Fin dall'inizio dell'esistenza della Chiesa, la Vergine MariaLa Madonna ha sempre occupato un posto di rilievo nella pietà dei primi cristiani. E così continua ad essere ancora oggi. Il Documento di Puebla (1979) riconosce il posto preminente della devozione mariana nella religiosità del popolo latinoamericano, affermando che la Beata Vergine Maria ha permesso a settori del continente non raggiunti da una cura pastorale diretta di rimanere attaccati alla Chiesa cattolica, poiché la devozione mariana è stata spesso "il forte legame che ha mantenuto fedeli alla Chiesa settori che mancavano di una cura pastorale adeguata" (Puebla, n. 284).
Questa importanza non deriva da lei stessa, ma è il frutto del ruolo che ha svolto nella storia della salvezza diventando la madre di Dio (Concilio di Efeso, 431). In questa prospettiva, le righe che seguono riflettono sull'orientamento dato alla devozione mariana dal Concilio Ecumenico Vaticano II e da due recenti testi magisteriali pontifici, quelli dei Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II.
La Vergine Maria al Vaticano II
La mostra del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) sulla Madonna si trova nell'ottavo capitolo della Costituzione dogmatica Lumen GentiumLa Beata Vergine Maria, Madre di Dio, nel Mistero di Cristo e della Chiesa. Questo titolo indica chiaramente l'intenzione del Concilio riguardo alla mariologia: la madre di Dio non è considerata in modo isolato, come se fosse una persona indipendente nella storia della salvezza, ma all'interno del mistero di Gesù Cristo, suo Figlio, e della Chiesa, mostrando il suo orientamento cristocentrico ed ecclesiologico. Qui sembra che siano state superate sia un'interpretazione massimalista della teologia mariana, che mantiene una devozione alla Vergine Maria staccata dal culto della Chiesa, sia una minimalista, che voleva diminuire la devozione mariana nella vita della Chiesa.
Questo capitolo non intendeva esaurire tutto ciò che si poteva dire sulla Vergine Maria, né risolvere le controversie tra le varie tendenze della mariologia, ma fare una presentazione sobria e solida, inserendo la Madre di Dio nel mistero della salvezza, da cui derivano le sue prerogative e i suoi privilegi personali. Il testo stesso del Concilio dichiara questa intenzione: "[Il Concilio] intende spiegare accuratamente sia il ruolo della Beata Vergine nel mistero del Verbo incarnato e del Corpo mistico, sia i doveri degli uomini, specialmente dei fedeli" (Lumen Gentium, n. 54).
Comprendere i misteri mariani
È vero che il Vaticano II non ha portato a un incremento quantitativo della dottrina della Chiesa sulla Madonna, dato il rifiuto di definire il dogma della "Mediatrice"; ma c'è un progresso qualitativo, poiché il testo favorisce un'esposizione mariana sobria e solida, basata direttamente sulle fonti della teologia e compresa alla luce del mistero centrale e totale della Chiesa, con conseguente approfondimento della dottrina mariana. Il testo conciliare legittima il valore della Tradizione e del Magistero della Chiesa che, insieme alla Sacra Scrittura, fungono da base per il progresso della mariologia.
Pertanto, il testo del capitolo privilegia la Vergine Maria in una prospettiva storico-salvifica e lascia da parte l'orientamento teologico-speculativo, come spiega il testo del capitolo: il Concilio non ha "l'intenzione di proporre una dottrina completa su Maria né di risolvere le questioni che non sono ancora state pienamente chiarite dalla ricerca dei teologi" (Lumen Gentium, n. 55). In breve, il testo di questo capitolo approfondiva la comprensione dei misteri mariani e non voleva soffermarsi sull'esposizione di questioni teologiche discutibili.
