Un giorno prima dello storico inizio del viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, egli ha inviato un videomessaggio in preparazione del suo imminente arrivo nella terra di Abramo.
"Cari fratelli e sorelle in Iraq, assalam lakum [la pace sia su di voi]!
Tra pochi giorni sarò finalmente tra voi. Desidero incontrarvi, vedere i vostri volti, visitare la vostra terra, antica e straordinaria culla di civiltà. Vengo come pellegrino, come pellegrino penitente, per implorare il perdono del Signore e la riconciliazione dopo anni di guerra e terrorismo, per chiedere a Dio la consolazione dei cuori e la guarigione delle ferite. E vengo in mezzo a voi come pellegrino di pace, per ripetere: "Voi siete tutti fratelli" (Mt 23,8). (Mt 23,8). Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con fratelli e sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno di Padre Abramo, che unisce musulmani, ebrei e cristiani in un'unica famiglia.
Cari fratelli e sorelle cristiani, che avete testimoniato la fede in Gesù in mezzo alle prove più difficili, vi aspetto. È un onore per me incontrare una Chiesa martirizzata: grazie per la vostra testimonianza! Che i tanti, troppi martiri che hai incontrato ci aiutino a perseverare nell'umile forza dell'amore. Avete ancora negli occhi le immagini delle case distrutte e delle chiese profanate, e nei vostri cuori le ferite dei legami spezzati e delle case abbandonate.
Non cediamo alla diffusione del male: le antiche fonti di saggezza delle vostre terre ci guidano altrove.
Desidero portarvi l'affettuosa carezza di tutta la Chiesa, che è vicina a voi e al martoriato Medio Oriente e vi incoraggia ad andare avanti. Non permettiamo che prevalgano le terribili sofferenze che avete sperimentato e che mi addolorano tanto. Non cediamo al dilagare del male: le antiche sorgenti di saggezza delle vostre terre ci guidino altrove, per fare come Abramo che, pur avendo lasciato tutto, non ha mai perso la speranza (cfr. Rm 4,18); e confidando in Dio, ha dato vita a una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Cari fratelli e sorelle, guardiamo alle stelle. Ecco la nostra promessa.
Cari fratelli e sorelle, ho pensato molto a voi in questi anni, a voi che avete sofferto tanto ma non siete caduti. A voi, cristiani, musulmani; a voi, popoli, come gli yazidi, che hanno sofferto tanto, tantissimo; a tutti voi fratelli, a tutti voi. Ora vengo nella vostra terra benedetta e ferita come pellegrino di speranza. Da te, a Ninive, è risuonata la profezia di Giona, che ha evitato la distruzione e ha portato una nuova speranza, la speranza di Dio.
E in questi tempi duri di pandemia, aiutiamoci a vicenda per rafforzare la fraternità, per costruire insieme un futuro di pace.
Lasciamoci contagiare da questa speranza, che ci incoraggia a ricostruire e a ricominciare. E in questi tempi difficili di pandemia, aiutiamoci a vicenda per rafforzare la fraternità, per costruire insieme un futuro di pace. Insieme, fratelli e sorelle di tutte le tradizioni di fede. Da voi, migliaia di anni fa, Abramo iniziò il suo viaggio.
Oggi tocca a noi continuare, con lo stesso spirito, a camminare insieme sui sentieri della pace. Perciò invoco su tutti voi la pace e la benedizione dell'Altissimo. E chiedo a tutti voi di fare come Abramo: camminare nella speranza e non smettere mai di guardare le stelle. E chiedo a tutti voi di unirvi a me nella preghiera. Shukran! [Grazie!