Vaticano

Il forte discorso del Papa a favore della vita e della natalità

Papa Francesco ha tenuto venerdì un discorso in cui ha incoraggiato le persone a considerare la vita umana come un dono, non come un problema, e ha detto che il numero di nascite è il primo indicatore della speranza di un popolo. Senza bambini e giovani, un Paese perde la sua voglia di futuro, ha detto ai partecipanti agli Stati Generali della Nascita in Italia.    

Francisco Otamendi-10 maggio 2024-Tempo di lettura: 4 minuti
Papà bambini

Papa Francesco benedice un bambino in Piazza San Pietro l'8 maggio 2024 @OSV

"Ogni dono di un bambino, infatti, ci ricorda che Dio ha fiducia nell'umanità, come sottolinea il motto 'Esserci, più giovani, più futuro'", ha esordito il Santo Padre nel suo intervento alla quarta edizione del Tassi di natalità generali Il nostro 'esserci' non è frutto del caso: Dio ci ha voluti, ha un progetto grande e unico per ciascuno di noi".

In questa prospettiva, "è importante incontrarsi e lavorare insieme per promuovere la natalità con realismo, lungimiranza e coraggio", ha aggiunto il Pontefice, che ha scomposto questi tre concetti.

"Gli esseri umani non sono problemi".

In primo luogo, il "realismo". In passato non sono mancati studi e teorie che mettevano in guardia sul numero di abitanti della Terra, perché la nascita di troppi bambini avrebbe creato squilibri economici, mancanza di risorse e inquinamento. Mi ha sempre colpito il fatto che queste teorie, ormai superate e da tempo inattuali, parlassero degli esseri umani come se fossero dei problemi", ha riflettuto il Papa.

"All'origine dell'inquinamento e della fame nel mondo non ci sono i bambini che nascono, ma le decisioni di chi pensa solo a se stesso, il delirio di un materialismo sfrenato, di un consumismo che, come un virus maligno, erode alla radice l'esistenza delle persone e della società", ha affermato.

Con parole che suonano come quelle di San Paolo VI, Francesco ha sottolineato che "il problema non è quanti siamo nel mondo, ma che tipo di mondo stiamo costruendo; non sono i bambini, ma l'egoismo, che crea ingiustizie e strutture di peccato, fino a intrecciare interdipendenze malsane tra sistemi sociali, economici e politici".

L'impegno del governo per la famiglia

"No, il problema del nostro mondo non è che nascono bambini: sono l'egoismo, il consumismo e l'individualismo che rendono le persone sazie, sole e infelici. Il numero di nascite è il primo indicatore della speranza di un popolo. Senza bambini e giovani, un Paese perde la sua voglia di futuro", ha continuato Papa Francesco.

A questo proposito, il Santo Padre ha chiesto "un maggiore impegno da parte di tutti i governi, affinché le giovani generazioni possano realizzare i loro legittimi sogni. Si tratta di fare scelte serie ed efficaci a favore della famiglia. Ad esempio, mettere una madre in condizione di non dover scegliere tra il lavoro e la cura dei figli; oppure liberare molte giovani coppie dal peso della precarietà del lavoro e dall'impossibilità di acquistare una casa".

È importante anche "promuovere, a livello sociale, una cultura della generosità e della solidarietà intergenerazionale, rivedere abitudini e stili di vita, rinunciando al superfluo per dare ai più giovani una speranza per il domani, come accade in molte famiglie". 

Coraggio ai giovani

La terza parola è "coraggio", ha proseguito. "E qui mi rivolgo soprattutto ai giovani. So che per molti di voi il futuro può sembrare preoccupante, e che tra il calo delle nascite, le guerre, le pandemie e i cambiamenti climatici, non è facile mantenere viva la speranza. Ma non arrendetevi, abbiate fede, perché il domani non è qualcosa di ineluttabile: lo costruiamo insieme, e in questo "insieme" troviamo soprattutto il Signore".

"La sfida della natalità è una questione di speranza".

L'anno scorso, il Papa era presente anche all'incontro del Tassi di natalità generali. In un'intervista a Omnes, il suo promotore, Gianluigi De PaloUn patto globale per la nascita è una proposta che potrebbe essere discussa a livello internazionale", ha detto. De Palo ha anche ricordato alcune parole del discorso del Papa.

"La sfida della natalità è una questione di speranza. La speranza si nutre dell'impegno per il bene di ciascuno, cresce quando ci sentiamo partecipi e coinvolti nel dare un senso alla nostra vita e a quella degli altri. Nutrire la speranza è quindi un'azione sociale, intellettuale, artistica e politica nel senso più alto del termine; è mettere le proprie capacità e risorse al servizio del bene comune, è gettare i semi del futuro".

Le Dichiarazioni Generali di Nascita sono un iniziativa della Fondazione per la nascitae i loro incontri riuniscono numerose iniziative civili, aziende pubbliche, private e singoli individui intorno al problema demografico, che dovrebbe, a loro avviso, unire tutto il Paese a prescindere dalle scelte politiche o culturali.

Italia e il Vecchio Continente, "senza speranza per il domani".

Anche Papa Francesco ha fatto riferimento oggi al problema dell'Italia, che è il problema di molti paesi europei, come ha affrontato Omnes in più occasioni: "In Italia, ad esempio, l'età media è ormai di quarantasette anni e si continuano a battere nuovi record negativi. Purtroppo, se ci basassimo su questi dati, saremmo costretti ad affermare che l'Italia sta progressivamente perdendo la speranza nel domani, come il resto del mondo, il resto dell'Europa: il Vecchio Continente sta diventando sempre più vecchio, stanco e rassegnato, così impegnato a esorcizzare la solitudine e l'angoscia da non saper più assaporare, nella civiltà del dono, la vera bellezza della vita".

Un'opera di speranza

All'inizio del suo discorso, Papa Francesco si era rivolto a Gianluigi de Palo: "Grazie Gianluigi e a tutti coloro che lavorano per questa iniziativa. Sono felice di essere di nuovo con voi perché, come sapete, il tema del parto mi sta molto a cuore.

Concludendo, il Pontefice ha detto: "Come le mamme e i papà della Fondazione per il Parto, che ogni anno organizzano questo evento, questo lavoro di speranza ci aiuta a riflettere, e sta crescendo, coinvolgendo sempre più il mondo della politica, delle banche, dello sport, dello spettacolo e del giornalismo. Cari amici, grazie per quello che fate, grazie a tutti voi. Vi sono vicino e vi accompagno con la mia preghiera. E vi chiedo di non dimenticare di pregare per me.

L'autoreFrancisco Otamendi

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