Vaticano

Il messaggio del Papa a Trieste: Partecipazione e democrazia dal cuore

Domenica 7 luglio, Papa Francesco si è recato in visita pastorale a Trieste per chiudere la 50ª Settimana sociale dei cattolici italiani, promossa dalla Conferenza episcopale del Paese sul tema della democrazia. Hanno partecipato oltre 1200 delegati.

Giovanni Tridente-13 luglio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti
Papa Trieste

Papa Francesco in visita a Trieste (foto CNS / Vatican Media)

Il 7 luglio, Papa Francesco ha effettuato una visita pastorale a Triestedove la Chiesa in Italia aveva chiamato delegati da tutto il Paese per partecipare alla 50ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Ha parlato a circa diecimila persone, sottolineando la necessità di una democrazia restaurata e, soprattutto, partecipata.

Mentre l'apertura dell'iniziativa è stata guidata dal Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, la chiusura è stata segnata dalla partecipazione del Papa. Francesco ha prima incontrato al Centro Congressi di Trieste i 1.200 delegati che per tutta la settimana si sono confrontati sul tema della democrazia, e poi ha celebrato la Santa Messa davanti agli oltre 8.000 fedeli riuniti in Piazza Unità d'Italia.

Denunciando la corruzione, l'esclusione sociale e la cultura dello scarto, il Papa ha esortato i cristiani a un impegno attivo nella vita pubblica, che deve essere radicato in una fede "incarnata e profetica". Ha poi sottolineato l'importanza di passare dalla semplice presenza alle urne a una partecipazione più autentica, nutrita di creatività e solidarietà, per costruire una società più giusta e fraterna. La fede, infatti, deve entrare nella storia e curare le ferite della società, diventando così lievito di speranza e di giustizia.

La crisi della democrazia

Prima che i delegati convocati dal Conferenza Episcopale Italianache da decenni organizza le Settimane Sociali, il Papa ha sottolineato la crisi della democrazia moderna, paragonandola a un "cuore ferito".

Ha poi ribadito come la partecipazione democratica sia minata dalla corruzione, dall'esclusione sociale e dalla cultura familiare dell'esclusione. "Ogni volta che qualcuno viene emarginato, l'intero corpo sociale ne risente. La cultura dell'usa e getta disegna una città dove non c'è posto per i poveri, i non nati, i fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, gli anziani".

Poi, citando il beato Giuseppe Toniolo, anch'egli ideatore delle Settimane Sociali Cattoliche, il Pontefice ha descritto la democrazia come un ordine civile in cui "tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, tornando nel risultato finale a prevalente vantaggio delle classi inferiori". Questo concetto evidenzia come una democrazia sana debba mirare al bene comune, soprattutto a vantaggio delle classi più deboli.

La responsabilità dei cristiani

Il Papa ha anche sottolineato la responsabilità dei cristiani nelle trasformazioni sociali, chiedendo un impegno attivo e allo stesso tempo critico, formativo e partecipativo fin dalla più tenera età. A questo punto ha fatto riferimento a un altro politico italiano, Aldo Moro, secondo cui "uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell'uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà e l'autonomia della persona umana".

Da qui l'appello a ripristinare il cuore della democrazia, attraverso la creatività e la solidarietà: "finché il nostro sistema economico e sociale continuerà a produrre una sola vittima e ci sarà un solo scartato, non si potrà celebrare la fraternità universale", ha aggiunto.

Una fede inquieta

Nella sua omelia, tuttavia, il Papa ha ricordato l'esperienza di Gesù e dei profeti, spesso rifiutati e considerati fonte di scandalo per il modo in cui trattavano le loro comunità. Il Papa ha poi criticato il consumismo e l'indifferenza, definendoli una "peste" e un "cancro", perché ammalano il cuore e rendono le persone egoiste.

La soluzione, piuttosto, è vivere una fede inquieta che metta il dito sulle ferite della società e diventi lievito di speranza. "Abbiamo bisogno dello scandalo della fede, una fede radicata nel Dio che si è fatto uomo, e quindi una fede umana, una fede di carne, che entra nella storia, che accarezza la vita delle persone, che guarisce i cuori spezzati".

Costruire una civiltà della fraternità

Infine, rivolgendosi alla comunità triestina, ma con una proiezione che riguarda tutti gli uomini di buona volontà, il Pontefice ha sottolineato l'importanza di non scandalizzarsi di Gesù, ma di indignarsi di fronte alle situazioni di degrado e sofferenza: "Portiamo nella nostra carne la profezia del Vangelo, con le nostre scelte più che con le parole.

Pertanto, una democrazia restaurata e partecipativa è possibile - per riassumere la visione del Santo Padre - solo attraverso una fede incarnata e profetica, capace di affrontare le sfide sociali e politiche con coraggio e creatività. In questo modo diventa anche una fonte di vita e di speranza per l'intera comunità umana.

Settimane sociali

Le Settimane Sociali sono nate nel 1907 su iniziativa del Beato Giuseppe Toniolo, economista e sociologo cattolico. Fin dalla loro creazione, hanno costituito un forum in cui i cattolici possono discutere i principali problemi della società e individuare proposte e strategie per promuovere il bene comune.

Per saperne di più
Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.