alla fine, diventa parte del suo respiro".
La preghiera vocale risveglia anche i cuori più sopiti, risveglia sentimenti di cui avevamo perso la memoria.
Papa Francesco
Infine, ha concluso che "non dobbiamo quindi disprezzare la preghiera vocale. Le parole che pronunciamo ci prendono per mano; a volte ci fanno tornare il gusto, risvegliano anche il cuore più sopito, risvegliano sentimenti di cui avevamo perso la memoria. E soprattutto sono gli unici, in modo sicuro, a rivolgere a Dio le domande che vuole sentire. Gesù non ci ha lasciato nella nebbia. Ci ha detto: "Quando pregate, dite così". E ci ha insegnato la preghiera del Padre Nostro (cfr. Mt 6,9)".