Vaticano

Si conclude la prima sessione dell'Assemblea sinodale. "Una gioia che si può toccare".

Con il canto del Te Deum e la presentazione del documento finale, si è conclusa sabato 28 ottobre la prima sessione della XVI Assemblea del Sinodo sulla sinodalità. All'Assemblea hanno partecipato 464 rappresentanti da cinque continenti, 365 con diritto di voto.

Maria José Atienza-29 ottobre 2023-Tempo di lettura: 9 minuti
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Foto: Ultima sessione della prima Assemblea sinodale

Sabato 28 ottobre 2023 si è conclusa la prima sessione dell'Assemblea del Sinodo dei Vescovi "Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione".

Lo stesso giorno, a conclusione della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, è stato pubblicato il Rapporto di sintesi, intitolato "Una Chiesa sinodale in missionenella prima parte parla di Il volto della Chiesa sinodaleLa seconda parte afferma Tutti i discepoli, tutti i missionarimentre la terza parte invita Tessere relazioni, costruire comunità.

La realtà è che, nonostante gli "scontri" e le opinioni apparentemente inconciliabili con cui è iniziato il sinodo, il documento approvato è passato quasi senza problemi, superando i due terzi dei voti. Questo materiale sarà ora trasmesso alle Chiese locali per ulteriori studi, ma anche a teologi e studiosi.

Una nuova tappa in cui, come indica il documento finale, "le Conferenze episcopali e le Strutture gerarchiche delle Chiese cattoliche orientali, facendo da tramite tra le Chiese locali e la Segreteria generale del Sinodo, avranno un ruolo importante nello sviluppo della riflessione. Sulla base delle convergenze raggiunte, sono chiamate a focalizzare le questioni e le proposte più rilevanti e urgenti, incoraggiandone l'approfondimento teologico e pastorale e indicandone le implicazioni canoniche".

Il Sinodo, nelle parole del Segretario generale, il cardinale Mario Grech, "è un'esperienza che non finisce oggi ma continuerà", perché è una Chiesa che "cerca spazi per tutti, perché nessuno si senta escluso". Ha inoltre assicurato che oggi, a conclusione dell'incontro, i partecipanti "hanno provato una grande gioia che si poteva toccare con mano".

Il documento finale

La Relazione di sintesi al termine della XVI Assemblea generale del Sinodo sulla sinodalità, diffusa a conclusione dell'Assemblea, raccoglie "i principali elementi emersi dal dialogo, dalla preghiera e dal confronto che hanno caratterizzato queste giornate". È la fine di una fase e l'inizio di un'altra che si concluderà l'anno prossimo: "Questa Sessione apre la fase in cui tutta la Chiesa riceve i frutti di questa consultazione per discernere, nella preghiera e nel dialogo, i percorsi che lo Spirito ci chiede di seguire. Questa fase durerà fino all'ottobre 2024, quando la Seconda Sessione dell'Assemblea concluderà i suoi lavori, offrendoli al Santo Padre".

Struttura del testo

Il testo è strutturato in tre parti. La prima, "Il volto della Chiesa sinodale", presenta "i principi teologici che illuminano e sono alla base della sinodalità". La seconda parte, intitolata "Tutti discepoli, tutti missionari", tratta di tutti coloro che sono coinvolti nella vita e nella missione della Chiesa.

le loro relazioni. La terza parte è intitolata "Tessere legami, costruire comunità". Qui la sinodalità appare soprattutto come un insieme di processi e una rete di organismi che permettono lo scambio tra le Chiese e il dialogo con il mondo.

Punti chiave

"In ognuna delle tre parti, ogni capitolo raccoglie le convergenze, i temi da affrontare e le proposte emerse dal dialogo. Le convergenze individuano i punti fermi verso cui la riflessione può guardare: sono come una mappa che ci permette di orientarci lungo il cammino e di non perderci. I temi da affrontare raccolgono i punti su cui abbiamo riconosciuto la necessità di un approfondimento teologico, pastorale e canonico: sono come dei bivi su cui è necessario fermarsi per capire meglio la direzione da prendere. Le proposte, invece, indicano possibili strade da percorrere: alcune sono suggerite, altre sono raccomandate, altre ancora sono richieste con maggiore forza e determinazione".

