Vaticano

Papa Francesco in Ungheria: "Cristo guida la storia".

Durante il suo viaggio apostolico in Ungheria, Papa Francesco ha tenuto un discorso in occasione dell'incontro con vescovi, sacerdoti, seminaristi, persone consacrate e ministri della pastorale.  

Paloma López Campos-28 aprile 2023-Tempo di lettura: 3 minuti
Papa Ungheria

Il Papa guarda il Danubio con il primo ministro e il presidente ungherese (foto CNS/Vatican Media)

Come parte del viaggio apostolico verso UngheriaPapa Francesco ha incontrato sacerdoti, seminaristi, vescovi e persone consacrate. Durante il suo discorso, ha ricordato a tutti uno dei requisiti più importanti: "interpretare i cambiamenti e le trasformazioni del nostro tempo, cercando di affrontare le sfide pastorali nel miglior modo possibile". Cosa che, ha affermato Francesco, "è possibile solo guardando a Cristo come nostro futuro".

Se dimentichiamo che Gesù è il futuro e che la nostra vita è nelle sue mani, "cercheremo mezzi e strumenti umani per difenderci dal mondo, chiudendoci nelle nostre comode e tranquille oasi religiose; oppure, al contrario, ci adatteremo ai venti mutevoli della mondanità, e allora il nostro cristianesimo perderà vigore e cesseremo di essere sale della terra".

L'interpretazione della storia

Pertanto, il Santo Padre ha incoraggiato a evitare due tentazioni nell'interpretazione della storia: da un lato, la lettura catastrofica, "che si nutre del disfattismo di chi ripete che tutto è perduto, che i valori del passato non esistono più, che non sappiamo dove andremo a finire"; e dall'altro, l'interpretazione ingenua che si nasconde nel conformismo. La soluzione sta nell'"accogliere i tempi in cui viviamo, con i loro cambiamenti e le loro sfide, come una pianta feconda, perché attraverso tutto questo il Signore si avvicina". Nel frattempo, siamo chiamati a coltivare il tempo che ci è venuto incontro, a leggerlo, a gettare il seme, a crescere in esso e a farne parte. VangeloSiamo chiamati a un'accoglienza profetica".

Riconoscere la presenza di Dio

Francesco ha definito questa accoglienza come il riconoscimento dei "segni della presenza di Dio nella realtà, anche quando questa non appare esplicitamente segnata dallo spirito cristiano e ci viene incontro con quel carattere che ci provoca e ci sfida". Allo stesso tempo, è la capacità di vedere tutto attraverso la lente del Vangelo.

Di fronte al secolarismo oggi imperante, "la tentazione può essere quella di irrigidirsi, di chiudersi e di assumere un atteggiamento combattivo. Ma queste realtà possono rappresentare delle opportunità per noi cristiani, perché stimolano la fede e l'approfondimento di alcuni temi.

Apertura al dialogo

La situazione attuale, ha sottolineato il Papa, richiede ai cristiani un'apertura al dialogo che non è facile, anche a causa del sovraccarico di lavoro di molti sacerdoti.

Per questo motivo, "è necessario avviare una riflessione ecclesiale - una riflessione della Chiesa e del popolo - al fine disinodaleDobbiamo farlo tutti insieme - per aggiornare la vita pastorale, senza accontentarci di ripetere il passato e senza aver paura di riconfigurare la parrocchia sul territorio, ma facendo dell'evangelizzazione una priorità e avviando una collaborazione attiva tra sacerdoti, catechisti, operatori pastorali e insegnanti".

Testimonianza di comunione

Ma Francesco ha avvertito che una buona cura pastorale è possibile solo seguendo il comandamento dell'amore dato da Cristo. "Se siamo distanti o divisi, se ci irrigidiamo nelle nostre posizioni e nei gruppi, non portiamo frutto. È triste quando siamo divisi perché, invece di fare squadra, facciamo il gioco del nemico: vescovi scollegati tra loro, sacerdoti in tensione con il vescovo, sacerdoti anziani in conflitto con quelli più giovani, diocesani con religiosi, sacerdoti con laici, latini con greci; ci polarizziamo su questioni che riguardano la vita della Chiesa, ma anche su aspetti politici e sociali, arroccandoci su posizioni ideologiche".

In risposta a ciò, il Santo Padre ha ricordato che "il primo ministero pastorale è la testimonianza della comunione, perché Dio è comunione ed è presente dove c'è carità fraterna".

Fede in Ungheria

In conclusione, Francesco ha ribadito che "Cristo è il nostro futuro, perché è Lui che guida la storia. Ne erano fermamente convinti i vostri confessori della fede: tanti vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose martirizzati durante la persecuzione atea; essi testimoniano la fede granitica degli ungheresi.

Ha invitato i presenti ad essere accoglienti e testimoni del Vangelo, "ma soprattutto ad essere donne e uomini di preghiera, perché da questo dipende la storia e il futuro". Vi ringrazio per la vostra fede e fedeltà, per tutto il bene che avete e che fate.

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