Un primo punto che si sviluppa il documento è la Liturgia nella oggi della storia della salvezza. In questa prima epigrafe il Papa ci colloca nel mistero pasquale, vero centro della teologia liturgica della Costituzione conciliare sulla Liturgia, la quale è il cuore della liturgia. Sacrosanctum Concilium. L'Ultima Cena, la Croce di Cristo e la Risurrezione, il Mistero Pasquale, appaiono come l'unico vero e perfetto culto gradito al Padre.
La liturgia è il mezzo che il Signore ci ha lasciato per partecipare a questo evento unico e meraviglioso nella storia della salvezza. Ed è un mezzo che viviamo nella Chiesa. "Fin dall'inizio la Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo, ha compreso che ciò che era visibile di Gesù, ciò che si poteva vedere con gli occhi e toccare con le mani, le sue parole e i suoi gesti, la concretezza del Verbo incarnato, è passato nella celebrazione dei sacramenti" (Lettera, n. 9).
Incontro con Cristo
Direttamente collegato a quanto detto finora è il secondo titolo della Carta: La liturgia, luogo di incontro con Cristo. Questo sottotitolo ci ricorda un'espressione molto significativa della Lettera che Giovanni Paolo II scrisse 25 anni dopo la pubblicazione della Sacrosanctum Concilium: "La liturgia è il luogo privilegiato dell'incontro con Dio e con colui che Egli ha mandato, Gesù Cristo" (San Giovanni Paolo II, Lettera apostolica agli Apostoli degli Apostoli, p. 4).. Vicesimo quintus annus, n. 7). Qui sta tutta la potente bellezza della liturgia, dirà Francesco: è un incontro con Cristo, perché non possiamo dimenticare che "la fede cristiana o è un incontro vivo con Cristo o non è" (Lettera, n. 10).
La liturgia è un vero incontro con Cristo, non solo un vago ricordo. Un incontro iniziato nel Battesimo, un evento che segna la vita di tutti noi. E questo incontro con Cristo nel Battesimo, vera morte e risurrezione, ci rende figli di Dio, membri della Chiesa, e così sperimentiamo la pienezza del culto di Dio. "In realtà, c'è un solo atto perfetto di culto gradito al Padre, l'obbedienza del Figlio, la cui misura è la sua morte in croce. L'unica possibilità di partecipare alla sua offerta è essere figli nel Figlio. Questo è il dono che abbiamo ricevuto. Il soggetto all'opera nella Liturgia è sempre e solo Cristo-Chiesa, il Corpo Mistico di Cristo" (Lettera, n. 15).
Bere dalla liturgia
Il Papa poi continua a ricordarci, come ha fatto in occasione di Concilio Vaticano II e il movimento liturgico che l'ha preceduto, che la liturgia è la "fonte primaria e necessaria da cui i fedeli devono bere lo spirito veramente cristiano" (Sacrosanctum Concilium, n. 14). Pertanto, "con questa lettera vorrei semplicemente invitare tutta la Chiesa a riscoprire, custodire e vivere la verità e la forza della celebrazione cristiana. Non vorrei che la bellezza della celebrazione cristiana e le sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa fossero deturpate da una comprensione superficiale e riduttiva del suo operato, o peggio, strumentalizzate al servizio di qualche visione ideologica" (Lettera, n. 16). L'obiettivo della Lettera, al di là di alcuni titoli sensazionalistici, è chiaro dalla lettura di queste parole di Francesco.
Di fronte al pericolo dello gnosticismo e del pelagianesimo, a cui il Santo Padre ha fatto ampio riferimento nella sua lettera programmatica Evangelii gaudium, la Lettera ci pone davanti agli occhi il valore della bellezza della verità della celebrazione cristiana. "La liturgia è il sacerdozio di Cristo rivelato e donato a noi nella sua Pasqua presente e attivo oggi attraverso segni sensibili (acqua, olio, pane, vino, gesti, parole) affinché lo Spirito, immergendoci nel mistero pasquale, trasformi tutta la nostra vita, conformandoci sempre più a Cristo" (Lettera, n. 21).
