Il pericolo più brutto di oggi? L’ideologia gender. Parola di Papa Francesco, che lo ha sottolineato parlando a braccio al convegno “Uomo-Donna Immagine di Dio” lo scorso 1 marzo. Il Papa ha aggiunto che ha chiesto uno studio sul gender, ma questa non è una novità, dato che un documento sul gender è stato annunciato anche dal Cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto del Dicastero della Dottrina della Fede, in varie interviste.
Ma la questione dell’ideologia gender non preoccupa da oggi la Chiesa Cattolica. Anche perché sono anni che il tema dell’orientamento sessuale viene inserito, in maniera più o meno diretta, all’interno di convenzioni internazionali che nulla avrebbero a che fare con la questione dell’orientamento o del genere sessuale. Perché è così che si introduce un linguaggio, un punto di vista, un precedente da usare poi in altri documenti, fino a cambiare del tutto il senso dei diritti e del bene comune.
La Chiesa contro il gender in diplomazia
Per questo, la battaglia diplomatica della Santa Sede è fatta soprattutto di dettagli, con l’obiettivo di evitare che nei documenti compaiano delle categorizzazioni che mettono da parte l’essere umano e la sua dignità che viene dall’essere immagine di Dio.
Sembra incredibile, ma questo tema venne prepotentemente alla luce durante il dibattito per il Global Compact dei Rifugiati. Era il 2018. Nelle discussioni del Comitato Permanente che siede all’interno del Comitato Esecutivo dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati fu introdotto un documento intitolato “Aggiornamento su età, gender e diversità”, che ricalcava la terminologia che si trovava nella bozza dell’Accordo Globale sui rifugiati. La preoccupazione della Santa Sede era che la terminologia potesse essere trasferita all’interno dell’Accordo Globale dei Rifugiati, andando così a creare una sottocategoria di rifugiati, definiti attraverso il loro orientamento sessuale.
Non sarebbe stata la prima volta. Nel 2008, la Santa Sede ottenne di inserire il diritto all’assistenza delle vittime nella Convenzione Internazionale sulle Bombe a Grappolo. Ma subito ci fu un gruppo di pressione che voleva che l’assistenza alle vittime fosse definita rispettandone l’orientamento sessuale. Qualcosa che, in fondo, non c’entrava con l’assistenza, che viene data senza discriminazioni e senza categorie.
È questa, però, la situazione generale. La Santa Sede, in più casi, ha chiesto un approccio “olistico” alla persona umana, mettendo in luce che le categorie di “orientamento sessuale” e di “identità di genere” non hanno una definizione chiara e concordata nella legge internazionale.
Già nel 1995, alla Conferenza ONU sulle Donne di Pechino, la Santa Sede dovette operare una grande battaglia diplomatica, reiterando che la parola gender potesse essere interpretata solo nel senso di “identità biologica sessuale, uomo o donna”, mentre veniva esclusa ogni interpretazione dubbia che andava a soddisfare quelli che allora venivano descritti come “nuovi e differenti scopi”.
Si tratta di un tema anche umanitario. Nel momento in cui si definiscono nuove categorie dell’essere umano, anche laddove non c’è concordanza sui termini e non c’è bisogno, va a minare il lavoro delle molte organizzazioni cattoliche o ispirate ad altre fedi che lavorano sul campo semplicemente perché le regole di ingaggio sono date con un linguaggio ambiguo che non ha consenso condiviso a livello internazionale, e che non può essere condiviso da queste associazioni.
Le questioni filosofiche e teologiche, dunque, vanno come sempre a ricadere anche sui temi diplomatici, e quindi sull’aiuto umanitario concreto.
I cattolici in politica e l’ideologia del gender
Tra l’altro, la posizione dottrinale sul gender è stata reiterata dal Dicastero della Dottrina della Fede nel 2021, quando in Italia si discuteva un disegno di legge, che puntava a maggiori punizioni per le cosiddette discriminazioni di genere.
