Mondo

Lesbo: una visita tra gli "ultimi" per sensibilizzare i potenti

Giovanni Tridente-13 maggio 2016-Tempo di lettura: 2 minuti

Francesco ha spiegato lo scopo del viaggio nell'isola greca: richiamare l'attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria.

Giovanni Tridente, Roma

È un Papa molto stanco quello che parla ai giornalisti sul volo di ritorno da Lesbo, l'isola greca che è diventata la porta d'accesso all'Europa per tanti migranti e rifugiati in fuga da carestie e guerre nei Paesi che si affacciano sulle sponde opposte del Mediterraneo. Lì, nel campo profughi di Moria, dove sono ospitate diverse centinaia di persone, Francesco - insieme a Sua Santità Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, e a Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia - ha potuto incontrare i rifugiati e le loro famiglie, ha stretto la manoUna dopo l'altra, più di duecento persone, soprattutto bambini. Un giorno che è stato "per me troppo forte, troppo forte...".. Alla fine, il Papa aveva annunciato all'uscita che sarebbe stato "un viaggio segnato dalla tristezza: "Stiamo andando incontro alla più grande catastrofe umanitaria dalla Seconda guerra mondiale".Aveva detto ai giornalisti che lo accompagnavano.

Lo scopo del viaggio, durato poche ore e organizzato in pochissimi giorni, è stato comunicato dal Papa stesso ai rifugiati: stare con voi e dirvi che non siete soli, oltre che per "per attirare l'attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria". e "per implorare la soluzione dello stesso".: "Ci auguriamo che il mondo presti attenzione a queste situazioni di bisogno tragiche e veramente disperate e risponda in modo degno della nostra comune umanità".. Li incoraggia a non perdere la speranza: "Il dono più grande che possiamo offrire l'uno all'altro è l'amore: uno sguardo misericordioso, la disponibilità ad ascoltare e a comprendere l'altro, una parola di incoraggiamento, una preghiera".. Una visita tra gli "ultimi", per sensibilizzare i potenti, nel segno dell'ecumenismo.

Dopo aver stretto mani, abbracciato persone e baciato bambini, Papa Francesco, il Patriarca Bartolomeo e l'Arcivescovo Ieronymos hanno firmato una dichiarazione congiunta, chiedendo l'attenzione pubblica su questo tema. "colossale crisi umanitaria causata dal dilagare della violenza e dei conflitti armati, dalla persecuzione e dallo sfollamento delle minoranze religiose ed etniche, nonché dall'espulsione delle famiglie dalle loro case, violando la loro dignità umana, le libertà e i diritti umani fondamentali".. Se, da un lato, è necessario ripristinare per queste persone i livelli di sicurezza e il ritorno alle loro case e comunità, dall'altro è necessario continuare a fare ogni sforzo per "assistere e proteggere i rifugiati di tutte le confessioni religiose".. In altre parole, le priorità della comunità internazionale devono essere la protezione delle vite umane e l'adozione di politiche inclusive per tutti.

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