In questo paragrafo è racchiusa tutta la bellezza e la profondità della liturgia: il mistero a cui partecipiamo, che si rende presente attraverso segni sensibili, che ci configura a Cristo morto e risorto, trasformandoci in lui. Bellezza che, come ci ricorda il Romano Pontefice, non è mero estetismo rituale, né la cura della sola formalità esteriore del rito o delle rubriche.
Cura della liturgia
Logicamente, ciò è necessario per non "confondere ciò che è semplice con la banale sciatteria, ciò che è essenziale con la superficialità ignorante, ciò che è concreto nell'azione rituale con un esagerato funzionalismo pratico" (Lettera, n. 22). È quindi necessario curare tutti gli aspetti della celebrazione, osservare tutte le rubriche, ma senza dimenticare che è necessario favorire "lo stupore davanti al mistero pasquale, che è parte essenziale dell'azione liturgica" (Lettera, n. 24). Uno stupore che va oltre l'espressione del significato del mistero. "La bellezza, come la verità, genera sempre meraviglia e, quando si riferisce al mistero di Dio, porta all'adorazione" (Lettera, n. 25). Lo stupore è parte essenziale dell'azione liturgica, perché è l'atteggiamento di chi sa di trovarsi di fronte alla peculiarità dei gesti simbolici.
Dopo questa prima parte introduttiva, il Papa si chiede: come recuperare la capacità di vivere pienamente l'azione liturgica? E la risposta è chiara: "La riforma del Concilio ha questo scopo" (Lettera, n. 27). Ma il Papa non vuole che la non accettazione della riforma, così come una sua comprensione superficiale, distragga dalla ricerca della risposta alla domanda che abbiamo posto prima: come crescere nella capacità di vivere pienamente l'azione liturgica, come continuare a stupirsi di ciò che accade sotto i nostri occhi nella celebrazione? E la chiara risposta di Francesco: "Abbiamo bisogno di una formazione liturgica seria e vitale" (Lettera, n. 31).
Formazione liturgica
La formazione per la liturgia e la formazione dalla liturgia sono i due aspetti che vengono trattati nella sezione seguente. In questa formazione alla liturgia, lo studio è solo il primo passo per entrare nel mistero celebrato, perché per essere in grado di guidare il cammino, è necessario prima attraversarlo. Né va dimenticato che la formazione alla liturgia "non è qualcosa che si possa conquistare una volta per tutte: poiché il dono del mistero celebrato supera la nostra capacità di conoscenza, questo impegno deve certamente accompagnare la formazione permanente di ciascuno, con l'umiltà dei piccoli, un atteggiamento che apre allo stupore" (Lettera, n. 38).
Per quanto riguarda la formazione dalla liturgia, essere formati da essa comporta un reale coinvolgimento esistenziale con la persona di Cristo. "In questo senso, la liturgia non riguarda la conoscenza, e il suo scopo non è primariamente pedagogico (anche se ha il suo valore pedagogico), ma è la lode, il ringraziamento per la Pasqua del Figlio, la cui potenza salvifica entra nella nostra vita" (Lettera, n. 41). Perciò la celebrazione ha a che fare con la "realtà di essere docili all'azione dello Spirito, che è all'opera in essa, fino a che Cristo sia formato in noi". La pienezza della nostra formazione liturgica è la conformazione a Cristo. Ripeto: non si tratta di un processo mentale e astratto, ma di diventare lui" (Lettera, n. 41).
