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Thierry Bonaventura: "Il Sinodo è arrivato a coinvolgere tutto il popolo di Dio".

Thierry Bonaventura ripercorre in questa intervista a Omnes alcuni dei momenti salienti del Sinodo. Tra le altre cose, ci racconta come si è svolto il processo di preparazione, quali iniziative sono emerse lungo il percorso, quali sono state le principali sfide, come sono state gestite le critiche e quali sono i prossimi passi da compiere.

Giovanni Tridente-20 giugno 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Thierry Bonaventura è il responsabile della comunicazione del Sinodo dei vescovi 2021-2023.

Questo giugno, con la pubblicazione del Instrumentum laboris per la prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà a Roma dal 4 al 29 ottobre 2023. Un percorso iniziato più di due anni fa e che ha coinvolto molte persone della realtà ecclesiale in diverse tappe, prima locali e poi internazionali.

Una mobilitazione in cui la comunicazione ha giocato un ruolo essenziale, perché ha permesso di coinvolgere il maggior numero possibile di persone, manifestazione del popolo di Dio. In questa intervista a Omnes, Thierry Bonaventura, responsabile della comunicazione del Sinodo, ci racconta in prima persona cosa ha significato per il mondo questo lungo percorso sinodale avviato da Papa Francesco.

Tra pochi mesi inizieranno i lavori della prima sessione dell'Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, un percorso iniziato nel 2021. ¿Che cosa ha significato per lei gestire questo processo in modo comunicativo?

-Queste parole mi vengono in mente: il processo è stato una sfida, ma soprattutto un dono. Sono arrivato alla Segreteria generale del Sinodo nell'agosto del 2021, cioè due mesi prima dell'apertura ufficiale del processo sinodale. Come la maggior parte dei fedeli, conoscevo poco il Sinodo e la sinodalità. Ho dovuto affrontare un ambiente nuovo, grande e complesso: il Vaticano, con le sue strutture e procedure interne a volte complicate. Mi sono proposto di rendere tangibile e coerente l'invito di Papa Francesco a promuovere una Chiesa aperta all'ascolto, vicina, come il Buon Samaritano, alle sofferenze di questo mondo, alle persone lontane o indifferenti al messaggio di salvezza di Cristo. In qualche modo doveva contribuire a dare una nuova immagine a una struttura ecclesiale che la gente percepisce come un po' distante.

Supponiamo che avesse l'appoggio dei suoi superiori?

-Sono grato di aver avuto un segretario generale dietro alcune delle mie idee, che mi ha sempre sostenuto. Questo ha fatto la differenza. Da allora, non mi sono mai fermato! Ci sono stati molti incontri, ci sono state più sfide, ma anche più soddisfazioni, che hanno poi influenzato il mio lavoro di comunicazione. Vi faccio un esempio concreto. 

Il Papa aveva aperto il processo sinodale il 10 ottobre e aveva chiesto a tutte le diocesi del mondo di avviare il processo, segnandone l'inizio con una celebrazione diocesana. Data la mia scarsa preparazione, ho avuto l'intuizione di diffondere un numero WhatsApp attraverso una newsletter che avevo appena aperto. Ho ricevuto centinaia di messaggi con foto, brevi testimonianze, omelie e altro materiale, alcuni di altissima qualità, preparati direttamente dalle diocesi. Da qui è nata l'idea di creare il portale synodresources.orgdove raccogliere tutte queste informazioni. 

È stato allora che mi sono reso conto che il mio modo di comunicare poteva essere solo partecipativo, realizzato non per ma insieme con colleghi di conferenze episcopali, diocesi, parrocchie, associazioni, congregazioni religiose...

Come affrontare la perplessità di chi fatica a capire il vero significato del Sinodo?

-Per molto tempo, il Sinodo dei Vescovi era percepito come una realtà lontana, appannaggio dei vescovi, che trattava questioni certamente molto importanti, ma che non sempre erano vissute dalla gente comune con la stessa urgenza dei cosiddetti "addetti ai lavori". Spesso il Sinodo si riduceva al documento di lavoro, alla celebrazione dell'evento e all'attesa di un documento finale del Papa, noto come Esortazione post-sinodale.

Papa Francesco ha voluto restituire questo importante strumento di discernimento a tutta la Chiesa. Già con le due assemblee speciali sulla famiglia ha invitato i fedeli a partecipare inviando un modulo. Nel 2018, con la Costituzione apostolica Episcopalis CommunioHa aggiornato il modo in cui il Sinodo viene condotto: da evento, è diventato un processo in cui è importante coinvolgere tutto il popolo di Dio che compone la Chiesa. 

