Papa Francesco è arrivato a scuola di buon mattino per incontrare un folto gruppo di giovani. È stato accolto con il famoso Gesù Cristo Tu sei la mia vita e applausi.
Dopo il saluto del vescovo cattolico di Atene, mons. Sevastiano Rossolato, il Papa si è intrattenuto con alcune danze regionali che hanno lasciato spazio alle testimonianze e alle domande dei giovani: Katerina, Ioanna e Aboud, un giovane siriano che ha raccontato di essere fuggito "dall'amata e martirizzata Siria", insieme alla sua famiglia, con grave pericolo di vita in diverse occasioni.
Il cuore della fede: siamo figli di Dio
Il Papa ha voluto rispondere alle domande sollevate dalla giovane donna sui dubbi che a volte sorgono in lei riguardo alla sua fede o alla vita cristiana. "Vorrei dire a voi e a tutti voi: non abbiate paura dei dubbi, perché non sono una mancanza di fede. Non temete i dubbi. Al contrario, i dubbi sono 'vitamine della fede': aiutano a rafforzarla", ha detto il Papa, che ha paragonato la vita cristiana a una "storia d'amore, ci sono momenti in cui bisogna porsi delle domande. E questo è un bene.
Tuttavia, il Papa ha voluto avvertire i giovani che, molte volte, quel dubbio che ci porta a pensare di aver sbagliato con il Signore è una tentazione del diavolo che va respinta: "Cosa fare quando quel dubbio diventa soffocante e non ti lascia in pace, quando perdi la fiducia e non sai più da dove cominciare? Dobbiamo trovare il nostro punto di partenza: qual è? Stupore", ha ricordato il Santo Padre.
"Lo stupore non è solo l'inizio della filosofia, ma anche della nostra fede", ha sottolineato il Papa nella culla dei grandi pensatori greci. "Quando qualcuno incontra Gesù, rimane stupito", ha proseguito il Papa, che ha ribadito questa idea ricordando che "la nostra fede non consiste prima di tutto in un insieme di cose da credere e di precetti da rispettare. Il cuore della fede non è un'idea, non è una morale, il cuore della fede è una realtà, una bella realtà che non dipende da noi e che ci lascia senza parole: siamo i figli prediletti di Dio!
Dio non si pente di noi
Il Papa ha voluto sottolineare questa idea di non lasciarsi trascinare dal pessimismo, nonostante le proprie debolezze o cadute. Su questa linea, ha ricordato come il senso della filiazione divina sia radicato nella consapevolezza che Dio ci ama infinitamente, che ci guarda con occhi diversi dai nostri: "se ci mettiamo davanti a uno specchio, possiamo non vederci come vorremmo, perché corriamo il rischio di concentrarci su ciò che non ci piace. Ma se ci mettiamo davanti a Dio, la prospettiva cambia (...) Dio non ci rimpiange. Dio perdona sempre. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono.
Il Papa, utilizzando una similitudine familiare ai presenti: l'Iliade, ha voluto mettere in guardia i giovani dagli attuali "canti delle sirene" che "con messaggi seducenti e insistenti, puntano sul denaro facile, sui falsi bisogni del consumismo, sul culto del benessere fisico, sul divertimento a tutti i costi... Ci sono tanti fuochi d'artificio, che brillano per un momento e poi lasciano solo fumo nell'aria", e di fronte a queste tentazioni ha incoraggiato i giovani a "nutrire lo stupore, la bellezza della fede". Non siamo cristiani perché dobbiamo esserlo, ma perché è bello", ha concluso.
I volti degli altri
Un'altra delle idee che il Santo Padre ha voluto sottolineare è il bisogno di comunità, di trovare Cristo nell'"altro". "Per conoscere Dio, non basta avere le idee chiare su di Lui - questa è una piccola parte, non è sufficiente - bisogna andare a Lui con la propria vita", ha detto il Papa.
"Gesù si trasmette attraverso volti e persone concrete", ha detto Francesco, in un'affermazione che si ricollega soprattutto ai momenti vissuti in questo viaggio con i migranti a Cipro e i rifugiati a Mitilene, così come ai suoi frequenti appelli all'unità e alla comprensione con i fedeli di altre confessioni. "Dio è presente attraverso le storie delle persone. Egli passa attraverso di noi", ha sottolineato al gruppo di giovani riuniti, evidenziando che "sono felice di vedervi tutti insieme, uniti, anche se provenite da Paesi e contesti così diversi".
Uno di questi giovani provenienti da altri Paesi è Aboud, che ha raccontato al Santo Padre la sua dolorosa e pericolosa fuga dalla Siria alla Grecia, in cui ha rischiato di perdere la vita. Il Papa si è rivolto a lui esortandolo ad avere "il coraggio della speranza che hai avuto" per non essere paralizzato dalle paure che assillano tutta la vita e soprattutto, ha sottolineato a tutti i presenti, "il coraggio di rischiare, di andare verso gli altri". Con questo coraggio, ognuno di voi troverà se stesso, si troverà a vicenda e troverà il senso della vita".
L'incontro, che si è concluso con il saluto di diversi giovani, tra cui i tre testimoni, al Santo Padre, è stato l'ultimo atto di questo viaggio apostolico a Cipro e in Grecia. Poco dopo, intorno alle 11:00, Francesco è decollato dall'aeroporto internazionale di Atene per concludere un viaggio caratterizzato da un impulso ecumenico, un appello alla solidarietà e all'aiuto per i migranti e gli sfollati e un richiamo al dialogo.