In quell’occasione, l’Associazione Pro Vita e Famiglia aveva raccolto vari dubbi sul tema, facendo tre domande: se leggi e proposte di legge anti-omotrasnfobia contradicessero la Fede, le Sacre Scritture o l’insegnamento cattolico; se i fedeli cattolici dovessero coerentemente opporsi all’approvazione di queste leggi; se i politici cattolici dovessero votare contro queste leggi e prendere pubblicamente posizione contraria.
E l’allora Congregazione (oggi Dicastero) per la Dottrina della Fede rispose alle questioni con una risposta chiara, datata 1 ottobre 2021: il no all’ideologia del gender è stato reiterato più volte da Papa Francesco, e i cattolici in politica sono chiamati ad opporsi a disegni di legge che vanno contro le convinzioni cristiane.
Notando che le leggi di questo tipo erano sempre più diffuse, Pro Vita & Famiglia metteva in luce anche che, in nazioni dove leggi simili sono state approvate, ci sono stati rischi per la libertà dei cristiani. In particolare, veniva citato il caso del pastore John Sherwood, arrestato in Gran Bretagna con l’accusa di dichiarazioni omofobe, e quello dell’arcivescovo Fernando Sebastian Aguilar, sotto indagine in Spagna con l’accusa di omofobia dopo una intervista da lui concessa su sessualità e procreazione.
Nella sua risposta, la Dottrina della Fede ricordava che il Papa aveva definito, già nel 2017 di fronte alla Pontificia Accademia per la Vita, “non corretta” la proposta di promuovere la dignità delle persone eliminando radicalmente le differenze sessuali”, perché questa proposta andrebbe “semplicemente ad eliminare” la differenza “proponendo procedure e pratiche che la rendono irrilevante per lo sviluppo della persona e delle relazioni umane”.
Nel 2016, Papa Francesco aveva con i vescovi polacchi puntato il dito contro la “colonizzazione ideologica” promossa anche dall’ideologia del gender, con cui “viene insegnato ai bambini che tutti possono scegliere il proprio sesso, mentre nel 2015, alle Equipes Notre-Dame, movimento francese di spiritualità coniugale, Papa Francesco aveva sottolineato che l’identità missionaria delle famiglie è tanto più importante in un mondo in cui “l’immagine della famiglia come Dio la vuole, composta da uomo e donna per il bene degli sposi pe per la procreazione e la crescita dei figli, è deformata da potenti progetti avversi supportati da tendenze ideologiche”.
E ancora, Papa Francesco aveva parlato nell’udienza generale del 15 aprile 2015, chiedendosi se “la cosiddetta teoria del gender non sia una espressione di frustrazione e rassegnazione che cerca di cancellare la differenza sessuale perché non sa più come affrontarla”, e addirittura, nel 2016, durate il viaggio in Georgia, aveva detto nell’incontro con i sacerdoti che c’era “una guerra mondial per distruggere la famiglia”.
Il no all’ideologia gender, una condivisione tra religioni
Insomma, l’impegno della Chiesa contro l’ideologia di genere viene da lontano. Ed è un tema così centrale che fu citato da Benedetto XVI nel suo ultimo discorso di auguri alla Curia Romana, il 12 dicembre 2012, quando parlò di crisi della famiglia e la ricondusse al rifiuto della dualità originaria della creatura umana. Perché – denunciò Benedetto XVI – “in nome della filosofia del gender” l’essere maschio e femmina diventa il prodotto della decisione dell’individuo, ma “se non esiste la dualità maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste più la famiglia come realtà prestabilita della creazione. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo”.
Sta qui, la radice filosofico – teologico della risposta all’ideologia gender. La Chiesa non è sola in questa battaglia. È una battaglia di tutte le fedi. Tanto che Benedetto XVI, al tempo, si disse concorde con quanto scritto dal Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim, che aveva consegnato al presidente e primo ministro francesi un saggio contro il progetto di legge per il matrimonio tra omosessuali il 17 ottobre 2012.
Un documento sul gender non può che partire da qui. E sarà un tema dirimente.