Questa ampia partecipazione del Popolo di Dio, di cui anche i vescovi sono espressione, è in realtà solo il naturale sviluppo dell'ecclesiologia del Popolo di Dio del Concilio Vaticano II, un po' smorzata da un'ecclesiologia che intendeva la comunione nella Chiesa soprattutto come comunione gerarchica. Ma d'altra parte non bisogna dimenticare che il lungimirante San Paolo VI aveva già suggerito un'evoluzione della struttura al momento stesso della sua costituzione.

Durante i preparativi non sono mancate critiche e incomprensioni: come ha fatto a gestire tutto questo? 

-Con rispetto, serietà e carità. Papa Francesco ci ha chiesto di ascoltare tutti e noi lo abbiamo fatto. Abbiamo ascoltato chi partecipa attivamente alla vita della Chiesa, ma anche chi si è allontanato per vari motivi. Abbiamo anche ascoltato i silenzi di chi non si è sentito interpellato e di chi non ha voluto essere coinvolto nel processo sinodale. Credo che la gente oggi abbia bisogno di una Chiesa autentica, e come segreteria del Sinodo abbiamo cercato di essere autentici ascoltando le critiche, le incomprensioni e le paure dei singoli e dei gruppi. 

Tutti questi punti di vista devono essere presi sul serio. Sono fondamentali per il processo sinodale. Avrei paura se non ci fossero dibattiti e incomprensioni, perché questo non mostrerebbe il volto di una Chiesa viva. A livello comunicativo non ho mai chiuso la porta a un collega critico nei confronti del processo, perché credo nel dialogo. L'importante è che chi è scettico o critico nei confronti del processo mostri davvero la volontà di capire, di camminare insieme. Sono assolutamente convinto che, a prescindere dalle mie argomentazioni o dalle mie convinzioni, il vero protagonista di questo processo sia lo Spirito Santo. Sarà lui a permettere una progressiva conversione del cuore del mio interlocutore. 

Per me, questo dovrebbe essere l'atteggiamento di chi ha il compito di portare avanti la comunicazione della Chiesa dal punto di vista istituzionale: essere veri e autentici, fare e dare il meglio di sé per aiutare innanzitutto i colleghi giornalisti a fare meglio il loro lavoro.

Che aria tira dietro le quinte di una "macchina" che ha mobilitato e mobiliterà migliaia di persone, che di fatto rappresentavano il vero ascolto del popolo di Dio voluto da Papa Francesco?

-Molto entusiasmo, eccitazione, ma anche un po' di inquietudine. Credo che in molte persone della segreteria o delle commissioni che lavorano con noi si percepisca un grande entusiasmo accompagnato da un sentimento di gratitudine, perché siamo consapevoli di vivere qualcosa di speciale, di storico, nella vita della Chiesa.

Non solo la riflessione, ma anche la pratica della sinodalità all'interno della Chiesa sta diventando sempre più importante, così come la comprensione di questo Sinodo su questo tema, che è così difficile da afferrare per coloro che non conoscono l'ecclesiologia. È chiaro che le questioni organizzative occupano ormai gran parte del nostro tempo, ma non solo. 

Vogliamo fare del nostro meglio per offrire una buona accoglienza ai partecipanti, ai tanti gruppi diocesani e parrocchiali, alle associazioni e alle congregazioni religiose che ci chiedono come essere parte attiva dell'incontro del prossimo ottobre. Insomma, c'è un grande desiderio di mettere in pratica la sinodalità, di ascoltarsi, di lavorare e di prendere decisioni insieme per il bene della Chiesa. 

Vede qualche rischio? 

-Il rischio sarebbe quello di non far capire che il Sinodo non riguarda una questione specifica, ma la Chiesa come sinodo e i passi da compiere per vivere meglio la comunione e condividere la missione di annunciare Cristo e costruire il Regno di Dio attraverso la partecipazione di tutti. Il giudizio sull'evento dovrebbe dipendere da questo e non dalla risoluzione di una questione specifica.

Quali sono i passi più immediati da fare ora per l'Assemblea?

-In primo luogo, la pubblicazione del libro di Instrumentum LaborisCiò significa la consegna al popolo di Dio del documento che sarà utilizzato per la preparazione e la discussione dei partecipanti all'Assemblea. E poi la pubblicazione dell'elenco dei partecipanti, che creerà un legame tra il popolo di Dio e i vescovi chiamati a rappresentarlo.

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