Vaticano

Responsabilità, formazione e prevenzione per contrastare gli abusi

Iniziata dai suoi predecessori, la lotta contro gli abusi all'interno della Chiesa rimane uno dei compiti principali di Papa Francesco e di tutto il popolo di Dio.

Andrea Acali-23 febbraio 2024-Tempo di lettura: 4 minuti
abuso

Sono trascorsi poco meno di dieci anni dalla creazione del Pontificia Commissione per la Protezione dei MinoriI primi cinque dall'incontro sugli abusi sessuali che lo stesso Santo Padre ha convocato e presieduto dal 21 al 24 febbraio 2019 con i rappresentanti delle conferenze episcopali di tutto il mondo.

Sebbene le ricerche di varie organizzazioni dimostrino che il fenomeno dell'abuso è molto più limitato rispetto ad altri ambiti sociali (famiglia, scuola, sport), si tratta di una questione che, purtroppo, continua a ferire il corpo ecclesiale perché mina la sua credibilità, la sua missione di annunciare il Vangelo a ogni creatura.

Si tratta di un tema di grande attualità, come dimostra anche la delicata situazione della Chiesa tedesca che, partendo dalle ferite degli scandali degli abusi, ha intrapreso un "cammino sinodale" decisamente tortuoso, visti i continui richiami del Papa e dei suoi collaboratori a non procedere su una strada che rischia di portare allo scisma. Il ultimo di questi promemoria è la lettera firmata dal Segretario di Stato, cardinale Parolin, e da altri due cardinali della Curia romana, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Fernandez, e il prefetto della Congregazione per i Vescovi, Prevost.

Prudenza e responsabilità

Un tema, peraltro, che va sempre affrontato con grande delicatezza. È vero che nella storia della Chiesa, anche in tempi recenti, ci sono stati casi di abusi conclamati, basti ricordare le tragiche vicende del cardinale McCarrick, ridotto allo stato laicale, la massima pena possibile per un chierico, o del famigerato padre Marcial Maciel.

La storia di Rupnik è oggetto di una nuova indagine da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo le relazioni inviate lo scorso settembre dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.

Nessuno vuole nascondersi dietro a un dito e la linea della tolleranza zero, auspicata per la prima volta da Papa Benedetto XVI quando il fenomeno iniziò a emergere e ribadita più volte dall'attuale pontefice, è ormai indispensabile.

Come ha detto Francesco a conclusione dell'incontro del 2019, "la disumanità del fenomeno a livello globale diventa ancora più grave e più scandalosa nella Chiesa, perché è in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità etica".

Tuttavia, la prudenza è sempre essenziale: il caso del cardinale australiano Pell, morto nel gennaio dello scorso anno, scagionato da tutte le accuse dopo i 400 giorni trascorsi in carcere da innocente, ne è un esempio.

Il cambiamento

Ma la domanda che molti si pongono è: cosa sta facendo la Chiesa dopo gli scandali emersi quasi ovunque, dal Cile alla Germania, dagli Stati Uniti alla Spagna? Ha cambiato qualcosa o non si è mossa affatto?

In realtà, le cose sono profondamente cambiate. A partire dalla mentalità e dal modo in cui queste storie dolorose vengono affrontate. Lo ha confermato recentemente in un'intervista il segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, il missionario americano Andrew Small: la percezione del problema degli abusi all'interno della Chiesa, e anche nella società, è cambiata.

Lo stesso Small riconosce che ciò che non si perdona alla Chiesa è la sua cattiva gestione dei casi di abuso: per troppo tempo ha anteposto la salvaguardia dell'immagine dell'istituzione all'oblio delle vittime, spesso inascoltate o messe a tacere. Oggi, fortunatamente, non è più così.

Gli stessi papi hanno incontrato più volte i sopravvissuti, ascoltando le loro drammatiche storie, dimostrando vicinanza, affetto e accoglienza. Un cambio di mentalità che li ha portati ad allargare lo sguardo oltre i minori, a prendersi cura degli adulti vulnerabili, ad accompagnare gli abusati.

Prevenzione, riparazione e formazione

Parallelamente a questa consapevolezza, la Chiesa ha avviato una forte azione di prevenzione e ha posto l'accento sulla riparazione e sulla formazione. Si tratta di un aspetto fondamentale che, tuttavia, non deve riguardare solo i sacerdoti e i seminaristi, ma anche le famiglie.
 
Vale la pena ricordare alcuni passi concreti come conseguenza del vertice con le Conferenze episcopali di cinque anni fa, a partire dalle leggi promulgate a fine marzo 2019 per il Vaticano e il successivo motu proprio di maggio".Vos estis lux mundi"Papa Francesco ha ordinato di istituire uffici in tutte le diocesi per ricevere le denunce e avviare le procedure per rispondere agli abusi.

Inoltre, stabiliva che i sacerdoti e i religiosi erano obbligati a denunciare gli abusi di cui erano a conoscenza, oltre a stabilire le regole per i superiori, compresi i vescovi, responsabili di "coprire" i casi di pedofilia. Successivamente, il "segreto pontificio" è stato abolito, e nel 2021 è stato ha riformato il codice di diritto canonico nella parte relativa al diritto penale (Libro VI). Un ulteriore strumento, al servizio delle diocesi e dei vescovi, è il vademecum che è stato richiesto all'incontro e che è stato redatto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede con una serie di norme e suggerimenti da seguire nei casi di abuso.

È sufficiente? Forse no. Ma la strada è stata intrapresa. Con molta più determinazione che in altre realtà sociali. La pederastia deve essere sradicata, a maggior ragione nella Chiesa.

Un solo abuso rimane intollerabile. Ma dobbiamo anche avere l'onestà intellettuale di riconoscere che molto è stato fatto per combattere quella che Francesco descrive come "una manifestazione palese, aggressiva e distruttiva del male".

L'autoreAndrea Acali

-Roma

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