Vaticano

Papa Francesco critica l'ottimismo biotecnologico che postula l'immortalità

Papa Francesco continua la sua catechesi sugli anziani. In questa occasione, partendo dal dialogo di Gesù con Nicodemo, il pontefice riflette sulla saggezza degli anziani. Si sofferma in particolare su come essi sappiano scoprire la bellezza della vita orientata a Dio, senza lasciarsi ingannare dal sogno ad occhi aperti transumanista di una vita eterna grazie ai progressi biotecnologici.

Javier García-8 giugno 2022-Tempo di lettura: 3 minuti

Foto: Papa Francesco all'udienza di questa mattina. © Foto CNS/Paul Haring

Questa settimana il Papa ha iniziato la sua riflessione partendo dal testo evangelico del dialogo di Gesù con Nicodemo. "Nella conversazione di Gesù con Nicodemo emerge il cuore della rivelazione e della sottomissione redentrice di Gesù, quando dice: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna" (v. 16). Gesù dice a Nicodemo che per "vedere il regno di Dio" è necessario "rinascere dall'alto" (cfr. v. 3).

Nicodemo fraintende le parole di Gesù e "fraintende questa nascita, e mette in dubbio la vecchiaia come prova della sua impossibilità: gli esseri umani invecchiano inevitabilmente". Tuttavia, come ha sottolineato il Papa negli ultimi mesi, "l'età avanzata non solo non è un ostacolo alla nascita dall'alto di cui parla Gesù, ma diventa il momento opportuno". È nella vecchiaia che gli anziani devono riscoprire la loro missione di vita.

Il mito dell'eterna giovinezza

Il nostro contesto socio-culturale mostra "una preoccupante tendenza a considerare la nascita di un figlio come una semplice questione di produzione e riproduzione biologica dell'essere umano, coltivando il mito dell'eterna giovinezza come l'ossessione - disperata - di una carne incorruttibile". Perché la vecchiaia è - per molti versi - disprezzata? Perché porta all'evidenza inconfutabile della distruzione di questo mito, che vorrebbe farci tornare al ventre materno, per tornare sempre giovani nel corpo".

Lo sviluppo biotecnologico degli ultimi decenni ha favorito un ottimismo che si spinge fino a sostenere la possibilità dell'immortalità. "La tecnologia è attratta da questo mito in tutti i sensi: sperando di sconfiggere la morte, possiamo tenere in vita il corpo con medicine e cosmetici, che rallentano, nascondono, eliminano la vecchiaia. Naturalmente, una cosa è il benessere, un'altra è alimentare il mito. Non si può negare, tuttavia, che la confusione tra i due aspetti stia creando una certa confusione mentale.

In deroga al testo programmato, Papa Francesco ha fatto alcune preziose considerazioni sulla bellezza delle rughe degli anziani, in contrasto con la cultura delle operazioni cosmetiche. "Si fa tanto per ritrovare questa giovinezza per sempre. Tanto trucco, tanta chirurgia per sembrare giovani. Mi vengono in mente le parole di una saggia attrice italiana. Quando le dissero che doveva sbarazzarsi delle sue rughe, lei rispose: no, non toccarle, mi ci sono voluti molti anni per ottenerle. Cioè, le rughe sono un simbolo di esperienza, di maturità, di aver percorso un cammino. Non toccateli per diventare giovani, ma giovani in viso, ciò che conta è l'intera personalità. Ciò che conta è il cuore che rimane con la giovinezza del vino buono, che più invecchia e più è buono".

La vita nella carne mortale è una bellissima "incompiutezza": come certe opere d'arte, che hanno un fascino unico proprio perché sono incomplete. Perché la vita quaggiù è "iniziazione", non compimento: veniamo al mondo così, come persone vere, per sempre. Ma la vita nella carne mortale è uno spazio e un tempo troppo piccoli per mantenere intatta e portare a compimento la parte più preziosa della nostra esistenza nel tempo del mondo.

Seguendo questa logica, "la vecchiaia ha una bellezza unica: si cammina verso l'Eterno. Nessuno può rientrare nell'utero materno, nemmeno nel suo sostituto tecnologico e consumistico. Sarebbe triste, anche se fosse possibile. Il vecchio cammina in avanti, verso il destino, verso il cielo di Dio. La vecchiaia è quindi un tempo speciale per dissolvere il futuro dell'illusione tecnocratica di una sopravvivenza biologica e robotica, ma soprattutto perché apre alla tenerezza del grembo creativo e generativo di Dio".

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