Vaticano

Francesco incoraggia il perdono per superare la rabbia

Il Papa ha meditato questa mattina all'udienza generale sulla rabbia, e ha incoraggiato a cercare la riconciliazione con gli altri prima di sera, a "impegnarsi nel perdono, nell'arte del perdono", e a trasformare la rabbia, in caso di ingiustizia, in un santo zelo per il bene. Ha anche pregato per le vittime della guerra.

Francisco Otamendi-31 gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti
Papa Francesco

Papa Francesco guarda fuori dalla finestra durante l'Angelus del 28 gennaio (foto CNS / Vatican Media)

Nella sesta sessione del catechesi su "i vizi e le virtù", Papa Francesco ha meditato nell'Aula Paolo VI, in Pubblico di questo 31 gennaio, festa di San Giovanni BoscoIl rapporto, sulla rabbia, un vizio "visibile", "difficile da nascondere", "capace di togliere il sonno" e che "non si placa con il tempo".

La rabbia trasforma il nostro volto e mette in subbuglio il nostro corpo, e sviluppa in noi "la percezione negativa dell'altro", ha detto il Pontefice nel suo discorso. meditazionein cui ha offerto due ricette contro la rabbia.

In primo luogo, "non andare a dormire senza aver cercato la riconciliazione, per stroncare sul nascere questa spirale demoniaca". E in secondo luogo, "portare nella preghiera l'impegno a perdonare gli altri, come Dio fa con noi".

La santa indignazione di Gesù, lo zelo per il bene

Esiste anche "una santa collera", ha ricordato il Papa, "di cui ci parla anche il Vangelo, che nasce dal nostro essere. Non ci permette di rimanere indifferenti di fronte all'ingiustizia". Gli antichi sapevano bene che "c'è in noi una parte irascibile che non può e non deve essere negata (...). Non siamo responsabili della rabbia nel suo sorgere, ma sempre nel suo sviluppo, e a volte è bene che la rabbia venga sfogata in modo appropriato".

Se una persona non si arrabbia mai, se non si indigna di fronte all'ingiustizia, se non prova qualcosa che scuote il suo cuore di fronte all'oppressione dei deboli, allora non è umana, tanto meno cristiana, ha sottolineato Francesco. Esiste una santa indignazione, che non è rabbia. Gesù ha conosciuto la santa indignazione diverse volte nella sua vita, non ha mai risposto al male con il male, ma nel suo animo ha sperimentato questo sentimento e, nel caso dei mercanti nel tempio, ha compiuto un'azione forte e profetica, dettata non dalla rabbia ma dallo zelo per la casa del Signore.

Sta a noi, con l'aiuto dello Spirito Santo, trovare la giusta misura delle passioni, educarle bene, affinché si rivolgano al bene e non al male, ha sottolineato il Santo Padre.

"Chiediamo al Signore di essere consapevoli della nostra debolezza di fronte all'ira, in modo che quando sorge, possiamo incanalarla positivamente, in modo che non ci domini, ma che la trasformiamo in un santo zelo per il bene", ha detto ai pellegrini di lingua spagnola.

Alla base di guerre e violenze

Francesco ha incoraggiato nel Pubblico praticare l'arte del perdono. Ciò che contrasta la rabbia è la benevolenza, la gentilezza, la pazienza. La rabbia è un vizio terribile che è alla base delle guerre e della violenza.

In questo senso, il Papa ha ricordato che domani l'Italia celebra la Giornata nazionale per le vittime civili di guerra. Alla memoria dei caduti nelle due guerre mondiali, ha aggiunto "le tante, troppe, vittime inermi delle guerre che purtroppo ancora insanguinano il nostro pianeta, come quella in Medio Oriente e in Ucraina. Che il loro grido di dolore raggiunga i cuori dei leader delle nazioni e faccia nascere progetti di pace".

I racconti delle guerre di questi giorni denotano "tanta crudeltà", ha lamentato Francesco. "La pace è dolce, non è crudele.

Sacerdoti dell'Università della Santa Croce, festa di San Giovanni Bosco

Prima di impartire la benedizione, il Papa ha salutato in italiano gli oltre seimila fedeli presenti in Aula, e ha fatto una menzione speciale per i sacerdoti che stanno partecipando a un corso di formazione promosso dall'Istituto per la formazione professionale. Pontificia Università della Santa CroceI pellegrini della parrocchia del Divino Cristo Lavoratore di Ancona, gli alunni di varie scuole e le bande musicali.

Come sempre, i suoi pensieri sono stati rivolti ai giovani, nel ricordo di San Giovanni BoscoLo citava quando si rivolgeva ai pellegrini di diverse lingue, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli.

L'autoreFrancisco Otamendi

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