Cultura

El Greco inaugura la preparazione del Giubileo 2025 a Roma

Mercoledì 6 settembre 2023 sarà inaugurata la mostra "I cieli aperti. El Greco a Roma", con tre capolavori di El Greco.

Loreto Rios-7 settembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

"Cristo abrazado a la Cruz", da El Bonillo, una delle opere in mostra ©Luis Enrique Martínez Galera

La mostra di El Greco (Candia, 1541 - Toledo, 1614) è ospitata nella Chiesa di Sant'Agnese in Agone a Roma e comprende tre capolavori dell'artista: "La Sacra Famiglia con Sant'Anna" (1590-1596), "Il Battesimo di Cristo" (1596-1600) e "Cristo che abbraccia la croce" (1590-1596). Questi dipinti, che appartengono a collezioni private, sono stati portati fuori dalla Spagna per la prima volta in questa occasione.

La cerimonia di apertura è stata presieduta da monsignor Rino Fisichella, proprefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione. La mostra, che fa parte del programma "Il Giubileo è cultura", una preparazione al Giubileo. Giubileo 2025 con numerose attività e proposte culturali, sarà aperta fino al 5 ottobre 2023 e potrà essere visitata tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00.

Il catalogo della mostra elogia l'artista di origine greca, sottolineando che "la pittura di El Greco è estremamente evocativa: ci sono scorci di paesaggio nei suoi quadri che potrebbero essere ritagliati e presentati con la firma di Paul Cézanne; altri evocano Claude Monet; alcune costruzioni nei suoi quadri e certe deformazioni anatomiche delle sue figure fanno pensare a Matthias Grünewald, o rimandano alle considerazioni degli espressionisti, per esempio Franz Marc, che vedevano in questo artista un modello. Inoltre, sono evidenti le tracce lasciate su El Greco dai dipinti di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Bassano e Correggio.

"La Sacra Famiglia con Sant'Anna" (1590-1596)

Il dipinto "La Sacra Famiglia con Sant'Anna" fu donato all'Ospedale San Juan Bautista di Toledo intorno al 1631. Questo tema era già stato trattato da El Greco in altri dipinti, tra cui una versione con Sant'Anna e San Giovanni Battista da bambino. Tuttavia, la versione dell'Ospedale è considerata la "più luminosa ed elegante".

"Le analisi diagnostiche sul quadro hanno rivelato che sotto il volto della Vergine sta un disegno accurato, con le tracce di una paziente ricerca della bellezza ideale; (...) in quel volto è evidente la tensione di El Greco verso un'armonia perfetta, che doveva rendere visibile come la persona di Maria di Nazaret sia l'effetto dell'opera di salvezza compiuta da Dio, il primo miracolo di Cristo, l'esempio concreto di come l'essere umano diventi un capolavoro di bellezza spirituale profonda se congiunge pienamente la sua vita a quella del Figlio di Dio incarnato", spiega il catalogo della mostra.

In quest'opera, San Giuseppe accarezza il piede del Bambino Gesù in un gesto che esprime "tenerezza ma sottolinea anche l'esperienza dell'Incarnazione: il figlio generato dalla sua sposa vergine, che egli sapeva di non aver contribuito a generare, non è l'apparizione inconsistente di un essere celestiale, ma un vero essere umano, dotato di carne sensibile come la nostra".

"Il battesimo di Cristo" (1596-1600)

Il dipinto del "Battesimo di Cristo" proviene dall'altare principale della cappella dell'Hospital de Tavera di Toledo.

Le vesti di Cristo sono nelle mani degli angeli. Una di esse è rossa, come una delle vesti principali degli imperatori romani. L'altra veste è blu, a simboleggiare la natura divina di Gesù.

Il fatto che Cristo si tolga le vesti per entrare nell'acqua ha anche un valore simbolico: "Anzitutto, essa esprime l'umile spogliazione di Cristo, che rinunciò ad ogni splendore per venirci incontro da amico e per discendere nella nostra debolezza e nella nostra morte da cui risollevarci". Anticipa anche il momento in cui Gesù viene spogliato delle sue vesti ai piedi della Croce. "L'immersione nelle acque dove i peccatori cercavano la purezza che scaturisce dall'intervento misericordioso di Dio trova compimento nell'immersione di Cristo nella sua passione e morte, opera suprema della divina misericordia che offre a tutti la possibilità della vera purificazione", indica il catalogo.

"Cristo che abbraccia la croce" (1590-1596)

Il dipinto "Cristo che abbraccia la croce" si trovava nella chiesa di Santa Catalina a El Bonillo (Albacete). Fu identificato come opera di El Greco nel 1928, quando lo scultore Ignacio Pinazo e il giornalista Abraham Ruiz stavano selezionando i dipinti per l'Esposizione Iberoamericana di Siviglia del 1929. Poco dopo, esperti del Museo del Prado, tra cui Ángel Vegue e Goldoni, confermarono la paternità di El Greco. Alfonso Emilio Pérez Sánchez, direttore del Museo del Prado dal 1983 al 1991, ha datato l'opera tra il 1590 e il 1596, considerato il periodo più brillante del pittore.

La firma dell'artista appare due volte sul dipinto, in latino e in greco. Ciò induce i critici a ritenere che si tratti del prototipo originale utilizzato da El Greco per le repliche successive.

Non si sa come quest'opera abbia potuto raggiungere El Bonillo, l'unico villaggio di Albacete ad avere un'opera di El Greco. Si sa però che all'epoca la parrocchia di Santa Catalina era una delle più ricche dell'arcidiocesi di Toledo e che il suo parroco tra il 1595 e il 1631, don Pedro López de Segura, era un grande appassionato d'arte (nel suo testamento e nel suo inventario compaiono 218 dipinti). Si sa anche che conosceva personalmente El Greco e che aveva stretto amicizia con lui. Don Pedro partecipava anche alle serate letterarie del Palazzo Buenavista, che El Greco frequentava. Lì incontrò anche Miguel de Cervantes. Tra i dipinti elencati nell'inventario del testamento del parroco di Santa Catalina ce n'era uno descritto come "Cristo che porta la croce".

Anche se non si sa con certezza, è possibile che si tratti del "Cristo che abbraccia la croce" di El Greco, attualmente esposto a Roma.

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