Cultura

Dono e mistero: contrasti nella vocazione di San Giovanni Paolo II

La vocazione cristiana è un dono di Dio, ma contiene anche molti misteri che bisogna scoprire. In questo libro San Giovanni Paolo II ripercorre la sua vita nel cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

Juan Ignacio Izquierdo Hübner-5 novembre 2022-Tempo di lettura: 3 minuti
San Giovanni Paolo II

Foto: ©CNS photo/Arturo Mari

Nel 1996, San Giovanni Paolo II ha festeggiato 50 anni di sacerdozio. In occasione di questo anniversario, il Papa polacco ha condiviso con noi l'emozionante storia della sua vocazione. Lo ha fatto in un libro personale, intimo e - cosa di cui siamo sempre grati - anche breve. Si intitola "Dono e mistero".

Oltre a essere un classico del genere della testimonianza spirituale, questo libro mi è molto caro - scusate l'inciso personale - perché l'ho letto in due momenti chiave della mia vita: la prima volta nel 2018, mentre stavo decidendo se mettere da parte la laurea in legge che avevo conseguito poco prima ed entrare in Seminario. La seconda volta è stata qualche mese fa, mentre stavo discernendo la mia decisione finale. Come potete vedere, la testimonianza di San Giovanni Paolo II mi ha accompagnato in momenti cruciali della mia vita. Questo 19 novembre, quando sarò ordinato diacono, e il prossimo maggio, quando sarò ordinato sacerdote, tra le tante persone che mi hanno aiutato nella mia vita, ricorderò anche di ringraziare San Giovanni Paolo II. 

Che cos'è il sacerdozio?

Il titolo del libro risponde alla domanda "che cos'è il sacerdozio?" Ebbene, il sacerdozio è un dono e un mistero. Ma come possiamo sapere se abbiamo ricevuto un dono, quando questo dono è anche un mistero? Questa volta la risposta richiede una combinazione di pensiero e vita, perché le parole non bastano. Ecco perché la testimonianza di San Giovanni Paolo II è così preziosa per aiutarci ad avvicinarci alla soluzione del paradosso. 

Facciamo uno zoom sull'anno 1942. Le forze del Terzo Reich occupano la Polonia, i nazisti perseguitano ebrei e cattolici, e un ventiduenne Karol Wojtyła entra nel seminario clandestino di Cracovia (cioè nella residenza dell'arcivescovo) per prepararsi al sacerdozio. Sarà un periodo di crescita e anche di fatica, perché, parallelamente agli studi ecclesiastici, Karol va a lavorare in una cava di pietra per evitare di essere trasferito in un campo di lavoro peggiore. 

La persecuzione e la paura facevano da sfondo all'epoca: in quegli anni terribili della Seconda guerra mondiale, 20% della popolazione polacca morì e 3.000 sacerdoti polacchi furono uccisi a Dachau. In uno scenario così avverso, come ha fatto questo ragazzo polacco di 22 anni a dare la sua vita a Dio? 

La ferita della famiglia

A poco a poco apprendiamo che Karol ha affrontato una preparazione dolorosa. All'età di 9 anni ha perso la madre, poi il fratello maggiore e, un anno prima di entrare in seminario, anche il padre, che amava tanto. Tuttavia, è notevole vedere come il Papa ricordi tutta la sua vita con gratitudine, perché è capace di vedere Dio dietro la sua biografia: guarda più alle presenze che alle assenze e ci assicura che la sua famiglia è stata decisiva nel suo cammino di fede. Suo padre, ad esempio, con cui è cresciuto in un clima di stretta fiducia e calore, era un militare di professione e un uomo profondamente religioso.

Giovanni Paolo II ricorda: "A volte mi capitava di svegliarmi di notte e di trovare mio padre inginocchiato, proprio come lo vedevo sempre nella chiesa parrocchiale. Tra di noi non si parlava di vocazione al sacerdozio, ma il suo esempio è stato per me, in un certo senso, il primo seminario, una sorta di seminario. domestico". 

Nel mezzo dello sfacelo tra i popoli, Karol ha avuto la forza interiore di uscire dagli schemi della storia. Mentre fuori regnava l'odio, dentro questo giovane seminarista germogliava una radicale vocazione all'Amore: negli anni della giovinezza crebbe l'intimità con Dio, strinse amicizie durature, praticò il teatro e scrisse persino poesie. "Il mio sacerdozio, fin dalla sua nascita, è stato iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e donne della mia generazione", dice. Alla fine della guerra, Karol passò al seminario regolare e fu ordinato sacerdote il 1° novembre 1946. 

Speranza

In "Dono e Mistero" godiamo di una storia piena di ottimismo soprannaturale, in cui possiamo intravedere la magnanimità di un uomo di Dio, la raffinatezza di un sacerdote innamorato di Gesù Cristo; e possiamo comprendere l'attrattiva che una vita come la sua esercita sul discernimento vocazionale di una vita ordinaria come la mia, o nell'entusiasmo che continua a suscitare nei miei colleghi polacchi della Facoltà di Teologia, o nella rinnovata speranza che ispira in tante persone della mia generazione.

La vita e la vocazione di San Giovanni Paolo II sono segnate da contrasti. Per capire la coesistenza tra felicità e dolore in una vita, il rapporto tra dono e mistero in una vocazione, è necessario leggere questo libro con calma, chiuderlo di tanto in tanto e meditare: infatti, ci diciamo poi, la vocazione al sacerdozio è innanzitutto un meraviglioso dono di Dio, e lo capiamo meglio quando un santo come Giovanni Paolo II ha accolto questo dono, lo incarna, ne è grato e poi ce lo comunica generosamente, come continua a fare attraverso queste toccanti memorie. 

L'autoreJuan Ignacio Izquierdo Hübner

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