Nel contesto della ristrutturazione richiesta dal Papa Francesco per le università pontificie che dipendono direttamente dalla Santa Sede, sono emersi nelle ultime settimane alcuni aggiornamenti significativi riguardo alla Pontificia Università Urbaniana.
Questa istituzione, che fa capo al Dicastero per l'Evangelizzazione, alla Sezione per la Prima Evangelizzazione e alle Nuove Chiese Particolari, è sempre stata orientata alla missione ed è ora al centro di un grande processo di trasformazione.
Riforme in corso
A un anno dalla nomina del professor Vincenzo Buonomo a Delegato Pontificio e Rettore, sono trapelati alcuni dati utili che danno un'idea delle riforme in corso. Come riporta l'Agenzia Fides, dipendente anche dal Dicastero missionario, in dieci mesi c'è stata una riduzione dei costi di oltre 1,5 milioni di euro e una razionalizzazione del corpo docente. Infatti, il numero dei professori di ruolo è stato ridotto da 62 a 47, mentre il numero dei docenti è passato da 113 a 40. La strategia seguita consisteva principalmente nell'eliminare i doppioni e i percorsi accademici ridondanti.
Tuttavia, questa riforma non riguarda solo l'efficienza economica, ma mira a migliorare la qualità dell'offerta educativa, almeno nelle intenzioni del Santo Padre. Infatti, rivolgendosi ai partecipanti alla recente Assemblea Plenaria del Dicastero, Francesco ha sottolineato che è fondamentale permettere all'Ateneo fondato dal suo predecessore Urbano VIII nel 1627 di rispondere alle esigenze attuali della Chiesa e del mondo.
"Non viviamo in una società cristiana, ma siamo chiamati a vivere da cristiani nella società pluralista di oggi", ha detto il Papa, riconoscendo l'importanza che la formazione impartita all'Urbaniana non si limiti a trasmettere conoscenze, ma sia in grado di proporre "strumenti intellettuali capaci di proporsi come paradigmi di azione e di pensiero" per annunciare il Vangelo in un mondo sempre più segnato dal pluralismo culturale e religioso.
Sfide future
L'Assemblea plenaria, non a caso, era stata convocata proprio per discutere dell'identità, della missione e del futuro dell'Urbaniana e ha visto la partecipazione di cardinali, vescovi e missionari provenienti da tutto il mondo. Le sessioni di lavoro hanno raccolto i contributi di 26 Conferenze episcopali, in particolare dall'Africa e dall'Asia, che hanno sottolineato la necessità di rafforzare il carattere missionario dell'Università, rafforzando il legame con le Chiese locali e migliorando la formazione dei leader ecclesiastici chiamati a confrontarsi con realtà culturali diverse.
Il Pontefice ha poi ribadito - rassicurando le preoccupazioni sorte negli ultimi mesi - che non c'è alcuna iniziativa all'orizzonte per "sciogliere" questa università insieme ad altre già presenti a Roma e dipendenti dal Vaticano. "No! Questo non va bene", ha detto con enfasi, insistendo sull'autonomia e sull'identità missionaria dell'università situata sul Gianicolo, a due passi da Piazza San Pietro, chiarendo che il futuro dell'istituzione deve basarsi sulla sua specificità e sulla sua capacità di incarnare l'impulso missionario della Chiesa.
Allargando lo sguardo alle istituzioni accademiche in generale, Francis ha spiegato che per essere attraente un'istituzione accademica richiede una facoltà dedicata, un forte impegno nella ricerca accademica e la capacità di dare un contributo significativo alla dottrina.
Ha aggiunto che, per fare buon uso delle risorse, è necessario unificare percorsi simili tra le varie istituzioni pontificie, condividere gli insegnanti e pianificare le attività con prudenza, evitando gli sprechi. "Non abbiate paura della creatività: abbiamo bisogno di questa sana creatività".
Missione e internazionalizzazione
Per quanto riguarda gli obiettivi del rinnovamento in corso, dagli ultimi incontri è emersa la necessità di ampliare e rafforzare i centri di ricerca dell'università missionaria, fondamentali per la sua vocazione globale.
Papa Francesco ha citato come esempio il Centro di studi cinesi e asiatici, auspicando la creazione di nuovi centri dedicati ad altre aree geografiche e culturali. Questo rafforzamento non solo permetterà all'università di affrontare meglio le specificità dei contesti locali, ma favorirà anche l'incontro tra la fede e le culture in evoluzione.
Allo stesso tempo, è stata incoraggiata l'espansione della rete di seminari e istituti affiliati all'Urbaniana, che rappresentano un ponte con le Chiese locali. Con oltre 100 istituti collegati in 40 Paesi, l'Ateneo può contare su una vasta rete di collaborazione che rafforza il suo ruolo di promotore dell'evangelizzazione a livello mondiale.