Il Vaticano II presenta Maria come il tipo ideale della Chiesa come Vergine e Madre, perché è intimamente legata alla Chiesa in virtù della grazia della maternità e della missione, che la unisce in modo privilegiato al suo Figlio, e delle sue virtù (cfr. Lumen Gentium, n. 63). È l'immagine ideale della Chiesa - il tipo della Chiesa - per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, che le hanno permesso di realizzare il progetto di Dio su di lei nella storia della salvezza. Lei è la "nuova Eva".in contrapposizione al "ex Eva".. Maria è la madre obbediente, mentre Eva è disobbediente a Dio. Maria ha generato il Figlio di Dio, autore della vita nuova, mentre il peccato è entrato nel mondo attraverso Eva.
La "Marialis Cultus" di Paolo VI
Il 2 febbraio 1974, Papa Paolo VI pubblicò l'Esortazione apostolica Marialis Cultus -Il culto della Beata Vergine Maria", che si propone di dare indicazioni sul giusto ordinamento e sviluppo del culto della Beata Vergine Maria, e di indicare anche una rinnovata teologia mariana, che recuperi il significato di Maria per la Chiesa. Pertanto, l'obiettivo dell'esortazione è il "giusto ordinamento e sviluppo del culto della Beata Vergine Maria", che fa parte del culto cristiano, come scrive il Papa: "Lo sviluppo, da Noi auspicato, della devozione alla Beata Vergine, inserita nel canale dell'unico culto che 'giustamente e giustamente' si chiama 'cristiano' - perché in Cristo ha origine ed efficacia, in Cristo trova piena espressione, e attraverso Cristo conduce nello Spirito al Padre - è un elemento qualificante della genuina pietà della Chiesa" (Introduzione).
Sempre nell'Introduzione, Papa Paolo VI ricorda i propri sforzi per promuovere la devozione mariana (ha scritto un documento specifico sul Rosario intitolato Christi Matri Rosariidel 15 settembre 1966, in cui designa il 4 ottobre, mese dedicato alla Vergine Maria, come Giornata di preghiera per la pace per chiedere la sua intercessione per la pace nel mondo, e in altri due documenti raccomanda una vera pietà mariana: l'Esortazione apostolica Signum MagnumL'omelia del Papa del 13 maggio 1967 e l'omelia pronunciata il 2 febbraio 1965 in occasione dell'offerta dei ceri), non solo "per interpretare i sentimenti della Chiesa e il nostro impulso personale, ma anche perché tale culto - come è noto - si inserisce come parte nobilissima nel contesto di quel culto sacro in cui convergono il vertice della sapienza e l'apice della religione e che costituisce perciò un dovere primario del popolo di Dio".
L'Esortazione apostolica è divisa in tre parti. Nella prima parte, Paolo VI analizza il culto della Beata Vergine Maria a partire dalla dimensione liturgica, mostrando il rapporto tra liturgia e pietà mariana, aprendo così una nuova prospettiva per il culto della Vergine Maria, che non può essere isolato dalla vita liturgica della Chiesa. La seconda parte fornisce orientamenti per il rinnovamento della pietà mariana: (a) mostrando la nota trinitaria, cristologica ed ecclesiale del culto mariano e (b) dando alcuni orientamenti biblici, liturgici, ecumenici e antropologici per il culto della Vergine Maria.
Nella terza parte dà indicazioni sugli esercizi di pietà del Angelus Domini e del Santo Rosario. Queste tre parti del documento danno un'idea molto chiara del "retto ordinamento" della pietà mariana voluto da Paolo VI secondo l'orientamento delineato nel capitolo ottavo della Lumen Gentium. Il Papa ha voluto essere fedele a questo nuovo orientamento e ha dato questi orientamenti affinché la Chiesa possa, da un lato, mettere in pratica le determinazioni del Vaticano II per la mariologia e, dall'altro, dare continuità alla pietà mariana nella Chiesa con una nuova enfasi, senza minimizzarla o esagerarla.
