Papa Francesco ha incentrato l'udienza di oggi sull'episodio della Lettera ai Galati in cui San Paolo usa il termine "ipocrisia". "La Lettera ai Galati", ha esordito Francesco, "riporta un fatto piuttosto sorprendente. Come abbiamo sentito, Paolo dice di aver corretto Cefa, cioè Pietro, davanti alla comunità di Antiochia, perché il suo comportamento non era buono. Cosa era successo di così grave da costringere Paolo a rivolgersi a Pietro in termini duri? Forse Paolo aveva esagerato, aveva lasciato troppo spazio al suo carattere senza sapersi frenare? Vedremo che non è così, ma che ancora una volta è in gioco il rapporto tra Legge e libertà".
"Scrivendo ai Galati", continua il Papa, "Paolo cita volutamente questo episodio accaduto ad Antiochia anni prima. Egli intende ricordare ai cristiani di quelle comunità che non devono assolutamente ascoltare coloro che predicano la necessità di essere circoncisi e quindi di cadere "sotto la Legge" con tutte le sue prescrizioni. Pietro è stato criticato per il suo comportamento a tavola. La Legge proibiva agli ebrei di mangiare con i non ebrei. Ma lo stesso Pietro, in un'altra circostanza, si era recato a Cesarea nella casa del centurione Cornelio, pur sapendo di trasgredire la Legge. Poi disse: "Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere chiamato profano o impuro".
Francesco si è fermato a questo punto, quando San Paolo, nel suo rimprovero, usa un termine che ci permette di entrare nel profondo della sua reazione: ipocrisia (cfr. Gal 2,13). L'osservanza della Legge da parte dei cristiani ha portato a questo comportamento ipocrita, che l'apostolo intende combattere con forza e convinzione. Che cos'è l'ipocrisia? Si può dire che sia la paura della verità. Si preferisce fingere invece di essere se stessi. Fingere impedisce di avere il coraggio di dire apertamente la verità, e così è facile sfuggire all'obbligo di dirla sempre, ovunque e nonostante tutto. In un ambiente in cui i rapporti interpersonali sono vissuti all'insegna del formalismo, il virus dell'ipocrisia si diffonde facilmente".
"Nella Bibbia troviamo diversi esempi in cui l'ipocrisia viene combattuta. Una bella testimonianza è quella del vecchio Eleazar, al quale fu chiesto di fingere di mangiare carne sacrificata a divinità pagane per salvarsi la vita. Ma quell'uomo, con timore di Dio, rispose: "Perché alla nostra età non è degno di fingere, per evitare che molti giovani, credendo che Eleazar, nel suo novantesimo anno, si sia convertito ai costumi pagani, anche a causa della mia finzione e del mio attaccamento a questo breve residuo di vita, si smarriscano per causa mia, e io porti macchia e disonore alla mia vecchiaia"".
"L'ipocrita", ha concluso Francesco, "è una persona che finge, lusinga e inganna perché vive con una maschera sul volto e non ha il coraggio di affrontare la verità. Per questo motivo, non è capace di amare veramente: si limita a una vita di egoismo e non ha la forza di mostrare il suo cuore con trasparenza. Ci sono molte situazioni in cui si può verificare l'ipocrisia. Spesso si nasconde sul posto di lavoro, dove si cerca di apparire amici dei colleghi mentre la competizione porta a picchiarli alle spalle. In politica non è raro trovare ipocriti che vivono una scissione tra pubblico e privato. Particolarmente detestabile è l'ipocrisia nella Chiesa. Non dobbiamo mai dimenticare le parole del Signore: "La vostra lingua sia "sì, sì"; "no, no"; perché tutto ciò che viene da qui viene dal Maligno" (Mt 5,37). Agire diversamente significa mettere in pericolo l'unità della Chiesa, per la quale il Signore stesso ha pregato".