Appena un anno fa Papa Francesco aveva ricevuto in udienza in Vaticano le comunità accademiche delle 22 (allora) istituzioni che conformano a Roma il variegato e antico panorama delle Università e Istituzioni pontificie, e aveva chiesto loro di “fare coro”, con un riferimento molto concreto alla necessità di “aprirsi a sviluppi coraggiosi e, se necessario, anche inediti”.
Il pensiero del Pontefice era rivolto al fatto che a fronte della “generosità e lungimiranza di molti ordini religiosi” che nei secoli hanno dato vita nella Città Eterna a tanti centri di formazione specializzati nelle materie ecclesiastiche, per come è cambiato oggi il mondo e la società si rischia di “disperdere energie preziose” se si continua ad avere una “molteplicità di poli di studio”. Un campanello d’allarme è dato ad esempio dal calo del numero degli studenti che frequentano le Università Pontificie in maniera sensibilmente ridotta rispetto ad almeno quindici anni fa.
Intelligenza, prudenza e audacia
La parola d’ordine del discorso del Papa era dunque quella di “ottimizzare”, accorpare centri di studi derivanti ad esempio dallo stesso carisma, in modo da continuare a “favorire la trasmissione della gioia evangelica dello studio, dell’insegnamento e della ricerca”, piuttosto che rallentarla e affaticarla. Soluzioni dunque per salvaguardare “un’eredità ricchissima” e promuovere “vita nuova”, da cercare “con intelligenza, prudenza e audacia, tendendo sempre presente che la realtà è più importante dell’idea”.
Accorpamento
In linea con questa visione realistica del Pontefice, è di questi giorni la notizia dell’accorpamento del Pontificio Istituto Biblico e del Pontificio Istituto Orientale alla Pontificia Università Gregoriana, tre istituzioni nate in epoche diverse ma tutte accomunate dal fatto di essere state affidate alla Compagnia di Gesù sin dalla loro nascita.
Il 15 marzo scorso è stato annunciato, infatti, il decreto che stabilisce la nuova configurazione del più antico ateneo pontificio, sorto nel 1551 per volontà di Sant’Ignazio di Loyola, con l’approvazione dei nuovi Stati Generali che entreranno in vigore il 19 maggio 2024, giorno di Pentecoste.
Un cammino iniziato nel 2019
Si è trattato in ogni caso di un cammino iniziato nel 2019, quando lo stesso Papa Francesco, con proprio chirografo, aveva ordinato l’incorporazione dei due Istituti all’Università, pur conservando le proprie denominazioni e le proprie missioni. Il Pontificio Istituto Biblico venne fondato nel 1909 come centro di alti studi sulla Sacra Scrittura, mentre il Pontificio Istituto Orientale, fondato nel 1917, si occupa degli studi superiori delle scienze ecclesiastiche e del diritto canonico delle Chiese orientali.
Svolgere meglio la missione
I nuovi Statuti – ratificati e approvati dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione l’11 febbraio 2024 – prevedono che le tre Istituzioni facciano parte ora “della stessa persona giuridica, come unità accademiche” dell’Università Gregoriana. Già nel chirografo del 2019 il Pontefice spiegava la necessità che i due Istituti – vincolati a una istituzione più grande e meglio organizzata - potessero svolgere meglio le loro missioni specifiche nel contesto attuale.
Per quanto riguarda il Pontificio Istituto Orientale, il Papa ha anche indicato che il Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali assuma la funzione di Patrono per l’Istituto.
Con questa nuova configurazione, la Pontificia Università Gregoriana sarà governata da un unico Rettore, coadiuvato da un Consiglio di cui fanno parte ora anche i Presidenti dei due Pontifici Istituti incorporati.
Future riorganizzazioni
Un simile processo di riorganizzazione sta interessando anche altre Istituzioni vincolate direttamente alla Santa Sede, come la Pontificia Università Urbaniana e la Pontificia Università Lateranense. Il progetto è quello di unificare in un unico centro di studi le specializzazioni finora offerte separatamente dai due secolari atenei, sorti rispettivamente nel 1622 e nel 1773.