Anche per quanto riguarda il Rosario, Papa Paolo VI ha voluto incoraggiarlo, continuando quanto fatto dai suoi predecessori - che hanno dedicato a questa pratica "vigile attenzione e sollecitudine" (n. 42) - e rinnovarlo. Così, il Papa ribadisce la natura evangelica del Rosario (n. 44), che inserisce il cristiano nell'armonica successione dei principali eventi salvifici della redenzione umana (n. 45) e, in quanto preghiera evangelica, è al tempo stesso "una preghiera con un orientamento profondamente cristologico". (n. 46) e favorisce la contemplazione che, attraverso la forma litanica, armonizza mente e parole (n. 46). Inoltre, il Rosario è legato alla Liturgia cristiana come "una propaggine germogliata sul tronco secolare della Liturgia cristiana, 'il salterio della Vergine', attraverso il quale gli umili sono associati al 'canto di lode' e all'intercessione universale della Chiesa" (n. 48).
Nel Conclusione del documento, Papa Paolo VI riflette sul valore teologico e pastorale del culto della Beata Vergine, poiché "la pietà della Chiesa verso la Beata Vergine è un elemento intrinseco del culto cristiano". perché ha radici profonde nella Parola rivelata e, allo stesso tempo, solidi fondamenti dogmatici, avendo la sua suprema ragion d'essere nell'insondabile e libera volontà di Dio (n. 56). Come valore pastorale, Paolo VI sottolinea che "la pietà verso la Madre del Signore diventa per i fedeli un'occasione di crescita nella grazia divina: il fine ultimo di ogni azione pastorale" (n. 57).
Per questo motivo, "la Chiesa cattolica, sulla base della sua secolare esperienza, riconosce nella devozione alla Madonna un potente aiuto per l'uomo verso la conquista della sua pienezza" (n. 57).
La Mater "Redemptoris" di San Giovanni Paolo II
L'enciclica Redemptoris MaterPapa Giovanni Paolo II, pubblicato il 25 marzo 1987, vuole dare continuità all'insegnamento mariano del Vaticano II e quindi segue la strada aperta dal capitolo ottavo di Lumen Gentium e sottolinea la presenza di Maria nel mistero di Cristo e nel mistero della Chiesa, perché "Maria, come Madre di Cristo, è unita in modo speciale alla Chiesa, che il Signore ha costituito come suo Corpo" (n. 5).
In questo modo, il Papa vuole presentarla come "pellegrina nella fede", che cammina insieme al popolo di Dio, unita a Gesù Cristo, come egli stesso proclama: "In queste riflessioni, tuttavia, desidero riferirmi soprattutto a quel 'pellegrinaggio della fede' in cui 'la Beata Vergine andò avanti', mantenendo fedelmente la sua unione con Cristo. In questo modo il doppio legame che unisce la Madre di Dio a Cristo e alla Chiesa acquista un significato storico. Qui non si tratta solo della storia della Vergine Madre, del suo personale cammino di fede e della sua 'parte migliore' nel mistero della salvezza, ma anche della storia di tutto il Popolo di Dio, di tutti coloro che partecipano allo stesso pellegrinaggio di fede".
Al di là di questa prospettiva, il documento può essere letto alla luce della categoria della "presenza". Nell'esporre il significato dell'Anno Mariano da lui stesso indetto, Giovanni Paolo II ha posto l'accento sul significato di presenza: "In linea con il Concilio Vaticano II, desidero sottolineare la speciale presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della sua Chiesa. Si tratta, infatti, di una dimensione fondamentale che scaturisce dalla mariologia del Concilio, la cui chiusura è ormai lontana più di vent'anni. Il Sinodo straordinario dei vescovi, svoltosi nel 1985, ha esortato tutti a seguire fedelmente il magistero e le indicazioni del Concilio. Si può dire che in essi - Concilio e Sinodo - è contenuto ciò che lo Spirito Santo stesso vuole 'dire alla Chiesa' nella fase attuale della storia" (n. 48).
Queste due categorie, sia la "pellegrinaggio di fede come quello di "presenza"Le parole "vita di Maria" si trovano in tutto il documento, in particolare quando Giovanni Paolo II ricorda l'intera traiettoria della vita di Maria, dal momento dell'Annunciazione alla nascita della Chiesa, che la associa alla storia della salvezza. Stefano De Fiores capisce che la parola "presenza" non compare nel testo mariano conciliare, ma è una conclusione che risulta dalle premesse del testo conciliare e dalla struttura complessiva dell'ottavo capitolo della Bibbia. Lumen Gentium.
