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Matteo Zuppi, il "prete dei poveri" alla guida dei vescovi italiani

Papa Francesco ha eletto il cardinale Matteo Zuppi, 66 anni, arcivescovo di Bologna, nuovo presidente dei vescovi italiani.

Antonino Piccione-25 maggio 2022-Tempo di lettura: 4 minuti
Matteo Zuppi

Zuppi al concistoro in cui è stato creato cardinale nel 2019. ©FotoCNS/Paul Haring

La scelta è stata fatta subito dopo che l'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana ha trasmesso a Santa Marta i risultati della votazione mattutina: Zuppi è stato il candidato più votato della terna da presentare al pontefice, seguito dal cardinale Paolo Lojudice di Siena e da monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale.

L'annuncio è stato dato dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente uscente, tra gli applausi del pubblico riunito all'Hilton Rome Airport di Fiumicino.

È stato il Papa stesso, qualche giorno prima, a delineare il profilo del nuovo presidente in un'intervista al direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana: "Sto cercando di trovare qualcuno che voglia fare un buon cambiamento. Preferisco un cardinale, che ha autorità.

I due candidati più autorevoli sono sembrati fin da subito Zuppi e Lojudice, entrambi molto stimati e "preti di strada", come ama definirli Bergoglio, con una lunga esperienza tra i più poveri e gli ultimi. Francesco non è vincolato dalle preferenze, ma alla fine, come è successo con Bassetti nel 2017, ha nominato il candidato più votato dall'assemblea.

Zuppi ha scherzato qualche giorno fa sull'essere dato per favorito: "Il cardinale Biffi diceva che solo i pazzi vogliono fare i vescovi, si potrebbe dire che i più pazzi vogliono fare i capi dei vescovi. I vescovi dovrebbero indicare una persona che pensano possa portare unità e sia in grado di rappresentarli tutti, aiutando la Chiesa italiana a proseguire il cammino degli ultimi decenni e il percorso sinodale iniziato lo scorso anno. Vediamo cosa decidono i vescovi nella terna che indicheranno al Papa e cosa deciderà il Papa".

Le prime parole di Zuppi come presidente della Cei

"Comunione e missione sono le parole che sento nel mio cuore. Cercherò di fare del mio meglio, restiamo uniti nella sinodalità". Sono le prime parole pubbliche del nuovo presidente che, nella conferenza stampa di ieri pomeriggio, ha sottolineato: "Questa fiducia del Papa che presiede nella carità con il suo primato, e della collegialità dei vescovi, insieme alla sinodalità, è la Chiesa. E queste tre dinamiche sono quelle che mi accompagneranno e per le quali sento tanta responsabilità".

Per il cardinale, la Chiesa deve essere in movimento. "La missione è quella di sempre: la Chiesa che parla a tutti e si rivolge a tutti", spiega. "La Chiesa che è sulla strada e in movimento, la Chiesa che parla una sola lingua, la lingua dell'amore, nella Babele di questo mondo.

Zuppi cita il momento in cui viviamo, segnato da "pandemie". Quella di Covid, prima, "con la coscienza e la dissidenza che ha rivelato e provocato", e ora la "pandemia di guerra" in Ucraina, senza dimenticare "tutti gli altri pezzi delle altre guerre".

Il suo pensiero va poi ai suoi predecessori alla guida della Conferenza episcopale italiana: Antonio Poma, Ugo Poletti, Camillo Ruini e Angelo Bagnasco, e infine a Gualtiero Bassetti "che in questi anni con tanta paternità e amicizia ha guidato la Chiesa italiana, creando tanta fraternità che ho goduto come vescovo".

L'ultimo pensiero è per la Madonna di San Luca, che si celebra a Bologna il 24 maggio, giorno della sua elezione: "Metto tutto nelle tue mani e ti chiedo di accompagnare me e noi in questo cammino della Chiesa italiana".

Il cardinale Zuppi, di origine romana, proviene dalla comunità di Sant'Egidio: nel 1973, da studente del liceo classico Virgilio, ha conosciuto il fondatore Andrea Riccardi. Da quel momento si è impegnato nelle varie attività della comunità, dalle scuole popolari per i bambini emarginati delle baraccopoli di Roma, alle iniziative per gli anziani soli e non autosufficienti, per gli immigrati e i senzatetto, i malati terminali e i nomadi, i disabili e i tossicodipendenti, i carcerati e le vittime dei conflitti.

Si è laureato in Lettere e Filosofia all'Università La Sapienza e in Teologia alla Pontificia Università Lateranense. Per dieci anni è stato parroco della basilica romana di Santa Maria in Trastevere e assistente ecclesiastico generale della comunità di Sant'Egidio: è stato mediatore in Mozambico nel processo che ha portato alla pace dopo oltre diciassette anni di sanguinosa guerra civile.

Nel 2012, dopo due anni come parroco a Torre Angela, Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare di Roma. Francesco lo ha eletto arcivescovo di Bologna nell'ottobre 2015 e quattro anni dopo, il 5 ottobre 2019, lo ha creato cardinale.

Ogni ingiustizia produce dolore collettivo

Infine, una breve nota personale. Ho avuto la fortuna di ascoltare Zuppi in un incontro promosso dall'Associazione Iscom sullo stato della Chiesa in Italia nei primi mesi della pandemia. 

Ho annotato alcuni passaggi che, rilette oggi, sembrano indicare il cuore di una biografia e il profilo di un impegno: "È come se il virus ci avesse uniti in una "comunità di destino", da monadi isolate siamo diventati cellule interdipendenti di un unico organismo. Non si tratta solo di un problema di igiene, ma anche di una dimensione spirituale. L'uomo, come diceva Thomas Merton, non è un'isola.

Qual è la virtù più importante oggi? Umiltà", è stata la risposta di Zuppi, "per guardare al futuro, perché questa pandemia che ha messo in ginocchio il mondo è stata una grande umiliazione per tutti. La generazione dei nostri genitori aveva l'Apocalisse in testa e nel cuore. Credo che questa umiltà ci aiuterà a capire che noi stiamo bene solo se gli altri stanno bene. Che ogni ingiustizia produce un dolore collettivo".

Il rischio, quindi, è che l'ingiustizia aumenti ulteriormente. Oggi le differenze e le disuguaglianze sono in aumento e questo pesa sulla vita e sulla sicurezza di tutti. "Nello spirito dell'Evangelii Gaudium, abbiamo bisogno di una Chiesa missionaria, con le porte aperte e che annunci la gioia del Vangelo a tutti".

L'autoreAntonino Piccione

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