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Sfollati interni. Verbi per renderli protagonisti del loro salvataggio.

La Chiesa è preoccupata per la situazione degli sfollati interni (IDP) e ha pubblicato una Linee guida pastorali. Il Papa dedica loro il Messaggio per la Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati.

Giovanni Tridente-16 giugno 2020-Tempo di lettura: 3 minuti
Una donna irachena sfollata riceve cure mediche in un campo di Dahuk, in Iraq.

C'è una categoria sociale che viene generalmente dimenticata dai media e dalla società in generale, e che per questo soffre di una vulnerabilità ancora maggiore: i cosiddetti "vulnerabili". Sfollati interniGli ultimi dati disponibili indicano che sono quasi 51 milioni in tutto il mondo.

Tecnicamente, si tratta di individui o gruppi "che sono stati costretti o obbligati a fuggire o a lasciare il proprio domicilio o luogo di residenza abituale".di solito a causa di conflitti armati, disastri naturali, allontanamento dai loro territori da parte di gruppi armati o imprese multinazionali (miniere, agricoltura intensiva, ecc.) o in generale a causa di violazioni dei diritti umani, "che non hanno attraversato un confine di Stato riconosciuto a livello internazionale"..

La loro situazione sta lentamente ricevendo l'attenzione della comunità internazionale, in particolare per promuovere la loro partecipazione al processo decisionale che li riguarda, adottando una legislazione di protezione o adottando misure per affrontare lo sfollamento prolungato.

La Chiesa ha recepito le preoccupazioni di questo popolo di invisibili, costretti alla povertà, e qualche settimana fa ha lanciato delle linee guida pastorali specifiche per affrontare il fenomeno. Le linee guida sono state prodotte dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio Integrale dello Sviluppo Umano, affidato al Cardinale Michael Czerny, S.J.

In particolare, il Orientamenti pastorali sono pensati per le diocesi, le parrocchie e le congregazioni religiose cattoliche, le scuole e le università, le organizzazioni cattoliche e altre organizzazioni della società civile, e sono organizzati secondo i quattro verbi di Papa Francesco per i migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare, con una sezione dedicata anche alla cooperazione e al lavoro di squadra.

La sollecitudine materna della Chiesa si manifesta anche nel Messaggio di Papa Francesco per la prossima 106ª Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati del 27 settembre, anticipata il 13 maggio, festa della Beata Vergine Maria di Fatima. Il tema scelto offre una similitudine tra gli sfollati interni e l'esperienza che Gesù ha dovuto vivere quando è fuggito in Egitto con i suoi genitori: una "La tragica condizione degli sfollati e dei rifugiati", scrive Papa Francesco, ricordando un riferimento che il suo predecessore, Pio XII, aveva già indicato nella Costituzione Apostolica Famiglia Exsul del 1952. Se le Linee guida utilizzano i famosi quattro verbi lanciati dal Papa già nel 2017, l'attuale Messaggio li espande ad altre sei coppie per una riflessione più profonda sul fenomeno e allo stesso tempo per azioni molto concrete.

Innanzitutto, scrive Papa Francesco, dobbiamo "conoscere per capire".In questo modo si evita di cadere nella trappola delle statistiche fredde, perché i migranti e gli sfollati "Non sono numeri, sono persone! e "Se li troviamo, possiamo incontrarli". (precarietà, sofferenza). Allo stesso tempo, "è necessario diventare un vicino per servire"soprattutto per non cadere nei pregiudizi che ci fanno tenere le distanze, pur essendo disposti a rischiare. "come ci hanno insegnato tanti medici e operatori sanitari negli ultimi mesi".. Qui il Papa fa riferimento anche al fenomeno della pandemia di Covid-19, che negli ultimi mesi ha ulteriormente aumentato le sofferenze di queste persone. La terza coppia di verbi ci ricorda che "per riconciliare è necessario ascoltare". Un ascolto che offre l'opportunità di "riconciliarci con i nostri vicini, con tante persone scartate, con noi stessi e con Dio".. "Per crescere è necessario quota"Il Papa spiega, come ha dimostrato anche la pandemia, che "Ci ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca". (stesse preoccupazioni, paure comuni) e che "Nessuno si salva da solo".. Infine, "è necessario impegnarsi per promuovere"In questo modo si garantisce che le persone vengano salvate attraverso la loro partecipazione come protagonisti, con la consapevolezza che "è essenziale collaborare per costruire"e questo attraverso "cooperazione internazionale, solidarietà globale e impegno locale, senza lasciare nessuno fuori"..

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