Questa mattina monsignor José Mazuelos, vescovo delle Isole Canarie, e monsignor Bernardo Álvarez, vescovo di Tenerife, sono intervenuti presso la sede dell'Associazione per l'Educazione alla Salute. Conferenza episcopale spagnola sulla situazione dei migranti arrivati nelle Isole Canarie.
"Le Isole Canarie non sono una prigione per i giovani", ha detto Marzuelo, ma c'è un "accerchiamento" da parte delle amministrazioni. I politici ignorano la situazione problematica che si sta vivendo nelle Isole Canarie. Molti migranti sono arrivati dai loro Paesi d'origine in cerca di una vita migliore o in fuga da conflitti, e sono finiti su queste isole. I minori vengono accolti in centri gestiti dalle autorità, in cui spesso non possono entrare i sacerdoti delle diocesi, ma quando diventano maggiorenni escono per strada dove non sono più accompagnati.
La Chiesa cerca di offrire a queste persone "accoglienza, protezione e accompagnamento", cercando di garantire loro una vita dignitosa, ma la situazione è disperata e la mancanza di mezzi sta causando la formazione di "bombe sociali a orologeria", dicono i vescovi.
Le diocesi stanno cercando di avviare progetti per alleviare questa situazione. A Tenerife esiste la Fondazione Buon Samaritano, che si propone di assistere, accogliere e formare le persone a rischio di esclusione sociale. È stato inoltre avviato il progetto Corredores de Hospitalidad, con il sostegno del Dipartimento Migrazione della CEE, per l'accoglienza integrale dei giovani ex tutori.
Tuttavia, non è possibile avvicinarsi semplicemente a queste persone quando sono già in una situazione disperata, ma è necessario andare nei loro Paesi d'origine e aiutare ad aprire centri di formazione. I vescovi lanciano un appello pubblico per far conoscere la situazione e chiedere la collaborazione delle amministrazioni, con l'obiettivo di aprire canali che permettano a tutti i migranti di condurre una vita dignitosa, chiedendo anche la promozione di una cultura dell'accoglienza in tutta la Chiesa.