"Per affrontare le sfide dell'IA, la Appello di Roma propone un'algoretica, cioè un'etica degli algoritmi, capace di agire non come strumento di contenimento, ma come orientamento e guida, basata sui principi della Dottrina sociale della Chiesa: dignità della persona, giustizia, sussidiarietà e solidarietà. I destinatari sono la società nel suo complesso, le organizzazioni, i governi, le istituzioni, le aziende tecnologiche internazionali: tutti devono condividere un senso di responsabilità che garantisca a tutta l'umanità un futuro in cui l'innovazione digitale e il progresso tecnologico mettano al centro l'essere umano".
Questo è uno dei passaggi chiave del discorso del monsignore Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nell'ambito della Giornata di studio e formazione per i giornalisti, promossa dall'Associazione ISCOM e dalla Pontificia Università della Santa Croce.
L'innovazione tecnologica è sempre stata al centro del mondo dell'informazione. Con la potenza degli algoritmi, oggi la Intelligenza artificiale scenari giornalistici sempre più condizionati. I processi di automazione sollevano questioni etiche, professionali e legali. Finiscono per intaccare le basi stesse della professione giornalistica: indipendenza, formazione, etica.
È possibile sfruttare le opportunità offerte dal salto tecnologico salvaguardando la cultura, il fiuto e la sensibilità del giornalista? Questa è la domanda centrale dell'iniziativa su cui hanno dibattuto accademici, professionisti dell'informazione, giuristi ed esperti del digitale.
Papa Francesco, nell'udienza concessa lo scorso 20 febbraio alla Pontificia Accademia per la Vita, ha affermato quanto segue, in riferimento al tema ben più ampio della bioetica: "È paradossale parlare di un uomo "accresciuto" se si dimentica che il corpo umano si riferisce al bene integrale della persona e quindi non può essere identificato solo con l'organismo biologico", un approccio sbagliato in questo campo finisce in realtà non per "accrescere" ma per "comprimere" l'uomo".
Da qui - prosegue il Pontefice - "l'importanza di una conoscenza a misura d'uomo, organica", anche in ambito teologico, per promuovere un nuovo umanesimo, un nuovo umanesimo tecnologico potremmo dire. Le parole del Santo Padre fanno da sfondo alla riflessione di monsignor Vincenzo Paglia, per il quale "il cuore del dibattito sull'intelligenza artificiale - cioè ciò che rende unica ed enormemente potente questa specifica tecnologia - è la sua capacità di agire da sola: l'AI adatta il suo comportamento in base alla situazione, analizza gli effetti delle sue azioni precedenti e lavora in modo autonomo. I progressi nella potenza di calcolo, la disponibilità di grandi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi algoritmi hanno portato l'intelligenza artificiale a fare passi da gigante negli ultimi anni".
Per quanto riguarda l'influenza pervasiva dell'intelligenza artificiale, di cui pochi sono pienamente consapevoli, "è bene leggere", suggerisce Paglia, "il libro di Susanna Zuboff, Il capitalismo di sorveglianza, in cui l'autore mostra l'enorme potere sulle nostre vite di coloro che detengono i dati raccolti ed elaborati attraverso l'IA".
Al punto, dice il libro, che i capitalisti della sorveglianza sanno tutto di noi, mentre per noi è impossibile sapere ciò che sanno loro. Accumulano infiniti dati e conoscenze su di noi, ma non per noi. Sfruttano il nostro futuro in modo che qualcun altro ne tragga vantaggio, ma non noi.
Finché il capitalismo della sorveglianza e il suo mercato dei comportamenti futuri potranno prosperare, la proprietà dei nuovi mezzi di modificazione del comportamento eclisserà i mezzi di produzione come fonte di ricchezza e potere nel XXI secolo.
Evitando un approccio manicheo, cioè evitando adesioni entusiastiche ed esclusioni immotivate, in linea con l'approccio di Day, secondo il quale non si tratta di scegliere tra i due estremi, tra gli ultratecnofili che decantano le lodi ed esaltano le tecnologie emergenti e i pessimisti tecnofobici che le demonizzano, Paglia richiama l'attenzione su quella che considera "la questione decisiva", cioè che "questi dispositivi non hanno un corpo. Sono macchine che possono elaborare flussi astratti di dati. Ma solo macchine. Il fatto che percepiamo comportamenti o effetti di processi con l'automazione ci porta a trascurare il fatto che le macchine arrivano a noi attraverso processi molto diversi. Sono un'imitazione delle apparenze. In realtà, le macchine non ci parlano, non ci ascoltano e non ci rispondono, semplicemente perché non sanno nemmeno che esistiamo e non capiscono cosa ci stanno dicendo".
