L'iniziativa, organizzata dal Centro Studi di Diritto di Famiglia della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, si è svolta il 19 e 20 aprile sul tema "I fondamenti relazionali del diritto di famiglia". Un approccio interdisciplinare".
Più di duecento persone hanno partecipato, collegate in streaming da diversi Paesi, per ascoltare gli interventi di importanti personalità del mondo accademico e giuridico. I partecipanti hanno presentato una trentina di relazioni.
Il primo giorno, la professoressa Susy Zanardo, dell'Università Europea di Roma, ha parlato di antropologia delle relazioni familiari, offrendo una panoramica del mondo degli affetti (miti e modelli) dalle epoche storiche del passato ai giorni nostri.
Il corpo della parola
La proposta dell'accademico era quella di rilanciare "l'alleanza uomo-donna per la cura del mondo", basando questa prospettiva sulla Sacra Scrittura. La differenza sessuale non è semplicemente accidentale, perché non c'è rapporto con il mondo che non sia mediato dal corpo; ma il corpo non è mai solo organico", ha spiegato il filosofo morale, "è il centro dell'esperienza, la soglia tra il mondo visibile e quello invisibile, il senso di sé e la tensione strutturale verso l'altro". Per questo il corpo "è sempre un corpo-parola (logos): non è nulla senza la parola (logos), eppure è l'unico luogo in cui la parola si manifesta", ha espresso con una bella immagine.
Soggettività generativa
Dall'Università Cattolica del Sacro Cuore Corazzo di Milano, il professor Francesco Botturi è intervenuto sul tema della soggettività sociale della famiglia. Un titolo apparentemente contraddittorio, se non per spiegare come la soggettività umana sia in sostanza una "soggettività generativa" perché ha bisogno di "essere generata per giungere a se stessa", ma anche perché una volta "matura e riconciliata con se stessa" diventa capace di "generare a sua volta".
Ed è qui che si innesta la "centralità antropologica della famiglia", secondo il professore, "come espressione dell'identità relazionale generativa dell'uomo, nel cui amore prende forma la libertà dell'io-tu della coppia; la fedeltà del noi della relazione stabile; la generazione del terzo come lui/lei/lei".
L'uomo e la famiglia, immagine di Dio
La terza relazione è stata tenuta da Blanca Castilla de Cortázar, della sede di Madrid del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, che ha presentato l'aspetto teologico delle relazioni familiari, arrivando alla sintesi espressa nella Trinità - anche con l'aiuto dei Padri della Chiesa e del Magistero di San Giovanni Paolo II -, poiché i principali legami familiari (paternità, maternità, filiazione) sono tutti relazionali.
Tuttavia, ha sottolineato il professore, "è necessario fare un uso corretto dell'analogia, con le sue somiglianze e differenze, senza pretendere una simmetria esatta, né cercare di proiettare su Dio modelli di famiglia o di società umana". Dobbiamo piuttosto fare il contrario: "vedere come l'immagine di Dio si realizza nell'uomo e nella famiglia umana".
Realtà intrinsecamente legali
Il professor Carlos José Errázuriz, docente di Diritto canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce, ha parlato del "rapporto tra la famiglia e il diritto", partendo dalla premessa che la famiglia, e soprattutto il matrimonio, che ne è il fondamento, "sono realtà intrinsecamente giuridiche".
In questo senso, è necessario ripensare un'azione a lungo termine per "consolidare e promuovere" la vera identità familiare, attraverso "processi sociali di riconoscimento e promozione della famiglia fondata sul matrimonio", se non altro attingendo alle tante esperienze in cui "si percepisce e si vive questo vero senso di giustizia nelle relazioni familiari", al cui centro c'è la persona-uomo e la persona-donna dei coniugi in un rapporto di reciproco amore interpersonale.
Andare alle radici dell'essere un matrimonio e una famiglia
Il professor Héctor Franceschi, direttore del Centro di studi giuridici sulla famiglia e capo del comitato organizzatore della Conferenza, ha illustrato il diritto di famiglia nella Chiesa in relazione ad altri sistemi statali. Il relatore è partito dalla consapevolezza che, da tempo, "l'identità umana è stata relegata a un'opzione individualistica, addirittura mutevole nel tempo". È quindi necessario ripensare, "anche dal punto di vista della scienza giuridica", l'importanza della "complementarità uomo-donna", in particolare per quanto riguarda il matrimonio.
In particolare, vista la difficoltà di dialogo e la confusione che spesso si crea nei dibattiti su questi temi, Franceschi propone di riscoprire non tanto una visione del "matrimonio tradizionale" quanto di andare alle radici della "realtà dell'essere sposati e dell'essere famiglia". E così riscoprire "un linguaggio comune in ciò che è per natura comune tra gli esseri umani", comprese le relazioni familiari nei loro elementi essenziali.
La visione individualistica del sociale
Adriana Neri, avvocato di professione, ha incentrato il suo intervento sui problemi del diritto civile di famiglia, tra cui il fatto che, dopo molte riforme legislative - guardando all'Italia, ad esempio - si è arrivati a una diversa configurazione dell'istituto familiare, "incentrata maggiormente sull'importanza dei diritti degli individui" che lo compongono, rispetto a quanto accadeva in passato, quando la famiglia era concepita nella sua funzione propriamente sociale.
La soluzione a questa deriva, secondo il giurista, può venire dalla riscoperta dell'autentica visione sociale della famiglia che, pur adattandosi all'evoluzione dei tempi, "conserva la sua funzione", che si è sempre riferita al "perseguimento di interessi di portata generale" che sono appunto di interesse per uno Stato che si dichiara sociale.
Il patrimonio relazionale della famiglia
Il Convegno si è concluso con la relazione del sociologo Pierpaolo Donati dell'Università di Bologna, che ha parlato del genoma sociale della famiglia e dei suoi assetti relazionali, a partire dalla persona umana come "soggetto passivo della relazione".
In questo contesto, "la famiglia è un bene relazionale e produce beni relazionali", ha spiegato Donati, e da ciò deriva che "l'amore è saper generare il diverso, riconoscerlo, accoglierlo e offrirlo come dono, viverlo come dono".
Il ruolo assunto dalla famiglia stessa in una società globalizzata è ancora essenzialmente di "mediazione", soprattutto "per far fiorire le virtù personali e sociali". A questo non contribuisce certo la continua destrutturazione dell'istituto familiare "attraverso la moltiplicazione degli schemi giuridici", che da un lato lo privatizzano e dall'altro lo rendono pubblico. Infatti, "la mediazione familiare non è un rapporto né privato né pubblico, ma comunitario". Ed è questo che anche il diritto è chiamato a riscoprire, conclude Donati.