"Le donne che occupano posizioni di rilievo, dentro e fuori la Chiesa, sono chiamate oggi a esercitare la loro libertà per svolgere i compiti che Papa Francesco attribuisce a ogni leader: prendersi cura delle persone fragili e rimettere la dignità della persona al centro di ogni decisione". Sapendo che il paradigma della "managerialità della cura" costituisce un punto di riferimento etico per ogni organizzazione: siamo tutti immersi in una rete di relazioni di dipendenza, che definiscono chi siamo e chi diventeremo, e che sono fondamentali per noi e per gli altri.
È quanto ha affermato Suor Raffaella Petrini, Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città dell'Italia. Vaticanoin occasione della Giornata internazionale della donna. Nel suo intervento alla seconda sessione del Corso di specializzazione in Informazione religiosa promosso dall'ISCOM e dalla Pontificia Università della Santa Croce, la riflessione di Petrini prende le mosse dal dilemma della leadership evidenziato dal filosofo polacco Zygmunt Bauman, ovvero la scelta tra competizione e solidarietà. "La competizione", spiega Bauman, "spinge gli esseri umani a far avanzare la propria posizione imponendo all'altro, o agli altri, i propri desideri e interessi"; la solidarietà, invece, presuppone che "uomini e donne possano vivere insieme in modo collaborativo e possano cercare di diventare più felici insieme".
"Nel corso degli ultimi pontificati", osserva Petrini, "soprattutto sotto Papa Francesco, si è fatto molto per offrire alle donne l'opportunità di esprimere la loro libertà in modi più concreti, anche nominandole formalmente in posizioni di leadership, amministrazione e gestione all'interno delle strutture ecclesiali, tra cui la Curia romana e il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano".
La solidarietà, principio centrale del pensiero sociale cristiano, è così definita da Papa Giovanni Paolo II nell'enciclica "Sollicitudo rei socialis" (1987): "È innanzitutto interdipendenza, percepita come sistema determinante di relazioni nel mondo contemporaneo, nelle sue componenti economiche, culturali, politiche e religiose, e assunta come categoria morale. Quando si riconosce l'interdipendenza, la risposta correlativa, come atteggiamento morale e sociale, come "virtù", è la solidarietà. Non si tratta, quindi, di un sentimento di vaga compassione o di superficiale simpatia per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la ferma e perseverante determinazione a impegnarsi per il bene comune: cioè per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti".
Tre dimensioni
In questo senso, suor Raffaella evidenzia "tre dimensioni che, almeno nella mia esperienza personale in questo primo anno come Segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, collegano le espressioni di solidarietà all'interno di un'organizzazione".
Innanzitutto, la consapevolezza della diversità, ossia il riconoscimento delle qualità femminili, secondo cui "le donne hanno doti innate, tra cui la cura per gli altri, rintracciabili soprattutto nella loro strutturale capacità di maternità, quindi nella disponibilità ad accogliere la nuova vita, al cambiamento e alla trasformazione, a proteggere la vulnerabilità, al sacrificio e alla relazione con l'alterità". I corollari, secondo il Segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, sono l'attenzione ai bisogni delle persone, la responsabilità generata dal desiderio di soddisfarli, la competenza professionale e il rispetto. Tutti ingredienti che sono alla base del funzionamento efficace di qualsiasi sistema organizzativo.
La complessità delle organizzazioni moderne - la seconda dimensione dell'analisi della suora francescana - "richiede necessariamente un approccio multidisciplinare alla soluzione dei problemi e la disponibilità, quindi, a ricercare e accogliere l'apporto di diverse competenze, sia soft che hard". Si tratta di una questione che investe la stessa Governance, articolata in sette Direzioni, di natura e funzioni molto diverse, che collaborano con il Presidente, il Segretario Generale e il Vice Segretario Generale per lo svolgimento delle attività istituzionali dello Stato della Città del Vaticano: 1) Infrastrutture e Servizi; 2) Telecomunicazioni e Sistemi Informativi; 3) Economia4) Servizi di sicurezza e protezione civile; 5) Sanità e igiene; 6) Musei e beni culturali; 7) Ville Pontificie.
Infine, il servizio come atteggiamento essenziale della leadership. Nei quattro pilastri individuati fin dagli anni Settanta dal ricercatore americano Robert Greenleaf e delineati da Petrini: il servizio ai dipendenti, che, rafforzato dalla motivazione interna, favorisce la produttività; l'approccio olistico al lavoro, secondo cui il lavoro è per l'uomo e non viceversa; il senso di comunità, nella consapevolezza di una fragilità condivisa che richiede sostegno reciproco; la condivisione del potere decisionale, favorita da strutture meno verticistiche e più flessibili e orizzontali.
Dal dispiegarsi delle dimensioni sopra descritte nasce la capacità di prendersi cura delle cose, che siamo chiamati a gestire e non a possedere, come ci ricorda anche l'ultimo Motu Proprio del Papa sul Diritto Originale, e delle persone, il capitale umano capace di far funzionare le organizzazioni, al di là delle necessarie riforme strutturali. Conclude Raffaella Petrini: "È un atteggiamento che si basa essenzialmente sul principio della dipendenza reciproca, che appartiene anche al nucleo della nostra fede cristiana, cioè sulla consapevolezza che, nel corso dell'esistenza, tutti noi, senza eccezione, siamo stati, siamo e saremo soggetti attivi e passivi di cura. Oggi le donne, assumendo maggiori ruoli di responsabilità nella sfera pubblica, in quella politico-economica, così come all'interno della Chiesa, partecipano allo sforzo di conciliare il senso morale della cura con il senso morale della giustizia".
Per costruire quella "amicizia sociale" che ci induce a "puntare più in alto di noi stessi e dei nostri interessi particolari", come auspica Papa Francesco ("Fratelli Tutti", 245).