Per questo autore, la categoria della presenza è il filo conduttore dell'enciclica, il termine che collega gli altri temi affrontati nei tre capitoli dell'enciclica, anche se ritiene che la "fede di Maria" sia al centro dell'enciclica (De Fiores, S, Presenza. In Id. Maria. Nuovissimo DizionarioBologna: EDB, 2006, 1638-1639).
Il documento è suddiviso in tre parti: la prima è intitolata Mareía nel mistero di CristoLa seconda parte, La Madre di Dio al centro della Chiesa dei pellegrinie la terza parte si intitola Mediazione materna. Si percepisce così la continuità con il testo mariano del Vaticano II, che colloca Maria, la madre di Dio, nel mistero di Cristo e nel mistero della Chiesa, includendo la fede come modo in cui la Vergine Maria vive la risposta alla missione della maternità divina ricevuta da Dio nella sua vita, facendone il tipo o il modello della Chiesa.
Il terzo capitolo, sulla mediazione di Maria, occupa un posto importante nell'enciclica, poiché Giovanni Paolo II fa un uso abbondante del termine mediazione applicandolo alla Vergine Maria, in continuità con la dottrina precedente e, allo stesso tempo, dandogli un progresso originale: attraverso la mediazione ella si situa, come madre di Dio, nel mistero di Cristo e nel mistero della Chiesa, si realizza effettivamente la sua presenza nella vita della Chiesa e si comprende il suo pellegrinaggio di fede.
Questa è la prospettiva che Papa Giovanni Paolo II dà alla spiritualità mariana nella Chiesa e al suo culto nella Chiesa: "Per queste ragioni Maria 'è giustamente onorata con un culto speciale dalla Chiesa; già dai tempi più antichi... è onorata con il titolo di Madre di Dio, alla cui protezione i fedeli in tutti i loro pericoli e necessità ricorrono con le loro suppliche'. Questo culto è molto speciale: contiene ed esprime quel profondo legame di devozione. esistente tra la Madre di Cristo e la Chiesa. Come vergine e madre, Maria è per la Chiesa un "modello perenne".
Si può quindi dire che, soprattutto sotto questo aspetto, cioè come modello o meglio come "figura", Maria, presente nel mistero di Cristo, è costantemente presente anche nel mistero della Chiesa. Infatti, anche la Chiesa "è chiamata madre e vergine", e questi nomi hanno una profonda giustificazione biblica e teologica" (n. 42).
Conclusione
Sebbene Papa Benedetto XVI non abbia scritto alcun testo specificamente dedicato al tema della Vergine Maria, tuttavia, nell'Enciclica Deus caritas estpubblicato il 25 dicembre 2005, dedica alla fine del documento un numero alla Vergine Maria, in cui si riflette sulle virtù e sulla vita della Vergine Maria alla luce delle Magnificat. Così, è una donna umile; consapevole di contribuire alla salvezza del mondo; una donna di speranza e di fede; la sua vita è tessuta dalla Parola di Dio, parla e pensa con la Parola di Dio - "la Parola di Dio è veramente la sua casa, da cui esce ed entra con tutta naturalezza" -; infine, è una donna che ama (Deus Caritas est, n. 41).
Concludiamo queste righe con la stessa preghiera con cui Benedetto XVI termina la sua enciclica: "Santa Maria, Madre di Dio, tu hai dato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio, il Figlio di Dio. Vi siete donati completamente alla chiamata di Dio e siete così diventati la fonte della bontà che scaturisce da Lui. Mostraci Gesù. Conduceteci a lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, affinché anche noi diventiamo capaci di vero amore e siamo fonti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato" (Deus Caritas est, n. 42).
Facoltà di Teologia della Pontificia Università Cattolica di Rio Grande do Soul (PUCRS), Brasile ([email protected])