Vaticano

Il Papa chiede il cessate il fuoco in Ucraina all'inizio della Quaresima

All'inizio del cammino quaresimale, il mercoledì delle Ceneri, a un anno dall'invasione dell'Ucraina, il Papa ha lanciato un forte appello per il "cessate il fuoco" e la pace attraverso il "dialogo". "È un triste anniversario. La vittoria sulle macerie non sarà una vera vittoria", ha detto Francesco all'udienza generale.

Francisco Otamendi-22 febbraio 2023-Tempo di lettura: 5 minuti
udienza del papa

"Può il Signore perdonare tanti crimini e tanta violenza?", ha chiesto Papa Francesco al termine di un'udienza generale segnata dall'inizio di un nuovo anno del Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC). QuaresimaL'Aula Paolo VI era gremita di gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall'Italia e da molti altri Paesi.

Dopodomani, 24 febbraio, ricorre "un anno dall'inizio della guerra". Invasione dell'UcrainaÈ una guerra assurda e crudele. È un anniversario triste", ha detto un Santo Padre addolorato, come in altre occasioni in cui ha fatto riferimento a questa e ad altre guerre.

Infine, nel dare la sua benedizione, il Papa ha ricordato che "oggi inizia la Quaresima", e ha incoraggiato a "intensificare la preghiera, la meditazione della Parola di Dio e il servizio ai nostri fratelli e sorelle".

"Lo Spirito Santo, motore dell'evangelizzazione".

All'udienza generale, il Santo Padre ha ripreso il ciclo di catechesi sulla "passione di evangelizzare", e ha incentrato la sua meditazione sul tema "Il protagonista dell'annuncio: lo Spirito Santo", che ha definito "il motore dell'evangelizzazione". "Negli Atti degli Apostoli scopriamo che il protagonista, il motore dell'evangelizzazione è lo Spirito", ha ribadito il Papa in più occasioni.

"Oggi ripartiamo dalle parole di Gesù che abbiamo ascoltato: 'Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo' (Mt 28,19). Andate", dice il Risorto, "non per indottrinare o fare proselitismo, ma per fare discepoli, cioè per dare a tutti la possibilità di entrare in contatto con Gesù, di conoscerlo e di amarlo", ha esordito Francesco.

"Andare a battezzare: battezzare significa immergere e quindi, prima di indicare un'azione liturgica, esprime un'azione vitale: immergere la propria vita nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo; sperimentare ogni giorno la gioia della presenza di Dio che ci è vicino come Padre, come Fratello, come Spirito che agisce in noi, nel nostro stesso spirito", ha aggiunto.

Il Romano Pontefice ha poi fatto riferimento alla Pentecoste e ha osservato che l'annuncio del Vangelo, come è avvenuto per gli Apostoli, si realizza solo con la forza dello Spirito. "Quando Gesù dice ai suoi discepoli - e anche a noi - 'Andate', non comunica solo una parola. No, comunica insieme allo Spirito Santo, perché è solo grazie a lui, allo Spirito, che la missione di Cristo può essere accolta e portata avanti (cfr. Gv 20,21-22). Gli Apostoli rimasero chiusi nel Cenacolo per paura fino al giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo scese su di loro (cfr. At 2,1-13). Con la loro forza questi pescatori, per lo più analfabeti, cambieranno il mondo. L'annuncio del Vangelo, quindi, avviene solo nella forza dello Spirito, che precede i missionari e prepara i cuori: è "la forza motrice dell'evangelizzazione"".

"Ascoltare lo Spirito

Come abbiamo sentito nel Vangelo, ha osservato il Santo Padre, "Gesù risorto ci manda ad andare, a fare discepoli e a battezzare. Con le sue parole ci comunica lo Spirito Santo, che ci dà la forza di accettare la missione e di portarla avanti".

"L'obiettivo principale dell'annuncio è favorire l'incontro delle persone con Cristo. Pertanto, affinché la nostra azione evangelizzatrice possa sempre realizzare questo incontro, è necessario che tutti noi - ciascuno personalmente e come comunità ecclesiale - ci mettiamo in ascolto dello Spirito, che è il protagonista", ha sottolineato il Papa.

Francesco ha subito avvertito che se non ci rivolgiamo allo Spirito Santo, la missione si diluisce. "La Chiesa invoca lo Spirito Santo perché la guidi, la aiuti a discernere i suoi progetti pastorali e la spinga ad andare nel mondo annunciando con gioia la fede. Ma se non invoca lo Spirito, si chiude in se stessa, si creano divisioni e dibattiti sterili e, di conseguenza, la missione si spegne".

