C'è un'effervescenza nella Chiesa intorno a un tema che molto spesso appassiona più gli "addetti ai lavori" e i protagonisti che l'insieme dei fedeli. Eppure si tratta di un processo, se vogliamo istituzionale, al termine del quale emergono opinioni su questioni che riguardano la vita della Chiesa in generale e lo stato dell'evangelizzazione in particolare.
Nel caso non si fosse capito, stiamo parlando di quelle Assemblee che vengono generalmente chiamate Sinodi, che si svolgono in varie fasi e con cadenze diverse, sia nella Chiesa universale che nelle Chiese particolari.
Ci sono i Sinodi...
I più noti sono i Sinodi dei Vescovi convocati generalmente ogni due o tre anni dal Papa per riflettere su questioni di interesse generale della Chiesa (sacerdozio, catechesi, vocazione dei laici, ecc.), urgenti o meno, ma anche su aspetti particolari riguardanti, ad esempio, un'area geografica o un territorio. L'ultimo, ad esempio, è stato quello sull'Amazzonia, che ha generato l'Esortazione apostolica Cara Amazzonia di Papa Francesco.
Il Codice di Diritto Canonico attribuisce il nome di Sinodo solo a un altro tipo di assemblea, quella dei sacerdoti e degli altri fedeli di una diocesi che si riuniscono per assistere il vescovo - e la sua convocazione - nelle questioni che riguardano quella particolare Chiesa. Non è un caso che si chiami "Sinodo diocesano".
... e poi i Percorsi sinodali
Negli ultimi anni e mesi si è parlato molto di un altro processo che non ha una configurazione normativa, ma che nasce dall'esperienza - o dai problemi - di un particolare territorio nazionale, su iniziativa dei vescovi di quella terra. Pensiamo, ad esempio, al "cammino sinodale" - come si vede, un nome diverso che non configura l'istituzione del Sinodo stesso - che si sta svolgendo in Germania e che sta generando un dibattito molto forte nella Chiesa in generale.
Non è questa la sede per entrare nelle specificità di questo percorso locale e delle questioni che vengono affrontate anche con non poche polemiche. Basti ricordare quanto lo stesso Papa Francesco scrisse esattamente due anni fa, il 29 giugno 2019, in una Lettera al popolo di Dio pellegrino in Germania.
Attenzione alle tentazioni
In quell'occasione, il Pontefice ci ha invitato a fare attenzione alle possibili tentazioni che possono insinuarsi nella nostra vita. viaggio sinodaleTra questi c'è quello di "pensare che, di fronte a tanti problemi e carenze, la risposta migliore sia quella di riorganizzare le cose, di apportare cambiamenti e soprattutto "toppe" che permettano di mettere ordine e armonia nella vita della Chiesa, adattandola alla logica attuale o a quella di un gruppo particolare".
Il rischio, invece, sarebbe quello di ritrovarsi "un buon corpo ecclesiale, ben organizzato e anche 'modernizzato', ma senza anima evangelica e novità; vivremmo un cristianesimo 'gassoso' senza mordente evangelico".
Un percorso verso il Giubileo del 2025
Un percorso simile è in corso in Italia, anche se le esigenze e i problemi sono diversi da quelli della Germania. Qui, ad esempio, non c'è un eccessivo allontanamento dei fedeli dalla pratica religiosa, ma piuttosto una certa tranquillità e un assestamento che porta anche a una perdita di entusiasmo.
In più occasioni, incontrando i vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, Papa Francesco aveva sollecitato questo cammino sinodale, che riprendesse le radici storiche e culturali del Paese e riaccendesse nel popolo la fiamma gioiosa di una fede vissuta al servizio del bene comune, come è stato per tante figure carismatiche nei decenni passati. Sacerdoti, laici impegnati e politici...
Dopo varie resistenze, durante l'ultima Assemblea Generale dei Vescovi italiani, aperta anche dalla presenza del Santo Padre come negli anni precedenti, è stata firmata una "lettera di intenti" su questo percorso sinodale che dovrebbe coinvolgere tutte le diocesi nazionali per i prossimi 4 anni, fino al Giubileo del 2025.
La prima tappa, nel 2022, riguarderà il coinvolgimento del popolo di Dio con momenti di ascolto, ricerca e proposta nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle realtà ecclesiali, "dal basso", come l'ha definita il Pontefice. Poi, nel 2023, sarà la volta della tappa "dalla periferia al centro", in cui si dialogherà con tutte le espressioni del cattolicesimo italiano. Nel 2024 ci sarà una sintesi del cammino percorso e la consegna di orientamenti pastorali condivisi, "da cima a fondo". Il Giubileo dovrebbe essere l'occasione per una verifica generale del processo.
Un momento di rinascita
I vescovi italiani vogliono prospettare un tempo di rinascita che preveda il recupero della lettura delle Parole, dell'aspetto escatologico della fede cristiana, della catechesi vissuta come percorso di formazione permanente, della riscoperta del valore della famiglia, della solidarietà, della carità e dell'impegno civile.
La partecipazione generale sarà necessaria, ma il viaggio è appena iniziato. E molte prospettive emergeranno sicuramente mentre "camminiamo".