Unione di cielo e terra
Questo coinvolgimento esistenziale avviene a livello sacramentale. Attraverso i segni creati che sono stati assunti e messi al servizio dell'incontro con il Verbo incarnato, crocifisso, morto, risorto, asceso al Padre. È molto bella la frase del Papa quando ricorda che la "liturgia dà gloria a Dio perché ci permette, qui sulla terra, di vedere Dio nella celebrazione dei misteri" (Lettera, n. 43). E come diventare di nuovo capaci di simboli, come imparare a leggerli per viverli? Innanzitutto, dirà Francesco, recuperando la fiducia nella creazione. Un'altra questione sarà l'educazione necessaria per acquisire l'atteggiamento interiore che ci permetterà di situare e comprendere i simboli liturgici.
Un aspetto che la Carta indica per custodire e far crescere la comprensione vitale dei simboli della liturgia sarà la ars celebrandi: l'arte di festeggiare. Quest'arte implica la comprensione del dinamismo che descrive la liturgia, la sintonia con l'azione dello Spirito e la conoscenza della dinamica del linguaggio simbolico, della sua peculiarità e della sua efficacia (cfr. Lettera, nn. 48-50).
Silenzi liturgici
Papa Francesco ci ricorda che questo tema riguarda tutti i battezzati e comporta un'azione comune (camminare in processione, sedersi, stare in piedi, inginocchiarsi, cantare, fare silenzio, guardare, ascoltare...), che educa ogni fedele a scoprire l'autentica unicità della propria personalità, non con atteggiamenti individualistici, ma con la consapevolezza di essere un unico corpo della Chiesa.
Un gesto particolarmente importante è il silenzio. È espressamente previsto dalle rubriche (nei riti di apertura, nella liturgia della Parola, nella preghiera eucaristica, dopo la comunione). Il silenzio non è un rifugio per nascondersi in un intimo isolamento, subendo la ritualità come se fosse una distrazione, ma è il simbolo della presenza e dell'azione dello Spirito Santo.
Ars celebrandi
Mentre il ars celebrandi riguarda tutti i battezzati, il Papa sottolinea che i ministri ordinati devono avere una cura particolare. Esistono vari modelli di presiedere, ma l'essenziale è evitare un personalismo esagerato nello stile celebrativo. Perché questo servizio di presidenza sia fatto bene, con maestria, è di fondamentale importanza che il presbitero sia consapevole di essere, in se stesso, uno dei modi della presenza del Signore.
Questo lo porterà a non dimenticare che il Risorto deve rimanere il protagonista, come nell'Ultima Cena, nella Croce e nella Risurrezione. Si tratta di mostrare nella celebrazione che il Signore, e non il celebrante, è il protagonista. "Il sacerdote è educato a presiedere dalle parole e dai gesti che la Liturgia pone sulle sue labbra e nelle sue mani" (Lettera, n. 59). Va sempre tenuto presente che le parole e i gesti della liturgia sono espressione, maturata nei secoli, dei sentimenti di Cristo e aiutano a configurarsi a Lui (cfr. Istr. Redemptionis sacramentum, n. 5).
Scopo del documento
Papa Francesco, come hanno fatto più volte San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, conclude incoraggiandoci a riscoprire la ricchezza della costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium. Allo stesso tempo, ribadisce, come ha fatto all'inizio e in diversi punti della lettera che costituisce il suo Leitmotiv, il suo filo rossoL'auspicio è che questa lettera aiuti "a riaccendere lo stupore per la bellezza della verità della celebrazione cristiana, a ricordare la necessità di un'autentica formazione liturgica e a riconoscere l'importanza di un'arte celebrativa che sia al servizio della verità del mistero pasquale e della partecipazione di tutti i battezzati, ciascuno secondo la specificità della propria vocazione" (Lettera, n. 62). Queste, e non altre, sono le motivazioni alla base di questa bella Lettera. Una spilla d'oro per ricordare l'importanza dell'anno liturgico e della domenica.
"Abbandoniamo le polemiche per ascoltare insieme ciò che lo Spirito dice alla Chiesa, manteniamo la comunione, continuiamo a stupirci della bellezza della Liturgia" (Lettera, n. 65).