Il primo incontro è avvenuto con il Pontificio Istituto Liturgico affidato ai monaci benedettini dell'Ateneo di Sant'Anselmo a Roma, in occasione del 60° anniversario della sua fondazione da parte di San Giovanni XXIII (1961).
Nel suo discorso, il Papa ha fatto riferimento alla costituzione conciliare "Sacrosanctum Concilium", da cui ha tratto nuovi frutti, anche per la vita liturgica di oggi, che deve garantire una proficua partecipazione dei fedeli, una maggiore comunione ecclesiale e la promozione di una missione evangelizzatrice che coinvolga tutti i battezzati.
Nuova linfa per la vita liturgica
La formazione, in questo caso, dovrebbe aiutare a educare le persone "a entrare nello spirito della liturgia", essendone "impregnate", superando un certo "formalismo" che fa perdere di vista l'essenza della celebrazione.
"Non si tratta di riti, è il mistero di Cristo, che una volta per tutte ha rivelato e realizzato il sacro, il sacrificio e il sacerdozio", ha detto il Papa agli studenti dell'Università Anselmiana, invitandoli a svolgere "la missione" intorno a loro, andando "incontro agli altri, al mondo che ci circonda, alle gioie e ai bisogni di tanti che forse vivono senza conoscere il dono di Dio".
In questo modo si superano anche le divisioni e si genera una maggiore unità ecclesiale, perché non è necessario fare della liturgia "un campo di battaglia per questioni non essenziali". Non a caso il Concilio "ha voluto preparare in abbondanza la mensa della Parola di Dio e dell'Eucaristia, per rendere possibile la presenza di Dio in mezzo al suo popolo".
Nutrire le radici
Quest'anno ricorre anche l'85° anniversario della fondazione del Pontificio Collegio Pio Romeno, che accoglie gli studenti del seminario che si stanno formando presso le Università Pontificie di Roma. Incontrando la comunità, che ha sede lungo la passeggiata del Gianicolo, proprio sopra il Vaticano, ha invitato a nutrire le proprie radici, attraverso lo studio e la meditazione, pensando all'esempio dei martiri che hanno lasciato tracce profonde proprio a Roma.
"Cari amici, senza nutrire le radici, ogni tradizione religiosa perde la sua fecondità. Infatti, si verifica un processo pericoloso: con il passare del tempo, si diventa sempre più concentrati su se stessi, sulla propria appartenenza, perdendo il dinamismo delle origini", ha sottolineato Papa Francesco.
È invece importante partire da quella "prima ispirazione" e crescere con frutto, senza dimenticare il "buon terreno della fede" che si trova in chi ci ha preceduto. Oltre a non dimenticare il popolo da cui si proviene, il Pontefice ha invitato i futuri sacerdoti ad avere "l'odore delle pecore", toccando la carne di Cristo presente nei poveri, in coloro che soffrono, negli scartati e in tutti coloro in cui è presente Gesù stesso.
Un luogo di apertura e dialogo
In ambito civile, Papa Francesco ha incontrato studenti e professori dell'Università di Macerata in Italia, ricordando come l'università sia il "luogo dell'apertura della mente agli orizzonti della conoscenza", della vita, del mondo e della storia di ogni persona. Orizzonti, quelli del mondo in generale e quelli di ciascun individuo, che devono essere messi in dialogo - anche a livello multiculturale - per portare "una crescita di umanità" a tutta la società.
In breve, Papa Francesco prevede una "idea umana dell'università", che non ha nulla a che vedere con l'approccio illuminista del semplice "riempire la testa di cose". Piuttosto, la persona deve essere coinvolta con i suoi affetti, con il suo modo di sentire, pensare e agire, in uno sviluppo completamente armonico.
Realizzare orizzonti di pace
L'ultima udienza di questo blocco è stata concessa ai rettori di tutte le università del Lazio, sia statali che private. A loro il Papa ha ribadito che, in questo particolare momento storico caratterizzato da pandemie e guerre, alle Università è affidato un compito di grande responsabilità: "come vivere e superare la crisi, affinché non si trasformi in conflitto".
Nella sua visione, deve diventare realtà un orizzonte di pace, che si può costruire solo diffondendo senso critico, sano confronto e dialogo. Accanto a questo, dobbiamo ripensare i modelli economici, culturali e sociali "per recuperare il valore centrale della persona umana". Dobbiamo quindi essere consapevoli che l'università "non ha frontiere" o barriere, ma per questo dobbiamo avere "il coraggio dell'immaginazione e dell'investimento". Lo chiedono soprattutto i giovani, "che non si accontentano della mediocrità" e che devono essere educati al rispetto di se stessi, degli altri e di tutto il creato. Educazione, ricerca, dialogo e confronto con la società. Solo così è possibile avere comunità vive, trasparenti, accoglienti e responsabili "in un clima fecondo di cooperazione e scambio", che valorizzi tutti, lontano dalle ideologie.