Le tragedie e le sofferenze degli ultimi giorni in Myanmar e in Terra Santa sono risuonate nel cuore della cristianità domenica, prima nella Basilica Vaticana e poi in Piazza San Pietro, con la voce di Papa Francesco che si è rotta nel dolore.
Nella solennità dell'Ascensione del Signore, il Pontefice ha celebrato la Messa festiva all'Altare della Cattedra con una rappresentanza di fedeli del Myanmar residenti a Roma, proprio mentre quell'amato Paese "è segnato da violenze, conflitti e repressioni".
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Proprio il Papa ha inviato un forte messaggio di speranza, nonostante il difficile momento di dolore e di sfiducia che il popolo birmano sta attraversando, e ha invitato tutti a diventare custodi.
Custodi, soprattutto, della fede, per non cadere nella rassegnazione, sull'esempio di Gesù, che nell'ora più difficile "alza gli occhi a Dio". Ognuno di noi - soprattutto chi soffre ed è scoraggiato - è chiamato a guardare al cielo, anche quando "sulla terra si sparge sangue innocente", perché non dobbiamo "cedere alla logica dell'odio e della vendetta".
Questa disposizione del cuore ci porta anche a "salvaguardare l'unità", a partire dal nostro piccolo ambiente, perché, in fondo, gli scontri e le divisioni si acuiscono quando si perseguono interessi di parte o motivi di profitto. Dobbiamo, insomma, essere costruttori e seminatori di fraternità, superando la logica che divide, "che mette tutti al centro, scartando gli altri".
Infine, ha detto il Papa nell'omelia ai fedeli in Myanmar, dobbiamo essere custodi della verità, quindi di Cristo stesso, "rivelazione dell'amore del Padre". Non dobbiamo piegare il Vangelo alle logiche umane e mondane, ma diventare "profeti in ogni situazione della vita", testimoni credibili anche se questo può significare "andare controcorrente".
Informazioni sulla Terra Santa
Il forte appello del Papa per la fine della terribile violenza armata che da diversi giorni imperversa in Terra Santa è arrivato dopo aver recitato il Regina Caeli dalla finestra di Piazza San Pietro. È molto forte la preoccupazione che gli scontri armati tra la Striscia di Gaza e Israele possano degenerare in una spirale inarrestabile di ulteriore distruzione e morte, rappresentando "una grave ferita alla fratellanza e alla coesistenza pacifica tra i cittadini".
Il Papa ha anche denunciato il coinvolgimento "terribile e inaccettabile" di diversi bambini e di molte persone innocenti che sono morte nei recenti scontri. Da qui l'appello "alla calma, a chi ha responsabilità, a lasciare il frastuono delle armi e a camminare sui sentieri della pace".
Sono tempi davvero preoccupanti, mentre cresce la consapevolezza dell'urgenza di rimettere sul tavolo - e far lievitare i cuori - il Documento sulla fraternità umana, firmato due anni fa ad Abu Dhabi, e l'Enciclica Fratelli Tutti del 4 ottobre scorso, per costruire il futuro e non distruggerlo, come ha ricordato il Santo Padre.