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Il Papa chiede ai giovani di incarnare la bellezza del Vangelo

La mattina del 3 agosto, Papa Francesco ha incontrato i giovani studenti dell'Università Cattolica Portoghese, durante il quale ha tenuto un discorso in cui ha messo a confronto le figure del pellegrino e dello studente universitario.

Paloma López Campos-3 agosto 2023-Tempo di lettura: 4 minuti
Papa jmj

Papa Francesco saluta il popolo dopo la preghiera dei vespri a Lisbona (foto CNS / Lola Gomez)

Il 3 agosto Papa Francesco ha incontrato un gruppo di giovani studenti dell'Università Cattolica Portoghese. L'incontro fa parte del suo programma nel GMG e ha avuto inizio dopo l'esecuzione di un brano musicale, seguito da un discorso di benvenuto tenuto dal rettore dell'università, Isabel Capeloa Gil.

A diversi studenti è stata data l'opportunità di offrire la propria testimonianza, basata su "Laudato si'"Il Patto Globale per l'Educazione, il ".Economia di Francisco" e il "Fondo del Papa". Dopo i discorsi, il Santo Padre si è rivolto a tutti i presenti.

Francesco ha esordito parlando della figura del pellegrino, che "letteralmente significa mettere da parte la routine quotidiana e intraprendere un viaggio intenzionale, muovendosi 'oltre i campi' o 'oltre i confini', cioè fuori dalla propria zona di comfort, verso un orizzonte di senso".

Il pellegrino è un riflesso della condizione umana, ha spiegato Francesco. "Tutti sono chiamati a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma che ci invitano a intraprendere un viaggio, a superare noi stessi, ad andare oltre noi stessi. E questo, che vale per tutti in generale, si vede soprattutto nella vita degli studenti universitari.

Il Papa ha incoraggiato tutti ad essere esigenti e critici nel cammino di ricerca che stiamo percorrendo. "Diffidiamo delle formule pronte, delle risposte che sembrano a portata di mano, tirate fuori dalle maniche come carte da gioco truccate; diffidiamo di quelle proposte che sembrano dare tutto senza chiedere nulla.

Giovani alla ricerca senza paura

Francesco è andato oltre e ha chiesto coraggio in questo processo, ricordando le parole di Pessoa: "Essere insoddisfatti è essere uomini". Per questo motivo, il Santo Padre ha assicurato che "non dobbiamo avere paura di sentirci a disagio, di pensare che quello che abbiamo fatto non è abbastanza. Essere insoddisfatti - in questo senso e nella sua giusta misura - è un buon antidoto alla presunzione di autosufficienza e al narcisismo. L'incompletezza definisce la nostra condizione di cercatori e pellegrini perché, come dice Gesù, "siamo nel mondo, ma non del mondo".

Il Papa ha sottolineato che l'inquietudine non deve preoccuparci. I campanelli d'allarme dovrebbero suonare "quando siamo pronti a sostituire la strada da percorrere fermandoci in qualsiasi oasi - anche se quel conforto è un miraggio; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, invece di domande che lacerano, preferiamo risposte facili che anestetizzano".

Francesco è stato chiaro nel suo messaggio ai giovani: cercare e rischiare: "In questo momento storico le sfide sono enormi e i gemiti dolorosi, ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo nell'agonia, ma nel travaglio; non alla fine, ma all'inizio di un grande spettacolo. Siate, dunque, protagonisti di una "nuova coreografia" che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita".

Un'educazione che porta frutto

Il Santo Padre vuole che i giovani sognino e si mettano in cammino per portare frutto. Per questo ha detto: "Abbiate il coraggio di sostituire le paure con i sogni; non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!

Francesco ha anche colto l'occasione per inviare un messaggio ai responsabili dell'istruzione nel mondo. Ha invitato le università a non impegnarsi "nella formazione delle nuove generazioni solo per perpetuare l'attuale sistema elitario e diseguale nel mondo, in cui l'istruzione superiore è un privilegio per pochi".

Il Papa ha posto l'accento sul fatto che l'educazione è un dono destinato a portare frutto. "Se la conoscenza non viene accettata come una responsabilità, diventa sterile. Se coloro che hanno ricevuto un'istruzione superiore - che oggi, in Portogallo e nel mondo, continua a essere un privilegio - non si sforzano di restituire qualcosa di ciò di cui hanno beneficiato, non hanno compreso ciò che è stato loro offerto".

Pertanto, Francesco ha affermato che "la laurea, infatti, non può essere vista solo come una licenza per costruire il benessere personale, ma come un mandato per dedicarsi a una società più giusta e inclusiva, cioè più sviluppata".

I giovani e il progresso reale

Il Santo Padre ha anche colto l'occasione per parlare del vero progresso che il mondo chiede per prendersi cura della nostra casa comune. "Questo non può avvenire senza una conversione del cuore e un cambiamento della visione antropologica che sta alla base dell'economia e della politica.

Ma prima c'è un altro passo da fare. Francesco ha sottolineato "la necessità di ridefinire ciò che chiamiamo progresso ed evoluzione". Il Papa ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che "in nome del progresso, si è aperta la strada a una grande regressione". Ma il Pontefice ha avvertito di avere speranza per i giovani: "Voi siete la generazione che può vincere questa sfida, avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati, ma per favore non cadete nella trappola delle visioni parziali".

Francesco ha chiesto ai giovani universitari di tenere presente l'ecologia integrale nella ricerca di soluzioni. "Dobbiamo ascoltare la sofferenza del pianeta accanto a quella dei poveri; dobbiamo mettere il dramma della desertificazione accanto a quello dei rifugiati, la questione delle migrazioni accanto a quella del calo della natalità; dobbiamo affrontare la dimensione materiale della vita all'interno di una dimensione spirituale. Non per creare polarizzazioni, ma per creare visioni d'insieme".

Incarnare il Vangelo

Il discorso del Papa si è concluso con un'allusione alla fede dei giovani. "Vorrei dire loro di rendere credibile la loro fede attraverso le loro decisioni. Perché se la fede non genera stili di vita convincenti, non fa fermentare la massa del mondo. Non basta che un cristiano sia convinto, deve essere convincente". 

Francesco ha sottolineato che questa è la responsabilità di ogni cattolico, chiamato a essere discepolo dal Battesimo. "Le nostre azioni sono chiamate a riflettere la bellezza - gioiosa e radicale - del Vangelo". E questo deve avvenire recuperando "il senso dell'incarnazione. Senza incarnazione, il cristianesimo diventa un'ideologia; è l'incarnazione che ci permette di essere stupiti dalla bellezza che Cristo rivela attraverso ogni fratello e sorella, ogni uomo e donna".

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