Di fronte al rischio che l'impetuoso sviluppo della tecnologia possa perdere di vista la dimensione umana, la Pontificia Accademia per la Vita ha organizzato nel 2020 il convegno "....RenAIssance. Per un'intelligenza artificiale umanistica", e hanno promosso congiuntamente, il 28 febbraio dello stesso anno a Roma, la firma di un appello alla responsabilità.
L'appello si chiamava Appello di Roma per l'etica dell'IA e "fu firmato in prima istanza da me, in qualità di Presidente della Pontificia Accademia, da Brad Smith, Presidente di Microsoft, da John Kelly III, Deputy CEO di IBM, da Qu Dongyu, Direttore Generale della FAO e dall'allora Ministro per l'Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano a nome del Governo italiano. Abbiamo potuto contare anche sulla presenza e sugli applausi dell'allora Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.
Per guidare le sfide dell'IA verso il rispetto della dignità di ogni essere umano, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita precisa che "l'Appello di Roma propone un'algoritmica, cioè un'etica degli algoritmi, capace di agire non come strumento di contenimento, ma come orientamento e guida". Il Papa dice dell'algoretica: "essa mira ad assicurare una verifica competente e condivisa dei processi con cui si integrano nel nostro tempo le relazioni tra esseri umani e macchine. Nel comune perseguimento di questi obiettivi, i principi della Dottrina sociale della Chiesa danno un contributo decisivo: dignità della persona, giustizia, sussidiarietà e solidarietà. Essi esprimono l'impegno a essere al servizio di ogni persona nella sua integrità, senza discriminazioni o esclusioni. Ma la complessità del mondo tecnologico richiede un'elaborazione etica più articolata, affinché questo impegno sia davvero "incisivo".
Chi sono i destinatari? Tutta la società, risponde Paglia, organizzazioni, governi, istituzioni, aziende tecnologiche internazionali: "tutti devono condividere un senso di responsabilità che garantisca all'umanità intera un futuro in cui l'innovazione digitale e il progresso tecnologico mettano al centro l'uomo".
Quali impegni assumono i firmatari e sulla base di quali principi fondamentali?
Paglia spiega che sono sei i principi guida di comportamento che i firmatari sono chiamati a rispettare: "Trasparenza: in linea di principio, i sistemi di intelligenza artificiale devono essere comprensibili; Inclusione: le esigenze di tutti gli esseri umani devono essere prese in considerazione affinché tutti possano trarre beneficio e offrire a tutti gli individui le migliori condizioni possibili di espressione e sviluppo; Responsabilità: chi progetta e implementa soluzioni di intelligenza artificiale deve procedere con responsabilità e trasparenza; Imparzialità: non creare o agire sulla base di pregiudizi, salvaguardando così l'equità e la dignità umana; Affidabilità: i sistemi di intelligenza artificiale devono essere in grado di funzionare in modo affidabile; Sicurezza e privacy: i sistemi di intelligenza artificiale devono funzionare in modo sicuro e rispettare la privacy degli utenti."
L'Appello di Roma è prima di tutto un movimento culturale che vuole portare un cambiamento, tanto da arrivare alla firma interreligiosa. "Così, il 10 gennaio di quest'anno, davanti al Papa, ci siamo presentati insieme ai rappresentanti del Forum della Pace di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti) e della Commissione per il Dialogo Interreligioso del Gran Rabbinato di Israele. Lo stesso giorno, dopo che i primi firmatari dell'Appello di Roma hanno confermato il loro impegno per la concezione e la realizzazione di un'intelligenza artificiale che ne segua i principi, abbiamo riunito relatori di spicco che hanno analizzato il tema da una prospettiva sia religiosa che laica", aggiunge Paglia, consapevole che "le religioni hanno svolto e continueranno a svolgere un ruolo cruciale nel plasmare un mondo in cui l'essere umano è al centro del concetto di sviluppo. Per questo motivo, uno sviluppo etico dell'intelligenza artificiale deve essere affrontato anche da una prospettiva interreligiosa". Nel nostro evento di gennaio, le tre religioni abramitiche si sono riunite per guidare la ricerca di senso dell'umanità in questa nuova era.
Il prossimo passo, ha concluso monsignor Vincenzo Paglia, è il coinvolgimento delle religioni orientali, con l'intenzione che nel 2024, in Giappone, "uniremo le nostre voci a quelle dei nostri fratelli e sorelle di altre tradizioni religiose, in modo che le conquiste tecnologiche siano utilizzate a beneficio di tutti, e promuovano la dignità umana, l'equità e la giustizia", e "valori condivisi come la fraternità umana, invece di divisione e diffidenza".