Il documento contiene spunti interessanti, anche perché una delle principali priorità è volta ad "ampliare il numero di persone coinvolte nei percorsi sinodali", il che evidenzia il progressivo calo di partecipazione, e persino di interesse, per questo sinodo.

Il documento non nasconde nemmeno l'incomprensione o addirittura il timore che la presentazione e alcuni aspetti dello sviluppo del cammino sinodale possono aver suscitato in molti fedeli: "Sappiamo che "sinodalità" è un termine poco familiare a molti membri del Popolo di Dio, che provoca confusione e preoccupazione in alcuni. Tra i timori c'è quello di cambiare la dottrina della Chiesa, allontanandosi dalla fede apostolica dei nostri padri e tradendo le aspettative di chi ancora oggi ha fame e sete di Dio. Tuttavia, siamo convinti che la sinodalità sia un'espressione del dinamismo della Tradizione vivente".

Il documento sottolinea la necessità di "chiarire il rapporto tra l'ascolto della Parola di Dio attestata nella Scrittura, l'accoglienza della Tradizione e del Magistero della Chiesa e la lettura profetica dei segni dei tempi". Accanto a ciò, si auspica un rinnovamento della vita, dei linguaggi e, per molti aspetti, delle dinamiche pastorali delle comunità; ne è un esempio l'affermazione che "è importante continuare la ricerca di come la logica catecumenale possa illuminare altri percorsi pastorali, come quello della preparazione al matrimonio, o dell'accompagnamento nelle scelte di impegno professionale e sociale, o ancora della formazione al ministero ordinato, in cui deve essere coinvolta tutta la comunità ecclesiale".

Di particolare interesse, anche se non sviluppato in questo documento, è il riferimento alle "altre espressioni della preghiera liturgica, così come le pratiche della pietà popolare, in cui si riflette il genio delle culture locali, sono elementi di grande importanza per favorire la partecipazione di tutti i fedeli, introducendoli gradualmente nel mistero cristiano e avvicinando all'incontro con il Signore coloro che hanno meno familiarità con la Chiesa. Tra le forme di pietà popolare, la devozione mariana si distingue soprattutto per la sua capacità di sostenere e alimentare la fede di molti".

I poveri al centro

"L'opzione preferenziale per i poveri è implicita nella fede cristologica", sottolinea il documento. Una povertà che non ha un solo volto, ma molti volti: migranti e rifugiati; popoli indigeni, coloro che subiscono violenze e abusi, in particolare le donne, le persone con dipendenze, le vittime del razzismo, dello sfruttamento e della tratta, i bambini nel grembo materno e le loro madri. Di fronte a loro, il Sinodo sottolinea che "l'impegno della Chiesa deve raggiungere le cause della povertà e dell'esclusione" e chiede di "impegnarsi a partecipare attivamente alla costruzione del bene comune e alla difesa della dignità della vita, ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa e agendo in modi diversi".

Nel contesto in cui si è svolta l'Assemblea, segnato da conflitti come quelli in Sudan, Ucraina, Terra Santa e Armenia, "la Chiesa insegna la necessità e incoraggia la pratica del dialogo interreligioso come parte della costruzione della comunione tra tutti i popoli".

Le Chiese orientali

La situazione attuale delle Chiese cattoliche orientali, i loro problemi e il loro rapporto con le Chiese di altri riti, soprattutto latini, è stato uno dei temi su cui hanno lavorato in questa Assemblea. Tra questi, "l'importante migrazione di fedeli dall'Oriente cattolico verso territori a maggioranza latina solleva importanti questioni pastorali. Se l'attuale flusso continua o aumenta, potrebbero esserci più membri delle Chiese cattoliche orientali nella diaspora che nei territori canonici. Per varie ragioni, l'istituzione di gerarchie orientali nei Paesi di immigrazione non è sufficiente a risolvere il problema, ma è necessario che le Chiese locali di rito latino, in nome della sinodalità, aiutino i fedeli orientali emigrati a conservare la loro identità e a coltivare il loro patrimonio specifico, senza subire processi di assimilazione".

