Il sacerdote è colui che ha deciso di seguire e imitare Cristo, vivendo appieno il proprio ministero-vocazione, in una dinamica missionaria in cui si prende cura dei fedeli a lui affidati, ma senza stancarsi di andare a cercare coloro che per tanti motivi si sono allontanati "da casa", o dall'ovile per riferirsi a un'immagine evangelica.
È questa, in estrema sintesi, la sintesi del pensiero e dell'insegnamento sul ministero sacerdotale che Papa Francesco ha "dispensato" durante i dieci anni del suo pontificato, che terminerà il prossimo marzo 2023.
Una "fotografia" che si evince anche dall'esempio personale del Pontefice, che ha "incarnato" l'essere pastore secondo il cuore di Cristo, in mezzo a una società piena di richieste e di bisogni.
Per mostrarne alcuni tratti salienti, abbiamo scelto dieci discorsi pubblici del Santo Padre - discorsi, omelie, lettere - corrispondenti a ciascun anno del suo ministero come pastore della Chiesa universale, e uno per l'anno appena iniziato.
-2013. Partenza per le periferie
Uno dei suoi primi discorsi non poteva che essere l'omelia della sua prima Messa Crismale da Vescovo di Roma, davanti ai sacerdoti della sua diocesi, ricordando il giorno della sua ordinazione, il 28 marzo 2013. Qui il Papa, riferendosi alle letture proprie di quella celebrazione, spiega che il sacerdote è colui che porta "sulle sue spalle il popolo che gli è stato affidato" e porta i nomi di questo popolo -"il nostro popolo fedele- "inciso sul suo cuore". Poi c'è l'olio dell'unzione, che è "per i poveri, per i prigionieri, per i malati e per coloro che sono tristi e soli".
Un chiaro riferimento prioritario al "Chiesa in movimento". che si prende cura degli ultimi e dei dimenticati, e un riferimento esplicito al "periferie", dove si incontrano dolori e gioie, angosce e speranze, e dove il sacerdote deve portare la potenza e l'efficacia redentrice di questa "unzione".
-2014. Il tempo della misericordia
Un cuore sacerdotale misericordioso è quello che Papa Francesco presenta l'anno successivo ai sacerdoti della sua diocesi, all'inizio della Quaresima, in un incontro nell'Aula Paolo VI il 6 marzo 2014.
Qui ricorda, facendo riferimento a un passo del Vangelo di Matteo, che il luogo in cui Gesù si trovava più spesso era "sulle strade" e questo ci permette di cogliere la profondità del suo cuore, animato dalla compassione per le tante "folle" stanche ed esauste. Il Pontefice spiega poi come la Chiesa si trovi nel "tempo della misericordia", una grande intuizione già trasmessa al Popolo di Dio dal suo predecessore Giovanni Paolo II.
Per i sacerdoti, questo si traduce in "vicinanza". e vicinanza a chi è ferito nella propria vita, mostrando "viscere di misericordia", ad esempio, nell'amministrazione del sacramento della Riconciliazione, ma anche nell'atteggiamento di accoglienza, ascolto, consiglio, assoluzione... Bisogna quindi "commuoversi nel cuore" e questo può avvenire solo se si vive la misericordia di Dio in prima persona.
-2015. "Non stancarti di perdonare".
"Non stancatevi di perdonare. Siate capaci di perdonare".come ha fatto Gesù. È quanto ha chiesto Papa Francesco ai sacerdoti durante il suo viaggio a Cuba nel settembre 2015, nell'omelia dei vespri con i consacrati nella cattedrale dell'Avana.
Ha poi ricordato che è ancora fondamentale per un pastore andare alla ricerca degli ultimi: gli affamati, i carcerati, gli ammalati secondo il "Protocollo Matteo 25".
E il luogo privilegiato per accogliere questi fratelli e sorelle è il confessionale, senza essere nevrotici o maldisposti, ma lasciando fluire l'abbraccio del perdono.
