Il Pontefice ha dedicato la sua catechesi sulla Pubblico Questa mattina in Aula Paolo VI alla nascita di Gesù, con una meditazione che ha sottolineato "l'umiltà di Dio nell'entrare nella storia".
All'inizio, ha riferito che "con la mia bronchite non posso ancora leggere, ma la prossima settimana potrò farlo", così, a parte le sue parole in italiano e spagnolo, la sua riflessione per i pellegrini è stata letta in diverse lingue dal sacerdote Pierluigi Giroli, della Segreteria di Stato.
"Che si possano trovare sentieri di pace".
Alla fine di catechesi in italiano, prima di recitare il Padre Nostro e di impartire la Benedizione, il Papa ha incoraggiato due considerazioni di carattere generale, pregando la preghiera e la penitenza per La paceDopodomani (14) celebreremo la festa dei Santi Cirillo e Metodio, primi propagatori della fede tra i popoli slavi. Che la loro testimonianza aiuti anche voi a essere apostoli del Vangelo, lievito di rinnovamento nella vita personale, familiare e sociale.
Riflettendo sulla pace, il Santo Padre ha ricordato "tanti Paesi che sono in guerra" e ha incoraggiato: "Preghiamo per la pace, facciamo di tutto per la pace, non siamo nati per uccidere, ma per far crescere le persone. Che si trovino strade di pace. La vostra preghiera quotidiana sia, per favore, di chiedere la pace, per l'Ucraina sofferente e martirizzata, pensate alla Palestina, a Israele, al Myanmar, al Nord Kivu, al Sud Sudan, per favore, preghiamo per la pace, facciamo penitenza per la pace.
Segni di umiltà del Messia
"Nella nostra catechesi di oggi" (basata su Luca 2, 10-12), "contempliamo la nascita di Gesù a Betlemme, che entra nella storia facendosi compagno di viaggio", ha esordito il Papa nella sua riflessione.
"Egli stesso, fin dal grembo di sua madre, era sempre in cammino. Prima da Nazareth alla casa di Elisabetta e Zaccaria - nella Visitazione - e poi da Nazareth alla casa di Elisabetta e Zaccaria - nella Visitazione. Belén per adempiere al censimento. Questo mostra l'umiltà di Dio, che non si sottrae o mina le strutture del mondo, ma le illumina e le ricrea dall'interno.
"Un altro segno dell'umiltà del Messia è che non nasce in un palazzo, ma in un luogo per animali. Non si manifesta nel clamore, ma nel silenzio; non si impone, ma si offre".
I pastori, "destinatari della più bella notizia della storia".
Inoltre, il Papa ha sottolineato che Dio sceglie i pastori "per essere i destinatari della più bella notizia che sia mai risuonata nella storia: i pastori, gente semplice e umile, sono i primi a ricevere questa buona notizia. Il Salvatore tanto atteso nasce per loro, per essere il Pastore del loro popolo. Lo accolgono con grato stupore e, mentre gli vanno incontro, il loro cuore si riempie di gioia e di speranza".
Francesco ha incoraggiato: "Chiediamo al Signore la grazia di andare loro incontro con prontezza e semplicità, come pastori, annunciando a tutti la speranza e la gioia del Vangelo".
Il Giubileo, un tempo di rinnovamento spirituale
Per quanto riguarda le sue parole ai pellegrini di lingue diverse, forse quelle rivolte ai pellegrini di lingua inglese e poi a quelli di lingua cinese possono riassumere i suoi discorsi.
"Vorrei che il Giubileo della speranza che sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale. Invoco su di voi tutta la gioia e la pace del Signore Gesù", ha detto ai pellegrini provenienti da Inghilterra, Irlanda del Nord, Malta, Svezia, Australia, Indonesia, Filippine e Stati Uniti, con una menzione speciale per "i seminaristi del Pontificio Collegio Irlandese, assicurando loro le mie preghiere per la loro preparazione al sacerdozio".
"Saluto cordialmente il popolo di lingua cinese. Cari fratelli e sorelle, vi esorto a lavorare per una società giusta e unita, la mia benedizione a tutti voi", ha detto al popolo di lingua cinese.
"Discernere nella debolezza la forza del Dio Bambino".
Infine, il Papa ha fatto due richieste. In primo luogo, che "anche noi possiamo chiedere la grazia di essere, come i pastori, capaci di stupore e di lode davanti a Dio, e capaci di custodire ciò che Egli ci ha affidato: i nostri talenti, i nostri carismi, la nostra vocazione e le persone che Egli mette al nostro fianco".
In secondo luogo, "chiediamo al Signore di saper discernere nella debolezza la forza straordinaria del Dio Bambino, che viene a rinnovare il mondo e a trasformare le nostre vite con il suo progetto pieno di speranza per tutta l'umanità".