Vaticano

La pace e la vita, due criteri per ritrovare la speranza nel prossimo anno

Nei loro messaggi per le Giornate della Pace e della Vita, il Papa e i vescovi italiani affrontano l'urgenza di promuovere la giustizia, la riconciliazione e la speranza, inquadrando le loro riflessioni nel contesto del prossimo Anno Giubilare.

Giovanni Tridente-18 dicembre 2024-Tempo di lettura: 3 minuti
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Un militare ucraino carica una granata. Foto di @OSV News/Reuters

Negli ultimi giorni, il ".Messaggio di Papa Francesco per la 58a Giornata Mondiale della Pace"Messaggio del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana" per la 47ª Giornata nazionale per la vita, in programma il 2 febbraio.

Entrambi i documenti - anche se con impatto diverso in termini di destinatari e di "peso" di chi li promuove - sono inquadrati nell'imminenza dell'Anno giubilare e, proprio per questo, presentano appelli diretti alla speranza e alla responsabilità verso gli altri e verso il futuro. Sulla base del rispetto della vita e della costruzione della pace, che sono le idee centrali di entrambi i testi, la società può finalmente ritrovare la fiducia in se stessa.

La speranza che dona giustizia e pace

Nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, il Papa insiste sull'urgenza di ascoltare il "disperato grido di aiuto" che nasce dalle ingiustizie sociali, ambientali ed economiche, come aveva già sottolineato nella Bolla di convocazione dell'Anno Santo. "Spezzare le catene dell'ingiustizia" diventa un imperativo, con l'invito a un cambiamento culturale e strutturale che riconosca la responsabilità condivisa per il bene comune. 

In questo contesto, Francesco propone gesti concreti di riconciliazione: il condono del debito internazionale, l’abolizione della pena di morte e l’istituzione di un fondo globale per combattere fame e cambiamenti climatici. In questo modo, la pace risulta frutto di un “cuore disarmato” – espressione tanto cara al predecessore San Giovanni XXIII –, capace di riconoscere i debiti verso Dio e verso il prossimo, ma anche di perdonare e di costruire ponti.

“Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”, sottolinea il Pontefice riferendosi al Salmo 85, indicando che la vera pace non è mai dunque un semplice compromesso, ma il risultato di un disarmo interiore che supera l’egoismo e di conseguenza si apre alla speranza.

La vita come speranza fatta carne

Nel messaggio dei Vescovi italiani, il tema della speranza risuona nell’appello a trasmettere la vita come atto di fiducia nel futuro. Di fronte alla “grande strage degli innocenti” causata da guerre, migrazioni e fame, ma anche dal calo delle nascite e dall’aborto, la Conferenza Episcopale italiana denuncia le logiche di utilitarismo che svalutano la vita umana. “Ogni nuova vita è speranza fatta carne”, afferma il Messaggio, esortando a una “alleanza sociale” che promuova politiche per la natalità e il sostegno alle famiglie, contro la cultura della morte e del cinismo.

I Vescovi richiamano anche alla necessità di superare la mentalità che riduce l’aborto a un diritto, sottolineando come la difesa della vita nascente sia strettamente legata alla difesa di ogni diritto umano. Anche qui il Giubileo diventa occasione per ripartire con “nuovi inizi”: il perdono, la giustizia e la speranza come doni divini per un mondo che guarda al futuro con fiducia.

Un unico orizzonte

Come ci ricorda il Papa, "la pace non viene solo con la fine della guerra, ma con l'inizio di un mondo nuovo"; un mondo in cui la vita è accolta come un dono e la giustizia è vissuta come una responsabilità reciproca.

La "cultura della vita" invocata dai vescovi italiani e il "cuore disarmato" promosso dal Pontefice rappresentano dunque le due facce della stessa medaglia: un'umanità riconciliata con Dio e con se stessa, capace di dare prospettive di futuro alle nuove generazioni. E tutti sono chiamati a non rimanere spettatori, ma a impegnarsi in prima persona, attraverso gesti concreti che possano rispondere alla sete di speranza che il mondo sta gridando.

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