Nella prima udienza generale della Pasqua 2021, Papa Francesco riflette sul rapporto tra preghiera e comunione dei santi.
Francesco ha iniziato la catechesi affermando che non preghiamo mai da soli: "Oggi vorrei riflettere sul rapporto tra la preghiera e la comunione dei santi. Infatti, quando preghiamo, non preghiamo mai da soli: anche se non ci pensiamo, siamo immersi in un maestoso fiume di invocazioni che ci precede e continua dopo di noi.
La preghiera è diffusiva
"Nelle preghiere che troviamo nella Bibbia", dice il Papa, "e che spesso risuonano nella liturgia, vediamo l'impronta di storie antiche, di prodigiose liberazioni, di deportazioni e di tristi esili, di commoventi ritorni, di lodi versate davanti alle meraviglie del creato... E così queste voci si diffondono di generazione in generazione, in un rapporto continuo tra l'esperienza personale e quella del popolo e dell'umanità a cui apparteniamo". Nella preghiera di lode, soprattutto in quella che scaturisce dal cuore dei piccoli e degli umili, risuona qualcosa del cantico del Magnificat che Maria innalzò a Dio davanti alla sua parente Elisabetta; o dell'esclamazione del vecchio Simeone che, prendendo in braccio il Bambino Gesù, disse: "Ora, Signore, tu puoi, secondo la tua parola, lasciare che il tuo servo se ne vada in pace" (Lc 2,29)".
Ha ricordato che "le preghiere - quelle buone - sono "diffusive", si diffondono continuamente, con o senza messaggi sui "social network": dalle corsie degli ospedali, dai raduni festivi e persino dai momenti di sofferenza in silenzio... Il dolore di ciascuno è il dolore di tutti, e la felicità di uno si riversa nell'anima degli altri".
Pregare con i santi
"Le preghiere rinascono sempre: ogni volta che uniamo le mani e apriamo i nostri cuori a Dio, ci troviamo in compagnia di santi anonimi e santi riconosciuti che pregano con noi, e che intercedono per noi, come fratelli e sorelle maggiori che hanno vissuto la nostra stessa avventura umana". Nella Chiesa non c'è lutto che rimanga solo, non c'è lacrima che venga versata nell'oblio, perché tutto respira e partecipa a una grazia comune. Non è un caso che nelle chiese antiche le tombe si trovassero nel giardino intorno all'edificio sacro, come a dire che la moltitudine di coloro che ci hanno preceduto partecipa in qualche modo a ogni Eucaristia. Ci sono i nostri genitori e nonni, i nostri padrini e madrine, i catechisti e gli altri educatori...".
I santi ci rimandano a Gesù Cristo, aggiunge il Papa, "i santi sono ancora qui, non lontani da noi; e le loro rappresentazioni nelle chiese evocano quella "nuvola di testimoni" che sempre ci circonda (cfr. Hb 12, 1). Sono testimoni che non adoriamo - ovviamente - ma che veneriamo e che in mille modi diversi ci rimandano a Gesù Cristo, unico Signore e Mediatore tra Dio e gli uomini. Ci ricordano che anche nella nostra vita, per quanto debole e segnata dal peccato, può fiorire la santità. Non è mai troppo tardi per rivolgersi al Signore, che è buono e grande nell'amore (cfr. Il sale 102, 8)".
I nostri defunti vegliano su di noi dal cielo
"Il Catechismo spiega", continua Francesco, "che i santi "contemplano Dio, lo lodano e non cessano di prendersi cura di coloro che sono rimasti sulla terra". [La loro intercessione è il loro più alto servizio al piano di Dio. Possiamo e dobbiamo pregarli di intercedere per noi e per il mondo intero" (CEC, 2683). In Cristo esiste una misteriosa solidarietà tra coloro che sono passati all'altra vita e noi pellegrini in questa: i nostri cari defunti continuano a vegliare su di noi dal cielo. Loro pregano per noi e noi preghiamo con loro".
Il legame della preghiera si sperimenta già qui, dice il Papa, nella vita terrena: "Preghiamo gli uni per gli altri, chiediamo e offriamo preghiere... Il primo modo di pregare per qualcuno è parlare a Dio di lui o di lei. Se lo facciamo spesso, ogni giorno, il nostro cuore non si chiude, rimane aperto ai nostri fratelli e sorelle. Pregare per gli altri è il primo modo per amarli e ci spinge a una vicinanza concreta".
Chiedere aiuto ai santi
"Il primo modo per affrontare un momento di sconforto è chiedere ai nostri fratelli e sorelle, soprattutto ai santi, di pregare per noi. Il nome che ci è stato dato nel Battesimo non è un'etichetta o una decorazione! Di solito è il nome della Madonna, di un santo o di una santa, che non vuole altro che "darci una mano" per ottenere da Dio le grazie di cui abbiamo più bisogno. Se le prove della nostra vita non sono state troppo grandi, se siamo ancora capaci di perseverare, se nonostante tutto andiamo avanti con fiducia, forse dobbiamo tutto questo, più che ai nostri meriti, all'intercessione di tanti santi, alcuni in cielo, altri pellegrini come noi sulla terra, che ci hanno protetto e accompagnato".
Il Papa conclude la catechesi pregando il Signore: "Sia benedetto Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, insieme a questa immensa fioritura di santi che popolano la terra e che hanno fatto della loro vita una lode a Dio". Infatti, come diceva San Basilio, "il santo è per lo Spirito un luogo a sé stante, poiché si offre di abitare con Dio e viene chiamato suo tempio" (Liber de Spiritu Sancto26, 62: PG 32, 184A; cf. CEC, 2684)".