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L'Opus Dei risponde alle accuse della docuserie "Heroic Minute".

L'Opus Dei rifiuta categoricamente l'approccio della docuserie MAX "Minuto eroico: anch'io ho lasciato l'Opus Dei". Secondo la dichiarazione dell'Opera, la produzione "non rappresenta la realtà dell'Opus Dei", ma presenta i fatti "in modo parziale".

Paloma López Campos-7 febbraio 2025-Tempo di lettura: 3 minuti
Serie

(Unsplash / Erik Mclean)

L'Opus Dei ha pubblicato un comunicato per rispondere alle accuse mosse nella docuserie di MAX "Minuto eroico: anch'io ho lasciato l'Opus Dei".

La piattaforma definisce questo documentario come un'indagine in cui "le donne che facevano parte della Opus Dei raccontano per la prima volta le loro esperienze, denunciando gli abusi psicologici, religiosi ed economici che hanno subito". Come spiega il trailer, "Heroic Minute" promette di svelare, attraverso le testimonianze di tredici donne provenienti da ambienti diversi, le "manipolazioni", le "pressioni" e le "richieste" che i membri della prelatura subiscono sistematicamente.

Il riconoscimento degli errori da parte dell'Opus Dei

In risposta a queste accuse, l'Opus Dei inizia la sua dichiarazione scusandosi per le occasioni in cui i membri dell'Opera hanno causato "dolore ad altri" e ammettendo che "le critiche degli ex membri hanno facilitato la riflessione istituzionale per migliorare e cambiare i modi di fare".

L'Opus Dei ammette anche alcuni errori che ha cercato di migliorare negli ultimi anni: "fallimenti nei processi di discernimento; standard troppo esigenti per vivere l'impegno vocazionale; mancanza di sensibilità nel comprendere il peso che questa richiesta significava per alcune persone; possibili carenze nell'accompagnamento durante il processo di uscita".

Il pregiudizio del "minuto eroico

Tuttavia, l'Opera rifiuta categoricamente "l'approccio che la docuserie adotta", in quanto "non rappresenta la realtà dell'Opus Dei", ma presenta i fatti "in modo distorto", indicando l'Opera "come un'organizzazione di persone malvagie la cui motivazione è fare del male".

Questa parzialità è stata denunciata anche da alcuni critici della serie, che dubitano che un'autentica inchiesta giornalistica possa essere condotta sulla base delle testimonianze di 13 donne celibi che, tenendo conto del numero dei membri dell'Opus Dei, non rappresentano nemmeno il 10 % dell'intera Opera. Ne è un esempio la recensione pubblicata di Ana Sánchez de la Nieta in Aceprensa.

False accuse in "Minuto eroico".

La prova che le accuse sono false, prosegue il comunicato, si trova sia negli insegnamenti di San Josemaría sia "nell'esperienza di migliaia di persone che vivono o hanno vissuto un'esperienza di pienezza e di sviluppo nell'Opus Dei, come modo di incontrare Dio nelle realtà quotidiane".

Altre accuse mosse nel "Minuto eroico" e respinte dall'organizzazione sono "reclutamento", "riduzione in servitù" e "sistema abusivo per manipolare le persone". L'Opera spiega nel comunicato che "queste affermazioni sono una decontestualizzazione della formazione o della vocazione liberamente scelta da alcune donne" e che il tutto fa parte di "una narrazione" costruita da alcune persone note per aver cercato di presentare un'immagine dell'Opus Dei "estranea a un approccio di fede e di impegno cristiano".

Protocolli di guarigione

Nonostante tutto, l'Opera comprende che "qualsiasi processo di disimpegno, quando c'è un impegno personale vissuto con intensità, genera dolore e sofferenza". Per questo motivo, ribadisce che "attualmente la maggior parte delle persone che lasciano l'Opus Dei lo fanno in modo accompagnato, senza che il rapporto venga reciso".

Nella dichiarazione, l'organizzazione spiega anche i "protocolli di guarigione e risoluzione volti a ricevere le esperienze negative che possono essersi verificate, a chiedere perdono e a fare ammenda nelle situazioni appropriate".

Mancanza di dialogo da parte della casa di produzione

Infine, l'Opus Dei denuncia che durante i quattro anni in cui MAX ha lavorato a "Minuto eroico", "la casa di produzione non ha contattato gli uffici di informazione dell'Opera, né a Roma né in Spagna né in altri Paesi". Solo alla fine delle riprese ha chiesto l'intervento del Prelato o di una persona autorizzata in condizioni che, secondo l'Opus Dei, "non erano quelle abituali per una serie di queste caratteristiche".

Di fronte a questa situazione, l'Opera "ha rifiutato di partecipare a quello che era un prodotto creato da un quadro precedente e con un pregiudizio che voleva solo confermare". L'Opus Dei, quindi, sottolinea che non c'è stata "alcuna volontà di dialogo espressa in precedenza" da parte del produttore e lamenta che le sia stata offerta "la possibilità di una risposta solo all'ultimo momento".

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