L'episodio del Concilio di Gerusalemme

In ogni pagina degli Atti degli Apostoli vediamo che "il protagonista dell'annuncio non è Pietro, Paolo, Stefano o Filippo, ma lo Spirito Santo". Il Papa ha poi raccontato e commentato "un momento cruciale degli inizi della Chiesa, che può dire molto anche a noi. Allora come oggi, insieme alle consolazioni, non mancavano le tribolazioni, le gioie erano accompagnate dalle preoccupazioni. Una in particolare: come comportarsi con i pagani che si avvicinavano alla fede, con coloro che non appartenevano al popolo ebraico. Erano o non erano tenuti a osservare le prescrizioni della Legge mosaica? Non era una questione da poco.

"Si formano così due gruppi, tra chi credeva che non si potesse rinunciare all'osservanza della Legge e chi no. Per discernere, gli Apostoli si riunirono nel cosiddetto "Concilio di Gerusalemme", il primo della storia. Come risolvere il dilemma, si chiede il Santo Padre.

"Si sarebbe potuto cercare un buon compromesso tra tradizione e innovazione: alcune regole vengono osservate, altre ignorate. Tuttavia, gli Apostoli non seguono questa saggezza umana, ma si adattano all'opera dello Spirito che li aveva anticipati, scendendo sui pagani come su di loro", ha continuato nella sua meditazione.

"E così, eliminando quasi ogni obbligo legato alla Legge, comunicano le decisioni finali, prese, scrivono, "dallo Spirito Santo e da noi" (cfr. At 15,28). Insieme, senza essere divisi, nonostante le diverse sensibilità e opinioni, ascoltano lo Spirito".

Quando è utile "qualsiasi tradizione religiosa"?

Papa Francesco ha sottolineato nella sua catechesi su questo episodio che "insegna una cosa, che vale anche oggi: ogni tradizione religiosa è utile se facilita l'incontro con Gesù. Potremmo dire che la storica decisione del primo Concilio, di cui anche noi beneficiamo, era motivata da un principio, il principio dell'annuncio: nella Chiesa tutto deve essere conforme alle esigenze dell'annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù entri nella vita delle persone. Pertanto, ogni scelta, uso, struttura e tradizione deve essere valutata nella misura in cui favorisce l'annuncio di Cristo".

In questo modo, ha aggiunto Francesco, "lo Spirito illumina il cammino della Chiesa. Infatti, non è solo la luce dei cuori, è la luce che guida la Chiesa: illumina, aiuta a distinguere, a discernere. Per questo è necessario invocarlo spesso; facciamolo anche oggi, all'inizio della Quaresima. Perché come Chiesa possiamo avere tempi e spazi ben definiti, comunità, istituti e movimenti ben organizzati, ma senza lo Spirito tutto rimane senz'anima".

"La Chiesa, se non lo prega e non lo invoca, si chiude in se stessa, in dibattiti sterili ed estenuanti, in polarizzazioni stancanti, mentre la fiamma della missione si spegne", ha affermato il Santo Padre. "Lo Spirito, invece, ci fa uscire, ci spinge ad annunciare la fede per confermarci nella fede, ad andare in missione per scoprire chi siamo. Per questo l'apostolo Paolo raccomanda: "Non spegnete lo Spirito" (1 Tess 5,19). Preghiamo spesso lo Spirito, invochiamolo, chiediamogli ogni giorno di accendere in noi la sua luce. Facciamolo prima di ogni incontro, per diventare apostoli di Gesù con le persone che incontriamo".

Esperienze dello Spirito, prima delle indagini

"È certamente importante che nella nostra programmazione pastorale si parta da indagini sociologiche, da analisi, dall'elenco delle difficoltà, da quello delle aspettative e delle lamentele. Tuttavia, è molto più importante partire dalle esperienze dello Spirito: questo è il vero punto di partenza", ha detto il Papa nella parte finale della sua catechesi.

"È un principio fondamentale che, nella vita spirituale, si chiama primato della consolazione sulla desolazione. Prima c'è lo Spirito che consola, ravviva, illumina, muove; poi arriverà anche la desolazione, la sofferenza, il buio, ma il principio per regolarsi nel buio è la luce dello Spirito (C.M. Martini, Evangelizzare nella consolazione dello Spirito, 25 settembre 1997)" (C.M. Martini, Evangelizzare nella consolazione dello Spirito, 25 settembre 1997).

Il Pontefice ha concluso la sua catechesi sollevando un paio di domande per la riflessione: "Proviamo a chiederci se siamo aperti a questa luce, se le diamo spazio: invoco lo Spirito? Mi lascio guidare da Lui, che mi invita a non chiudermi, ma a portare Gesù, a testimoniare il primato della consolazione di Dio sulla desolazione del mondo?

L'autoreFrancisco Otamendi

Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.
Banner pubblicitari
Banner pubblicitari