La Corte costituzionale ha chiarito in una sentenza che la coeducazione non deve essere l'unica opzione offerta dall'amministrazione. Entrambi i modelli, coeducativo e differenziato, hanno lo stesso diritto a un accordo educativo.
TESTO - María Calvo Charro
Docente presso l'Università Carlos III. Presidente in Spagna dell'EASSE (European Association Single Ssex Education).
Negli ultimi anni, in Paesi come gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito e l'Australia si è assistito a una rinascita dell'educazione differenziata per genere, con il sostegno di politici di tendenze molto diverse, di educatori, di genitori, di alcuni settori femministi e di associazioni che difendono diritti e libertà. Questa tendenza, che riguarda in particolare le scuole pubbliche, ha generato un acceso dibattito nei circoli accademici, legali e politici. L'educazione differenziata per genere è probabilmente uno dei temi più attuali nella lotta per le pari opportunità nel campo dell'istruzione pubblica in questi Paesi, come dimostra l'ampia letteratura accademica, scientifica e informativa che emerge costantemente sull'argomento.
L'educazione differenziata di oggi ha come obiettivo prioritario le pari opportunità. Una scuola che considera che le differenze tra i sessi sono sempre un arricchimento e che ciò che va eliminato sono le discriminazioni e gli stereotipi, superando le disuguaglianze sociali e le gerarchie culturali tra uomini e donne. In questo senso, la scuola differenziata è teleologicamente coeducativa: il suo scopo è quello di garantire ai ragazzi e alle ragazze la possibilità reale di raggiungere gli stessi obiettivi e traguardi in ambito professionale e personale, fornendo loro tutti gli strumenti utili per scegliere liberamente il proprio percorso.