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L’Iran: dall’antica Persia alla Repubblica islamica. Terza Parte

In questo ultimo articolo della serie dedicata all'Iran, Gerardo Ferrara analizza le minoranze religiose presenti oggi nel Paese.

Gerardo Ferrara-21 febbraio 2024-Tempo di lettura: 7 minuti

Una donna iraniana con i suoi figli ©OSV

Oltre alla schiacciante maggioranza della popolazione di religione islamica (99%, di cui il 90% sciita e il 9% sunnita), in Iran si contano diverse, seppur non consistenti, minoranze religiose.

Lo zoroastrismo e i magi

Gli zoroastriani in Iran sono circa 60.000 e, come i cristiani armeni e siro-orientali e gli ebrei, sono considerati “gente del libro” (ahl al-kitab in arabo), ovvero non perseguitabili dai musulmani se accettano di vivere all’interno di uno Stato islamico rispettando determinate norme (divieto di proselitismo, professione privata della propria fede, particolari ed onerose imposte da pagare, ecc.). In cambio (ufficialmente dal 1906), a ognuna di queste comunità è assegnato un seggio in Parlamento e il rispetto dei loro diritti (sono comunque considerati cittadini non di prima categoria).

Lo zoroastrismo, o mazdeismo, è una delle più antiche religioni monoteiste del mondo, fondata da Zoroastro (o Zarathustra), vissuto tra l’XI e il VII sec. a.C. La sua dottrina è raccolta nei testi sacri chiamati Avesta. Sebbene l’antica Persia (quindi l’Iran) sia considerata la patria dello zoroastrismo, la sua influenza si è estesa a diverse culture dell’Asia centrale e occidentale.

Alcuni principi chiave dello zoroastrismo:

-Fede in Ahura Mazda, dio supremo e creatore del cosmo. Ahura Mazda è considerato un essere benevolo e giusto. -Dualismo cosmico: Ahura Mazda è in costante conflitto con Angra Mainyu (o Ahriman), la forza del male.
-Fede nella giustizia: gli zoroastriani sono tenuti a praticare il bene, la verità e la giustizia e la Terra è considerata un campo di battaglia tra le forze del bene e del male.
-Fuoco sacro: il fuoco è considerato sacro ed è spesso utilizzato nei rituali religiosi. Tuttavia, non è adorato come un dio, essendo solo un simbolo di purificazione e della presenza divina.
-Purificazione e rituali: sono previste pratiche di purificazione fisica e spirituale, tramite il fuoco o l’acqua.
-Faravahar: uno dei simboli più noti dello zoroastrismo, rappresenta un essere alato con un cerchio al centro e simboleggia la dualità e la scelta tra bene e male.

Tipica della religione zoroastriana, specie nell’antichità, è la figura dei “magi”, dall’antico persiano magūsh, traslitterato in greco come màgos (μάγος, plurale μάγοι).

Si trattava di una classe di antichi sacerdoti e studiosi, noti per la grande conoscenza astronomica. I magi erano considerati custodi delle sacre scritture, l’Avesta, e ricoprivano un ruolo importante nei rituali religiosi e nelle cerimonie.

Nel cristianesimo (ved. https://omnesmag.com/actualidad/adviento-una-espera-de-mil-anos/), per “magi” s’intendono i saggi orientali (quindi non dei re) che, secondo i Vangeli, visitarono il bambino Gesù a Betlemme dopo la sua nascita, portando in dono oro, incenso e mirra.

Con il tempo, il termine “mago” è passato a indicare anche una persona coinvolta in pratiche magiche o occulte, cosa del tutto diversa dal suo significato originario.

Nonostante la notevole influenza su altre religioni, oggi lo zoroastrismo è una fede minoritaria, con comunità sparse in tutto il mondo, specialmente in Iran e India (il celebre Freddy Mercury, dei Queen, era figlio di zoroastriani di origine indiana).

Manicheismo, baha’ismo, mandeismo, yarsanesimo

La Persia è stata patria di varie dottrine e movimenti religiosi.

Oltre allo zoroastrismo, occorre citare il manicheismo, religione estinta, fondata dal persiano Mani (III sec. d.C.) nell’Impero sasanide. Si caratterizzava per la cosmologia dualistica, con un’aspra lotta tra il bene e il male, rappresentati il primo dalla luce e dal mondo spirituale e il secondo dalle tenebre e dal mondo materiale. Si tratta di un culto che fonde elementi cristiani e gnostici e che si diffuse rapidamente nelle regioni di lingua aramaica, divenendo, fra il III e il VII sec. d.C., una delle religioni più diffuse al mondo, facendo concorrenza al cristianesimo ed arrivando a permearne le strutture, fino ad esserne considerato un’eresia.