-2016. Puntare al centro della persona
Proseguendo sul tema della Misericordia, nel 2016 il Papa ha indetto un Giubileo speciale e nella giornata dedicata ai sacerdoti, nella festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, il 3 giugno, ha esordito parlando della necessità di "puntare il cuore" dei pastori "al centro della persona", alle radici più forti della vita e al nucleo degli affetti, imitando il Buon Pastore, che "è la misericordia stessa".
Per formare questo cuore che imita Cristo, il Santo Padre suggerisce ai sacerdoti tre azioni: uscire da se stessi per cercare chi non vuole più far parte del gregge; saper ascoltare e accompagnare i passi delle persone con generosa compassione e spirito di inclusione; gioire nel percepirsi come quel canale di misericordia che appunto avvicina le persone a Dio.
-2017. Esperti nell'arte del discernimento
È chiaro che prima di diventare sacerdote si compie un intenso percorso di formazione e uno degli aspetti che Papa Francesco tiene a sottolineare, attingendo anche alla sua familiarità con la tradizione ignaziana e gesuitica, è quello del discernimento.
È un'arte che si impara soprattutto prendendo confidenza con l'ascolto della Parola di Dio, con una crescente conoscenza del proprio mondo interiore, degli affetti e delle paure.
Lo ha spiegato ai seminaristi del seminario campano di Posillipo, riuniti in Vaticano il 6 maggio 2017, ribadendo l'urgenza di "fuggire dalla tentazione di rifugiarsi dietro una norma rigida o dietro l'immagine di una libertà idealizzata".
-2018. Preghiera, obbedienza e libertà
Nel settembre 2018, Papa Francesco si è rivolto ai sacerdoti dell'arcidiocesi di Valencia, accompagnato dall'arcivescovo Antonio Cañizares Llovera.
Approfittando del Giubileo di San Vincenzo Ferrer celebrato quell'anno, il Pontefice ha proposto tre mezzi fondamentali per un sacerdote per mantenere l'amicizia e l'unione con Gesù Cristo.
Innanzitutto la preghiera, perché un sacerdote che se ne priva "non va molto lontano", e la gente se ne rende conto; poi l'obbedienza di predicare il Vangelo a ogni creatura, cioè l'annuncio della Parola, che deve essere fatto con gioia senza sentirsi padrone o addirittura "datore di lavoro".
Infine, la libertà di saper "uscire" per incontrare il fratello, ma anche di saper prendere le distanze dalla mondanità.
-2019. Due link: Gesù e il popolo
In occasione del 160° anniversario della morte del Santo Curato d'Ars (Giovanni Maria Vianney), proposto da Pio XI nel 1929 come patrono di tutti i parroci, il 4 agosto 2019 Papa Francesco ha scritto una lettera paterna a tutti i sacerdoti del mondo, fratelli che silenziosamente "lasciano tutto" per dedicarsi alla vita delle loro comunità. Fratelli che lavorano "in trincea" e che "mostrano il loro volto". per curare e accompagnare il suo popolo.
Lo scopo della lettera è spiegato dal Papa nell'introduzione: essere vicini, ringraziare e incoraggiare. Non va dimenticato che arriva in un momento di forte critica nei confronti dei sacerdoti, dopo le tristi vicende di abusi sessuali.
Dopo il ringraziamento per la "perseveranza", la resistenza, l'amministrazione dei sacramenti e la passione per il popolo, l'incoraggiamento è consistito nel ribadire l'importanza di non trascurare "due legami costitutivi della nostra identità", quello che ci unisce a Gesù - "cercatelo, trovatelo e godete della gioia di lasciarvi guarire, accompagnare e consigliare" - e quello che ci unisce al popolo - "non isolatevi dal vostro popolo", "non chiudetevi in gruppi chiusi ed elitari".
