Vaticano

Il Papa chiede pace e cura della terra in Papua Nuova Guinea

Il 45° viaggio apostolico di Papa Francesco prosegue con un'altra tappa nel Sud-Est asiatico e continuerà fino al 13 di questo mese in altri due Paesi: Timor Leste e Singapore.

Hernan Sergio Mora-7 settembre 2024-Tempo di lettura: 4 minuti

Papa Francesco saluta una donna in abito tradizionale al suo arrivo al Santuario di Maria Ausiliatrice a Port Moresby ©CNS photo/Lola Gomez

Il Papa è arrivato ieri in tarda serata a Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea. All'aeroporto è stato accolto con onori, tra cui colpi di cannone, una guardia d'onore e un omaggio floreale portato da due bambini vestiti con costumi tribali.

Mentre si recava alla nunziatura, dove alloggia in questi giorni, il Papa ha potuto sentire le migliaia di persone che lo hanno salutato con le fiaccole e le luci dei cellulari nelle strade della capitale.

Incontro con le autorità

La mattinata di sabato è iniziata con la Santa Messa, dopo la quale il Pontefice si è recato alla Government House di Port Moresby, dove è stato ricevuto dal Governatore Generale di Papua Nuova Guinea, Sir Bob Bofeng Dadae, con il quale ha avuto un incontro privato.

Nel libro d'onore che gli è stato offerto, Francesco ha scritto: "Sono felice di poter incontrare il popolo della Papua Nuova Guinea, auguro che trovi sempre luce e forza nella preghiera per camminare insieme sulla via della giustizia e della pace".

La seconda tappa è stata al Casa APEC per l'incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico, dove si è tenuto il primo discorso della giornata. Nella vostra patria, un arcipelago di centinaia di isole, si parlano più di ottocento lingue, corrispondenti ad altrettanti gruppi etnici", ha detto il Successore di Pietro, "il che evidenzia una straordinaria ricchezza culturale".

Il vostro Paese", ha proseguito il Santo Padre, "oltre alle isole e alle lingue, è anche ricco di risorse terrestri e idriche". Mentre ha voluto precisare che "questi beni sono destinati da Dio a tutta la comunità, e anche se per il loro sfruttamento è necessario ricorrere a competenze più ampie e a grandi imprese internazionali, è giusto che nella distribuzione del reddito e nell'impiego della manodopera si tenga conto delle esigenze delle popolazioni locali, al fine di apportare un effettivo miglioramento delle loro condizioni di vita".

Oltre a questa difesa della casa comune, il Papa ha auspicato "la fine della violenza tribale, che purtroppo causa molte vittime, non permette di vivere in pace e ostacola lo sviluppo". Ha fatto appello a tutti "per fermare la spirale della violenza e per imboccare con decisione la strada che porta a una proficua collaborazione, a beneficio di tutta la popolazione del Paese".

A "tutti coloro che si professano cristiani - la grande maggioranza del vostro popolo - auguro sinceramente che la fede non si riduca mai all'osservanza di riti e precetti, ma che consista nell'amare Gesù Cristo e nel seguirlo, e che diventi cultura vissuta, ispirando le menti e le azioni e diventando un faro di luce che illumina il cammino".

"Mi congratulo - ha concluso il Santo Padre - con le comunità cristiane per le opere di carità che svolgono nel Paese, e le esorto a cercare sempre la collaborazione con le istituzioni pubbliche e con tutte le persone di buona volontà, a cominciare dai fratelli e dalle sorelle di altre comunità cristiane, di altre confessioni e di altre religioni, per il bene comune di tutti i cittadini della Papua Nuova Guinea".

Con bambini di strada e disabili

Nel pomeriggio, dopo aver lasciato la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è recato in auto alla Scuola secondaria tecnica Caritasdove, alle 17.00 ora locale, ha fatto visita ai bambini di Ministero della strada e Servizi Callan.

Dopo il saluto di benvenuto del Cardinale Arcivescovo di Port Moresby e gli applausi e i saluti, la musica del coro e una danza tradizionale, un bambino disabile e un bambino di strada si sono rivolti al Papa, ringraziandolo per il suo aiuto. Servizi Callan e il lavoro dell'Arcidiocesi.

Grazie, Santo Padre, per la sua presenza tra noi", ha detto il primo, mentre il secondo ha aggiunto: "Lei ama i bambini dal momento che ha preso l'iniziativa di incontrarci, anche se non siamo produttivi, a volte creiamo problemi, vaghiamo per le strade e diventiamo un peso per gli altri".

Il Santo Padre ha rivolto alcune parole di saluto ai bambini, ha impartito loro una benedizione, seguita dallo scambio di doni e da una foto di gruppo tra applausi e canti.

Incontro con il clero e i religiosi

Poco dopo, il Santo Padre è arrivato al Santuario di Maria Ausiliatrice, dove è stato accolto con grande fervore. "Vi saluto tutti con affetto: vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e catechisti. Ringrazio il presidente della Conferenza episcopale per le sue parole", così come i testimoni, ha detto ai presenti.

Il Pontefice si è soffermato su "tre aspetti del nostro cammino cristiano e missionario, sottolineati dalle testimonianze ascoltate: il coraggio di iniziare, la bellezza di esserci e la speranza di crescere".

"Vorrei consigliarvi un percorso importante verso il quale indirizzare le vostre "uscite": le periferie del Paese. Penso alle persone che appartengono ai settori più svantaggiati della popolazione urbana, così come a quelle che vivono nelle zone più remote e abbandonate, dove a volte manca il necessario. E anche a coloro che sono emarginati e feriti, sia moralmente che fisicamente, da pregiudizi e superstizioni, a volte fino a rischiare la vita, come ci hanno ricordato Santiago e Suor Lorena", due delle testimonianze che il Papa aveva ascoltato in precedenza.

Ha inoltre affermato che "la bellezza di esserci non sta tanto nei grandi eventi e nei momenti di successo, ma nella lealtà e nell'amore con cui ci sforziamo di crescere insieme ogni giorno".

Continuate la vostra missione", ha concluso il Pontefice, "come testimoni di coraggio, bellezza e speranza! Vi ringrazio per quello che fate, vi benedico tutti dal profondo del cuore e vi chiedo, per favore, di non dimenticare di pregare per me". Dopo la benedizione, lo scambio di doni, la foto con i vescovi, ha salutato i presenti nel cortile con applausi e canti.

L'autoreHernan Sergio Mora

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