Ho appena letto la recente lettera di Papa Francesco al popolo di Dio sulla liturgia, intitolata "Desiderio desideravi, Il professor Pietro Angelo Muroni, decano di teologia alla Pontificia Università Urbaniana, autore di numerosi libri di fede e spiritualità e sacerdote della diocesi di Sassari, è certo che l'importanza di questo documento risieda nel fatto che non è rivolto solo alla gerarchia ecclesiastica: "Riguarda - dice - tutto il popolo di Dio, perché la formazione liturgica deve riguardare tutti, deve coinvolgere tutti. Lo dice il Papa: la liturgia è la dimensione fondamentale per la vita della Chiesa". Tanto che, spiega don Muroni, la lettera "non vuole essere un trattato di teologia liturgica, non vuole avere un taglio accademico. Il Papa vuole invece che sia un elemento di riflessione per contemplare la bellezza e la verità della celebrazione cristiana".
Professore, quindi il Papa sta chiamando il popolo di Dio a tornare alla vera essenza della liturgia?
- Infatti. Il Papa invita il popolo di Dio a tornare allo spirito della liturgia, come lo definirebbe il teologo Romano Guardini. Non molto tempo fa, il Papa ha ricevuto in udienza i membri del Pontificio Istituto Liturgico in occasione del 60° anniversario della sua fondazione e ha detto loro: attenzione quando la liturgia diventa un campo di battaglia per questioni non essenziali o addirittura obsolete. Per questo motivo, il Pontefice, di fronte al pericolo della mondanità spirituale, di cui si è occupato anche nella sua prima esortazione apostolica Evangelii GaudiumIl Parlamento europeo vuole esortare tutti noi a considerare l'integrità di ciò che celebriamo.
Quali sono gli altri elementi importanti di questo documento?
- In primo luogo, si sottolinea che la liturgia è l'Opera di Dio, in cui Dio coinvolge l'uomo. Il punto 7 del Sacrosanctum Concilium Dice: in questa grande opera, in cui Dio, attraverso il rito, raggiunge l'uomo per salvarlo, Cristo unisce la sua Chiesa, la sua sposa. Pertanto, è Dio che ci raggiunge ma, allo stesso tempo, Dio coinvolge la Chiesa. Un altro elemento importante del documento è proprio l'invito a riscoprire la bellezza della liturgia. In questo senso, già nel Evangelii GaudiumPapa Francesco aveva sottolineato il fatto che la Chiesa evangelizza - ed evangelizza se stessa - attraverso la bellezza della liturgia.
Cosa intende il documento quando parla di bellezza?
- Una bellezza, spiega il Papa nella lettera, che non è la ricerca dell'estetismo, delle belle forme. Anche se, indubbiamente, il liturgia deve essere bello, non deve essere trascurato. La continua riscoperta della bellezza della liturgia significa la riscoperta della bellezza del mistero di Cristo celebrato nella liturgia. Dobbiamo arrivare a commuoverci per la liturgia, il che significa andare oltre la mera osservanza di regole e norme.
L'incarnazione è un altro elemento importante?
- Sì, perché l'incarnazione è il fondamento teologico della fede cristiana, ma anche di tutta la liturgia. Cioè, la liturgia non è disincarnata; la liturgia si esprime attraverso l'umanità dell'uomo e si esprime anche attraverso gesti, atteggiamenti, segni e simboli che fanno parte della vita dell'uomo.
È bello ciò che il Sacrosanctum Concilium al n. 83: Cristo, assumendo la natura umana, ha portato in questa terra d'esilio quel canto che è eternamente intonato nei luoghi celesti. L'incarnazione di Cristo diventa il vincolo con cui ci uniamo a Lui per unirci al Padre e alla Chiesa celeste.
Il documento approfondisce anche la riscoperta del significato del mistero?
- In effetti è così. Il Papa ci chiede di fare attenzione alla fumosa espressione "senso del mistero". A volte, sottolinea il Pontefice, la riforma liturgica del Concilio Vaticano II viene accusata di aver eliminato il senso del mistero nella celebrazione. Ma qual è, per noi, il mistero? La letteratura paolina ci spiega che il mistero di Dio è Cristo, Cristo stesso che ha rivelato il Padre.
È quindi ovvio che il liturgia per noi rimane trascendente, l'uomo non potrà mai penetrare a fondo in ciò che viene celebrato nella liturgia. Ma Cristo è venuto anche attraverso la liturgia, attraverso i sacramenti, per rivelarsi, non per nascondersi. La liturgia rivela il mistero e ci apre alla presenza di Cristo nella sua Parola, nelle specie eucaristiche, nel sacerdote, nel popolo di Dio.
La Carta parla anche di formazione: perché è importante?
- Se non c'è formazione liturgica, non si può capire con il cuore ciò che si sta celebrando. Se non capisco cosa sto facendo nella liturgia, mi è difficile rispettarla. La formazione è essenziale, soprattutto nei seminari. Temo che certe derive, come il pelagianesimo e lo gnosticismo, che si insinuano nella liturgia dipendano anche da una mancanza di formazione. Se educhiamo bene i futuri sacerdoti al vero significato della liturgia, avremo, di conseguenza, laici formati al vero significato della liturgia. Al contrario, avremo sacerdoti che vivono la liturgia come qualcosa da fare. Come dice il Papa in questa lettera, dobbiamo essere formati per la liturgia, ma anche essere formati con la liturgia.