-2020. Chiamati ad annunciare e profetizzare il futuro
L'anno successivo Francesco scrisse una nuova lettera, questa volta ai sacerdoti della diocesi di Roma, dal momento che non era possibile celebrare la Messa crismale insieme a causa della pandemia di Covid-19.
Anche in questo caso, si tratta di essere vicini e accompagnare una comunità di fratelli che, tuttavia, è stata messa a dura prova dalle conseguenze delle restrizioni sanitarie.
L'approccio del Santo Padre è quello di puntare tutto - dopo le tante sofferenze viste e vissute - sulla Risurrezione: "Come comunità sacerdotale siamo chiamati ad annunciare e profetizzare il futuro", cercando di stabilire "un tempo sempre nuovo: il tempo del Signore".
-2021. Sognare una Chiesa interamente al servizio
"Cari fratelli sacerdoti, vi invito ad avere sempre grandi orizzonti, a sognare, a sognare una Chiesa tutta al vostro servizio, un mondo più fraterno e solidale. E per questo, come protagonisti, dovete dare il vostro contributo. Non abbiate paura di osare, di rischiare, di andare avanti perché potete fare tutto con Cristo che vi dà la forza". Queste sono le parole che Papa Francesco ha rivolto nel giugno del 2021 ai sacerdoti dell'Ordine di Malta. Convitto San Luigi dei FrancesiLa comunità si trova nel cuore di Roma.
Accanto a questo incoraggiamento, che vale per tutti i sacerdoti, il Pontefice ha ribadito l'importanza di "essere apostoli della gioia", senza dimenticare un po' di sano umorismo, ben sapendo che questa sensibilità ha la sua fonte nel rimanere radicati in Cristo.
-2022. Le quattro vicinanze
Nel febbraio dello scorso anno, su iniziativa dell'allora prefetto del Dicastero per i Vescovi, il cardinale Marc Ouellel simposio sulla teologia del sacerdozio si è tenuto in Vaticano, dove Papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti.
Qui il Santo Padre ha invitato i sacerdoti a "intercettare il cambiamento" dei tempi che stiamo vivendo, rimanendo ancorati "alla Tradizione viva e saggia della Chiesa, che può permettersi di mettersi in cammino senza paura".
Come "strumenti concreti" di questa missione oggi, ha parlato più diffusamente delle "quattro vicinanze" già citate. Innanzitutto, la vicinanza a Dio, da cui attingere la forza necessaria; la vicinanza al vescovo, per consolidare i legami di obbedienza e la capacità di ascolto; la vicinanza tra i sacerdoti, per sentirsi parte di una grande comunità; infine, la vicinanza al popolo di Dio, per "portare avanti la via del Signore".
-2023. Veri testimoni dell'amore di Dio
L'intervento più recente rivolto ai sacerdoti è l'incontro di preghiera - insieme a diaconi, consacrati e seminaristi - che Papa Francesco ha avuto con loro in il suo viaggio nella Repubblica Democratica del Congo all'inizio di febbraio.
Qui torna, come all'inizio del suo pontificato, al riferimento all'unzione e all'olio".di consolazione e speranza", che il Signore dona al suo popolo attraverso i suoi sacri ministri. Il Santo Padre ha poi ribadito l'importanza del servizio - servire il popolo e non farsi usare da esso - allontanando tre tentazioni particolari.
La prima è la "mediocrità spirituale", che può essere superata con la celebrazione eucaristica quotidiana e la Liturgia delle Ore. Poi, la sfida della "comodità mondana" deve essere vinta diffondendo piuttosto modelli di sobrietà e libertà interiore.
Infine, la tentazione della superficialità, imparando a "entrare nel cuore del mistero cristiano, ad approfondire la dottrina, a studiare e meditare la parola di Dio". L'obiettivo finale è quello di diventare, ovviamente nella varietà delle ansie del nostro tempo, dei veri e propri "testimoni dell'amore di Dio"..