Il documento riporta anche la "richiesta di istituire presso il Santo Padre un Consiglio dei Patriarchi e degli Arcivescovi maggiori delle Chiese cattoliche orientali".

Laici e famiglia, prima Chiesa

Il documento contiene anche un appello alla missione di ogni battezzato nella Chiesa e, in particolare, al ruolo della famiglia come "spina dorsale di ogni comunità cristiana". I primi missionari sono i genitori, i nonni e tutti coloro che vivono e condividono la loro fede in famiglia. La famiglia, in quanto comunità di vita e di amore, è un luogo privilegiato di educazione alla fede e alla pratica cristiana, che richiede un particolare accompagnamento all'interno delle comunità".

Il ruolo principale dei laici nella missione della Chiesa sembra essere, almeno in teoria, perfettamente chiaro: "I fedeli laici sono sempre più presenti e attivi anche nel servizio all'interno delle comunità cristiane" sottolinea il documento che allude al fatto che "i carismi dei laici, nella loro varietà, sono doni dello Spirito Santo alla Chiesa che devono essere manifestati, riconosciuti e pienamente apprezzati".

Chiesa ministeriale

Tra queste conclusioni emerge anche la percezione della "necessità di una maggiore creatività nell'istituire ministeri basati sui bisogni delle chiese locali", senza nascondere gli equivoci che la "chiesa ministeriale" può causare. In questo senso si inquadra la riflessione sul ruolo della donna nella Chiesa. Le stesse donne presenti all'Assemblea hanno sottolineato il desiderio di "evitare di ripetere l'errore di parlare delle donne come una questione o un problema". In questo ambito, le discussioni sull'ordinazione femminile sono state ancora una volta sul tavolo senza conclusioni: il documento chiede un ulteriore approfondimento teologico e pastorale della questione per evitare di cadere in "un'espressione di una pericolosa confusione antropologica".

Carisma e gerarchia

"La dimensione carismatica della Chiesa si manifesta in modo particolare nella vita consacrata, con la ricchezza e la varietà delle sue forme". Il documento sottolinea che valorizza la "conversazione nello Spirito o forme analoghe di discernimento nella realizzazione dei capitoli provinciali e generali, per rinnovare le strutture, ripensare gli stili di vita, attivare nuove forme di servizio e di vicinanza ai più poveri", ma allude alla persistenza di stili autoritari che minano il dialogo fraterno.

Si fa riferimento anche alle "associazioni laicali, ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità che sono un segno prezioso della maturazione della corresponsabilità di tutti i battezzati". Il documento mette al centro il lavoro di "vita consacrata, associazioni laicali, movimenti ecclesiali e nuove comunità" al servizio delle Chiese locali.

Clericalismo e celibato

Uno dei temi principali, non solo del sinodo, ma anche del pontificato di Francesco, è stata la sua continua allusione al clericalismo nella Chiesa. A questo proposito, si legge nel documento, "un ostacolo al ministero e alla missione è il clericalismo. Esso nasce da un'incomprensione della vocazione divina, che porta a concepirla più come un privilegio che come un servizio, e si manifesta in uno stile di potere mondano che rifiuta di rendere conto".

D'altra parte, anche se l'eliminazione del celibato sembrava essere uno dei temi principali di questa Assemblea, il documento evidenzia le "diverse valutazioni del celibato dei sacerdoti. Tutti ne apprezzano il valore profetico e la testimonianza di conformità a Cristo; alcuni si chiedono se la sua adeguatezza teologica per il ministero sacerdotale debba necessariamente tradursi in un obbligo disciplinare nella Chiesa latina, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile". Un tema che continuerà, come da decenni, a far parte della riflessione della Chiesa.