Una religione sincretica più recente, e tuttora praticata in Iran (si tratta del culto non islamico più diffuso nel Paese), è invece il baha’ismo, altra fede monoteista fondata nel XIX secolo dal persiano Baha’u’llah (considerato dai fedeli baha’i come il più recente di una serie di messaggeri divini che includono Abramo, Mosè, Buddha, Gesù e Maometto). I baha’i credono che tutte le principali religioni mondiali abbiano origini divine e promuovono l’unità del genere umano attraverso l’eliminazione di pregiudizi, discriminazioni e divisioni, il pacifismo, il disarmo mondiale. Il Centro Mondiale Baha’i si trova a Haifa, in Israele. In Iran sono presenti circa 350.000 fedeli del Baha’ismo e questa religione è la più perseguitata nel Paese sin dalla sua fondazione.

Anche il mandeismo è una religione monoteistica sincretica, di origine gnostica, che fonde elementi manichei e giudeo-cristiani. I suoi primi seguaci si stabilirono nella Persia safavide provenienti dal Vicino Oriente e si concentrano in Iran (le stime oscillano tra i 10 mila e i 60 mila mandei iraniani) e Iraq. I mandei ritengono Giovanni Battista il più grande tra i profeti, precursore di un messaggero divino chiamato Manda d’Hayye (Gnosi della Vita), che corrisponderebbe al “Cristo spirituale”, diverso dal “Cristo terreno”. Hanno diversi testi sacri, tra cui il Ginza Rba (“Il Grande Tesoro”) e il Drasha d-Yahia (“Raccolta di San Giovanni Battista”) e la loro dottrina è basata sul dualismo gnostico, che contrappone il Dio supremo del mondo del bene e della luce (Malka d-nura), circondato da angeli (Uthrê), dei quali il più importante è proprio Manda d’Hayye, e il mondo del male e delle tenebre, abitato da demoni, il cui capo è Ruha, lo spirito malvagio. I mandei parlano la lingua mandea, una forma di aramaico.

Lo yarsanesimo, infine (i suoi adepti sono conosciuti anche come Ahl el-haqq, in arabo “gente della verità”), è l’ennesimo culto sincretico locale, che fonde diverse tradizioni mistiche e gnostiche, elementi islamici, zoroastriani e dell’antica religione curda. È affine allo yazidismo e i suoi fedeli, un gruppo etnoreligioso, sono concentrati tra le montagne del Kurdistan iraniano. Gli ahl al-haqq credono in sette divinità principali, la cui principale è Sultan Sahak, creatore e dio della verità, e negli ideali della perfezione e della verità, haqq, da raggiungere con riti e cerimonie basati su danza, musica e canto.

In quanto non riconosciuto come minoranza religiosa in Iran (al pari degli altri culti menzionati in questo paragrafo), lo yarsanismo ha spesso affrontato discriminazioni e persecuzioni.

Ebraismo

L’Iran ha una comunità ebraica dalla storia millenaria, risalente alla Cattività babilonese del VI secolo a.C., che si è progressivamente assimilata alla popolazione autoctona del Paese.

Se prima della rivoluzione islamica del 1979 l’Iran aveva una delle più grandi popolazioni ebraiche nel Medio Oriente (specie in città come Shiraz, Isfahan e Teheran), oggi rimangono nel Paese circa 20 mila ebrei (comunque la seconda comunità ebraica del Medio Oriente dopo Israele), mentre oltre 200 mila sono gli israeliani di origine iraniana.

Dopo la Rivoluzione del 1979, infatti, molti ebrei emigrarono, principalmente verso gli Stati Uniti e soprattutto verso Israele. Moshe Katsav, ottavo presidente dello Stato d’Israele, è nato in Iran nel 1945.

Cristianesimo

Anche il cristianesimo è presente da millenni in Iran (quindi più dell’attuale religione di Stato, l’islam), seppur come religione minoritaria, al contrario che nella vicina Armenia.

