"È molto importante che la diocesi di Roma si impegni con convinzione in questo percorso. Sarebbe un peccato se la diocesi del Papa non si impegnasse in tal senso, no? Una vergogna per il Papa e anche per voi". A poche settimane dall'inizio del cammino sinodale che coinvolgerà tutta la Chiesa nei prossimi due anni, e che inizierà con una consultazione in tutte le diocesi, Papa Francesco ha "radunato" i fedeli della sua Chiesa particolare per offrire alcune indicazioni di fondo - e anche profonde - che dovranno caratterizzare questo cammino. Indicazioni che inevitabilmente, proprio perché è Papa e Vescovo di Roma, dà a tutte le diocesi del mondo.
La chiave è ascoltare
La parola chiave - dopo "camminare insieme" - è senza dubbio "ascoltare", perché ognuno è e deve essere protagonista. È necessario lasciarsi muovere da una "inquietudine interiore" che permetta la docilità allo Spirito Santo, il protagonista per eccellenza. Il Papa indica gli Atti degli Apostoli come il vademecum di questo percorso, da cui trarre esempi emblematici, mostrando che "la Parola di Dio cammina con noi", ma anche che quando ci sono problemi, questi vengono discussi e dibattuti insieme, in modo sinodale.
Non dobbiamo infatti avere paura di "visioni e aspettative diverse", come è successo anche ai primi cristiani o al primo Concilio, ma fare in modo di alimentare "visioni profonde, visioni ampie, visioni lunghe". Perché "Dio vede lontano, Dio non ha fretta", e la rigidità è un peccato "contro la pazienza di Dio" e la sua sovranità, ha ammonito Papa Francesco.
Il sensus fidei
La fase diocesana del processo sinodale è quindi molto importante, perché ascolta il "sensus fidei infallibile in credendo". Ci saranno indubbiamente delle resistenze, soprattutto da parte di chi immagina una Chiesa "rigidamente divisa tra leader e subordinati, tra chi insegna e chi deve imparare", ma "a Dio piace rovesciare le posizioni". Questo percorso, quindi, più che dalla verticalità, deve essere contraddistinto dall'orizzontalità: "la Chiesa sinodale ripristina l'orizzonte da cui sorge il sole di Cristo".
Ascoltare il "sensus fidei" significa anche, per Papa Francesco, raggiungere gli emarginati, i poveri, i disperati "scelti come sacramento di Cristo". Significa chiamarli, passare del tempo con loro, "ascoltare non quello che dicono ma quello che sentono", eventualmente ricevere insulti... Questo perché "il Sinodo è all'altezza del compito, comprende tutti". E perché, includendo i miserabili, gli scartati, impariamo anche a "farci carico delle nostre miserie".
Aprire porte e finestre
Naturalmente questo vale anche per le parrocchie, che sono invitate a lasciare porte e finestre aperte, senza tener conto solo di chi frequenta o la pensa come noi - "che saranno i 3,4 o i 5%, non di più" -; al contrario, dobbiamo lasciarci interpellare da chi è lontano, lasciarci travolgere dal dialogo, senza paura, con piena fiducia nello Spirito che guida: "non siate delusi, siate pronti alle sorprese", ha ribadito il Santo Padre.
"Sono venuto qui per incoraggiarvi a prendere sul serio questo processo sinodale", ha concluso, perché "lo Spirito Santo ha bisogno di noi". Ascoltatelo ascoltando voi stessi. Non lasciare nessuno fuori o indietro. Questo sarà l'atteggiamento giusto che "farà bene alla Diocesi di Roma e a tutta la Chiesa". Una Chiesa che in questo tempo di pandemia diventa "sacramento di cura" per il mondo intero.