Inoltre, in un esercizio di trasparenza, i membri del Sinodo chiedono "alle Chiese locali di identificare processi e strutture per una verifica regolare dei modi in cui i sacerdoti e i diaconi con ruoli di responsabilità esercitano il ministero. Le istituzioni esistenti, come gli organismi di partecipazione o le visite pastorali, possono essere il punto di partenza per questo lavoro, garantendo il coinvolgimento della comunità".

I vescovi e la sinodalità della Chiesa

Il lavoro dei successori degli apostoli è stato un altro punto di discussione in questa Assemblea, sia dal punto di vista della sua configurazione che nello sviluppo delle conversazioni. Il documento finale fa riferimento al ruolo del vescovo come "primo responsabile dell'annuncio del Vangelo e della liturgia". Il vescovo, sottolinea la sintesi, "è chiamato a essere un esempio di sinodalità". Non dimenticano che "molti vescovi lamentano un sovraccarico di impegni amministrativi e giuridici, che rende difficile svolgere appieno la loro missione". Anche il vescovo deve fare i conti con la propria fragilità e i propri limiti e non sempre trova sostegno umano e spirituale". Su questo punto, il documento propone l'attivazione di "strutture e processi di verifica periodica dell'operato del vescovo, rendendo obbligatorio il Consiglio episcopale" e aggiungendo alle liste ristrette dei potenziali vescovi il parere "del Nunzio apostolico con la partecipazione della Conferenza episcopale". È inoltre necessario ampliare la consultazione del Popolo di Dio, ascoltando un maggior numero di laici e consacrati e facendo attenzione a evitare pressioni inopportune".

L'ultima parte del documento si concentra sull'instaurazione di una vera cultura della sinodalità nella Chiesa: "Dobbiamo superare la mentalità di delega che si riscontra in molti ambiti della pastorale. Una formazione sinodale mira a rendere il popolo di Dio capace di vivere pienamente la propria vocazione battesimale, in famiglia, sul posto di lavoro, nella sfera ecclesiale, sociale e intellettuale, e a permettere a tutti di partecipare attivamente alla missione della Chiesa secondo i propri carismi e la propria vocazione".

Una parte finale invita ad adottare il compito dell'ascolto in tutti i processi della vita ecclesiale. "La Chiesa ha incontrato molte persone e gruppi che chiedono di essere ascoltati e accompagnati", si legge nel documento, che mette in evidenza i giovani, le voci delle vittime e dei sopravvissuti ad abusi sessuali, spirituali, economici, istituzionali, di potere e di coscienza da parte di membri del clero o di persone che si sentono emarginate o escluse dalla Chiesa a causa del loro stato civile, della loro identità e sessualità.

Chiede inoltre la creazione "strutturale" di una Chiesa sinodale, tenendo conto della "configurazione canonica delle assemblee continentali che, pur rispettando le peculiarità di ogni continente, tenga in debito conto la partecipazione delle Conferenze episcopali e delle Chiese, con i propri delegati che rendono presente la varietà del popolo fedele di Dio".

Il documento riflette, alla fine, su ciò che questo processo ha significato finora come "opportunità di sperimentare una nuova cultura della sinodalità, capace di orientare la vita e la missione della Chiesa". Tuttavia, ricorda che non basta creare strutture di corresponsabilità se manca la conversione personale a una sinodalità missionaria".

La nuova configurazione dell'assemblea sinodale trova spazio anche in questo documento che sottolinea la continua presenza di persone diverse dai vescovi "come membri a pieno titolo nel carattere episcopale dell'Assemblea". Alcuni vedono il rischio che il compito specifico dei vescovi non venga compreso correttamente. Sarà inoltre chiarito in base a quali criteri i membri non vescovi potranno essere chiamati in Assemblea".

Il documento, che ora torna alle Chiese particolari, è la base per la prossima fase del sinodo che culminerà nell'assemblea di Roma dell'ottobre 2024.

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