Tradizionalmente, si considera san Tommaso apostolo l’evangelizzatore della Mesopotamia e della Persia, seguito in missione da Addai (Taddeo), uno dei settanta discepoli di Gesù e primo vescovo di Edessa, e dal suo discepolo Mari (celebre è l’Anafora di Addai e Mari, considerata una delle più antiche formule eucaristiche), già nel I secolo. La Chiesa d’Oriente, anche conosciuta come Chiesa di Persia, Chiesa assira o Chiesa nestoriana, con la sua specifica identità, nacque comunque tra il III e IV secolo, quando si allontanò dal cristianesimo occidentale in occasione del Concilio di Efeso (431), non avendo i vescovi assiri e persiani accettato la condanna del nestorianesimo.

Nestorio, propugnatore di tale dottrina, fu vescovo di Costantinopoli pochi anni prima del Concilio di Efeso e sosteneva una tesi che secondo alcuni, tra cui Cirillo di Alessandria, negava la consustanzialità della natura umana e divina nella persona di Cristo, affermata invece a Nicea (325). Nestorio asseriva che, poiché vi è identità di natura, sostanza (ousìa) e persona (hypostasis) e Dio è immutabile, la sostanza umana e quella divina non possono fondersi in un’unica natura. Per lui, a ogni sostanza deve corrispondere una persona, pertanto in Cristo vi sono due nature distinte, una divina e una umana, congiunte e non unite ipostaticamente. Pertanto, per lui non era possibile affermare che Maria fosse Theotokos, madre di Dio, principio invece proclamato al Concilio di Efeso, dove, per intervento dello stesso Cirillo di Alessandria, fu fatta condannare la dottrina nestoriana.

La Chiesa d’Oriente rifiutò questa condanna e non accettò neppure le decisioni prese al Concilio di Calcedonia (451), che condannò invece il monofisismo.

Gli shah di Persia si schierarono con i nestoriani, garantendo loro protezione. Così, la Chiesa assiro/persiana si diffuse in tutto l’Oriente, giungendo fino in India e in Cina attraverso la via della seta e influenzando pure il rituale della salàt (preghiera) islamica.

Le guerre tra persiani e bizantini, tra 610 e 628, indebolirono la Chiesa di Persia, soggetta pure a numerose persecuzioni da parte degli ultimi governanti persiani zoroastriani. Essa fiorì comunque anche dopo la conquista islamica (verso il 640) almeno fino al XII secolo.

Oggi la Chiesa d’Oriente rappresenta la seconda comunità cristiana più numerosa d’Iran (tra i 20.000 e i 70.000, divisi tra Chiesa cattolica caldea e altre due Chiese non cattoliche (Chiesa assira d’Oriente e Antica Chiesa d’Oriente).

Tra i circa 300-370 mila cristiani del Paese (che dispongono di almeno 600 luoghi di culto), il gruppo di gran lunga più numeroso è comunque quello dei fedeli della Chiesa apostolica armena (tra i 110.000 e i 300.000).

Libertà religiosa

L’Iran è una repubblica islamica, la cui costituzione stabilisce che la religione ufficiale sia l’islam, pur riconoscendo a zoroastriani, ebrei e cristiani il diritto di professare, con determinati limiti, la propria fede. L’ateismo non è riconosciuto, così come le religioni sincretiche, considerate pagane.

Le leggi del Paese prevedono pene diverse per i non musulmani rispetto ai musulmani per un medesimo reato. Nel caso dell’adulterio, ad esempio, un uomo musulmano che ha commesso adulterio con una donna musulmana riceve 100 frustate, mentre la pena per un uomo non musulmano che ha commesso adulterio con una donna musulmana è la morte.

Anche la conversione dall’islam a un’altra religione (apostasia) è proibita e può essere punita con la morte.

Per il 2022, il rapporto annuale dell’HRAI (Human Rights Activists in Iran) ha elencato 199 casi riguardanti la persecuzione religiosa, tra cui 140 arresti, 94 casi di irruzioni della polizia, 2 casi di demolizione di luoghi di culto, 39 casi di incarcerazione, 51 divieti di espatrio o limitazioni della libertà di movimento e 11 casi di persone processate per le loro convinzioni religiose. Quasi due terzi (64,63%) dei casi hanno riguardato la violazione dei diritti di cittadini di fede baha’i, il 20,84% di cristiani, l’8,84% yarsanisti, il 4,63% di sunniti.

Nel 2023, il Paese ha ottenuto un punteggio di zero su quattro per la libertà religiosa da parte di Freedom House ed è stato classificato come l’ottavo posto più ostile al mondo per i cristiani da Open Doors.

L'autoreGerardo Ferrara

Scrittore, storico ed esperto di storia, politica e cultura del Medio Oriente.

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