Il settore dell'informazione religiosa è uno dei più complessi del panorama giornalistico, a causa della necessità di competenze molto specifiche e dell'esigenza di diffondere le notizie a un pubblico non specializzato senza banalizzarle o distorcerle. Non è raro che le fonti ufficiali non siano disposte a confrontarsi con i giornalisti in modo tempestivo e approfondito. Tanto che il silenzio diventa la norma.
Sono questi alcuni dei punti emersi nella tavola rotonda che ha presentato la decima edizione del Corso di specializzazione in informazione religiosa, iniziativa promossa dall'Istituto per l'Informazione Religiosa. Associazione ISCOM in collaborazione con il Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce e l'Associazione internazionale dei giornalisti accreditati presso il Vaticano (AIGAV).
Fonti ufficiali e non ufficiali
"La prima fonte resta il Papa stesso. I suoi discorsi, i discorsi, le omelie, le interviste". Così dice Manuela Tulli, giornalista dell'ANSA, per la cui agenzia si occupa di Vaticano e informazione religiosa. Tra le sue pubblicazioni, "Francesco, un nome un destino" (Laruffa) sulla vita di San Francesco di Paola, "Eroi nella fede" (Acs) sulla situazione dei cristiani in Egitto. Vincitore nel 2017 del premio giornalistico dedicato a Giuseppe De Carli sull'informazione religiosa. Ha recentemente partecipato al progetto editoriale "Quaderni del Vaticano" in preparazione al Giubileo 2025 con un breve saggio su "Il senso della vita".
Tra le fonti ufficiali, prosegue Tulli, "la sala stampa vaticana, il Bollettino, i comunicati, i media vaticani (Vatican News, Osservatore Romano, Radio Vaticana). E poi gli account ufficiali sui social network: Pontifex, TerzaLoggia, quelli dei cardinali, dei vescovi e dei dicasteri".
Per le informazioni nazionali o locali, Tulli cita l'Ufficio comunicazioni sociali del Cis, l'agenzia Sir, Avvenire, Tv2000, i siti web e le pubblicazioni delle diocesi.
Interessante il riferimento alla copertura dell'attività giudiziaria, "utile non solo per conoscere i fatti di questo o quel processo, ma anche i meccanismi delle decisioni e le prassi seguite". Al di là dei casi in sé, attraverso le udienze del tribunale vaticano si viene a conoscenza di frammenti di vita all'interno delle mura leonine che altrimenti rimarrebbero sconosciuti. Ad esempio, Tulli ricorda il processo per presunti abusi al Preseminario.
Riferendosi alle fonti non ufficiali, il giornalista dell'ANSA sottolinea come "le informazioni vaticane devono essere costruite pazientemente nel tempo. È il risultato di relazioni non sempre facili da costruire. È necessario avere un ampio spettro di fonti per evitare di essere strumentalizzati". Ci sono i funzionari dei dicasteri della Curia ma, conclude Tulli, anche le ambasciate presso la Santa Sede, le università pontificie, gli esperti del settore: "Tutto può contribuire alla costruzione di un quadro come tanti piccoli tasselli di un mosaico".
Competizione e amicizia
Un quadro arricchito dagli interventi di Francesco Antonio Grana e Loup Besmond de Senneville. Il primo, un vaticanista di il fattoquotidiano.it e segretario del Premio Cardinale Michele Giordano, osserva "che anche la più alta delle fonti - il pontefice - può mentire e manipolare il giornalista".
Tra le pubblicazioni di Grana sulla vita della Chiesa, ha curato il libro di Papa Francesco Un'enciclica sulla pace in Ucraina (Terra Santa Edizioni).
Di Bergoglio, di cui è amico personale, elogia il "grande senso giornalistico e la grande capacità di gestire la comunicazione di crisi (pederastia, caso Orlandi, ecc.)".
Nonostante la sana e inevitabile competizione tra vaticanisti, Grana individua nella professionalità, nel mestiere e nella sensibilità di alcuni suoi colleghi il valore aggiunto di una cronaca religiosa obiettiva, perché alla fine, dice, "è la firma stessa a dare veridicità ai fatti".
"Non esiste una strategia di comunicazione veramente organizzata".
"La difficoltà delle fonti di informazione religiosa, la necessità di un alto grado di competenza, la mancanza di comunicazione tra gli attori, la loro scarsa professionalità, la scelta del silenzio, con la convinzione che le cose buone non facciano rumore". Sono queste, secondo Loup Besmond de Senneville, corrispondente dal Vaticano del quotidiano francese "La Croix" e presidente dell'AIGAV, le critiche più evidenti di un sistema in cui "non esiste una strategia di comunicazione veramente organizzata, con la mancanza di due elementi essenziali che esistono in tutte le altre istituzioni politiche: l'off e l'on".
Questo obbliga i professionisti dell'informazione religiosa "ad avere le proprie fonti", dice Besmond de Senneville, "per portare nuove informazioni e aiutare a capire la realtà: perché il Papa ha detto una parola o no; perché ha agito in un certo modo o no".
Per quanto riguarda l'informazione religiosa, dice, anche le università sono ottime risorse, spesso trascurate, e sede di molti esperti. "Penso a Sant'Anselmo per la liturgia, al Pisai per l'islamologia, alla Gregoriana e a Santa Croce per il diritto canonico. A Roma, anche i diplomatici costituiscono una rete importante".
La difficoltà sta nell'avere fonti che parlano e accettano di essere citate. Personalmente", conclude Besmond de Senneville, "questo pone non pochi problemi ai nostri lettori, che non comprendono le difficoltà. Molti sono convinti che una fonte anonima sia una fonte inventata.