Testo originale dell'articolo in italiano
Tra pochi giorni ricorreranno sette mesi di conflitto insensato nella Ucraina che sta causando distruzione e morte, oltre a mettere sotto assedio il mondo intero a causa delle conseguenze economiche e sociali della guerra.
Non è che non ci siano guerre in altre parti del mondo - come è stato ripetutamente sottolineato dal Papa FrancescoMa sentiamo questo scontro in modo più acuto sia perché si svolge alle porte di casa nostra, sia perché riguarda la quotidianità materiale delle nostre vite.
Dall'inizio della guerra a guida russa, Papa Francesco ha chiesto più di 80 volte la fine delle ostilità e ha descritto i combattimenti come un'esperienza di vita e di morte. mostruosità senza senso, da eresia... di follia. Ha esortato a percorrere la strada del dialogo senza ulteriori pretese e a implorare Dio per il dono della pace attraverso una preghiera costante.
Dialogo
Nella conferenza stampa con i giornalisti al suo ritorno dal Kazakistan, ha detto che, anche se costa, è necessario "parlare" con il nemico, perché la priorità sono le vite da salvare e la fine dei combattimenti. Poi ci sarà tempo per sistemare le cose secondo giustizia, valutando le responsabilità di ciascuna parte, ma la cosa urgente è fermarsi il prima possibile.
Secondo le ultime notizie provenienti dalle zone di guerra, l'Ucraina sembra stia riconquistando parte dei territori precedentemente sequestrati dall'esercito russo. Sebbene questo scenario possa rappresentare un elemento di ottimismo verso la conclusione del conflitto con il completo ritiro degli occupanti, non si può escludere che la parte avversa stia (ri)preparando un'offensiva ancora più violenta. Speriamo di no.
Costruttori di pace
In questo frangente, da parte cattolica è emersa una proposta esplicita per giungere al più presto a una pace definitiva almeno in quest'area dell'Europa orientale. Porta la firma nientemeno che del presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, l'italiano Stefano Zamagni, che in questo caso si fa portavoce dell'ampio magistero sull'invito a essere "costruttori di pace". Economista e accademico di fama, è stato anche uno dei principali collaboratori di Papa Benedetto XVI nella stesura dell'Enciclica Caritas in veritate.
In Italia, Zamagni è anche l'ispiratore e il fondatore di un gruppo politico "di ispirazione cristiana", centrista e popolare, chiamato "Insieme", che mette al primo posto della sua agenda il lavoro, la famiglia, la solidarietà e la pace. Ha quindi scritto un lungo contributo che ripercorre le tappe che hanno portato al conflitto, ma allo stesso tempo fissa alcuni punti fermi "per un negoziato di pace credibile".
Si tratta di sette punti che l'autore ha ragione di credere possano essere "accolti favorevolmente dalle parti in conflitto" se la proposta viene "presentata in modo adeguato e gestita con saggezza attraverso i canali diplomatici".
In fondo, conclude Zamagni, "la pace non è un obiettivo irraggiungibile perché la guerra non è qualcosa che accade come un terremoto o uno tsunami; è il risultato della scelta di chi la vuole. Così come la pace.
I sette punti della proposta
Ecco i sette punti della proposta di pace firmata dal Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze:
Primo: "La neutralità di Ucraina rinunciando all'ambizione nazionale di entrare nella NATO, ma mantenendo la piena libertà di far parte dell'UE, con tutto ciò che questo significa".
Secondo: "L'Ucraina ottiene una garanzia della sua sovranità, indipendenza e integrità territoriale; una garanzia fornita dai 5 membri permanenti dell'ONU (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti), nonché dall'UE e dalla Turchia".
Terzo: "La Russia mantiene il controllo de facto della Crimea ancora per diversi anni, dopodiché le parti cercheranno, attraverso i canali diplomatici, una soluzione permanente de jure. Le comunità locali godono di un accesso facilitato sia alle Ucraina e la Russia, nonché la libertà di circolazione delle persone e delle risorse finanziarie.
Quarto: "Autonomia delle regioni di Lugansk e Donetsk all'interno dell'Ucraina, di cui rimangono parte integrante, economicamente, politicamente e culturalmente".
Quinto: "Garantire l'accesso alla Russia e alla Ucraina ai porti del Mar Nero per lo svolgimento delle normali attività commerciali".
Sesto: "Graduale abolizione delle sanzioni occidentali sulla Russia in parallelo al ritiro delle truppe e degli armamenti russi dall'Ucraina".
Settimo: "Istituzione di un Fondo multilaterale per la ricostruzione e lo sviluppo delle aree distrutte e gravemente danneggiate dell'Ucraina, al quale la Russia è chiamata a contribuire sulla base di criteri predefiniti di proporzionalità".