Cultura

Joaquín Antonio Peñalosa. L'amore con umorismo è scritto

L'opera poetica di Peñalosa comincia a essere riconosciuta in Spagna non solo per la freschezza e l'attualità della sua voce, ma anche per la forza emotiva dei suoi versi e, soprattutto, per la sua capacità di nobilitare qualsiasi realtà, con il suo senso dell'umorismo - un umorismo pieno di gentilezza - che è uno dei suoi tratti più caratteristici, qualunque sia il tema trattato.

Carmelo Guillén-20 luglio 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Il professor Fernando Arredondo - che in Spagna è il maggior conoscitore della poesia di Joaquín Antonio Peñalosa - mi racconta che a lui è successo quello che è successo a me: prima ha cominciato a conoscere e ad ammirare l'enorme qualità lirica della poesia di Peñalosa - è stato il motivo che lo ha spinto a scrivere la sua tesi di dottorato su di lui - e poi ha scoperto quello che molti messicani hanno scoperto prima di noi: i suoi libri di barzellette, cioè il suo sano umorismo religioso, basato su quattro fondamenti: grazia, verità, bontà e poesia.

Basta dare un'occhiata ad alcuni dei suoi piccoli libri come Umorismo con l'acqua santa -con più di 30.000 copie vendute nel suo paese -, o al suo Manuale dell'omelia imperfettaper rendersi conto che, come lui stesso ha detto: "Non c'è amore senza umorismo, né umorismo senza amore. Perché l'amore senza umorismo, puro rispetto congelato, stabilirebbe distanze, abissi senza ponti, bloccando l'incontro tra due esseri". Se a questo aggiungiamo quanto detto dallo scrittore francese Georges Bernanos: "Il contrario di un popolo cristiano è [...] un popolo di tristi", definiamo perfettamente la poetica di questo autore la cui opera lirica ha ogni giorno più seguaci.

"All'elenco delle opere di misericordia", scriveva, "vorremmo aggiungere quella di cui ha più bisogno un mondo angosciato e abbattuto: far ridere i tristi, urgente quanto dar da mangiare agli affamati". Così, l'intera opera letteraria di Peñalosa rispecchia fedelmente il suo fondamento nell'ottimismo, nel buonumore, che non significa affatto ignorare i conflitti e le difficoltà dell'uomo moderno. Al contrario: se c'è una produzione scritta che affonda le sue radici nelle problematiche esistenziali degli esseri umani, di qualsiasi tipo esse siano, è proprio la sua. "L'umorismo", sottolinea, "è un fenomeno per soli adulti, un genere letterario per lettori seri, un fiore dello spirito per anime mature. Solo loro sanno che l'umorismo non è offesa ma simpatia, non è ferita ma balsamo, non è mancanza ma eccesso di amore. Amore, umorismo: solo un suono di differenza".

Appartenente a quella che è conosciuta, in particolare a San Luis Potosí, come la Generazione anni '50Peñalosa è soprattutto un uomo pratico, un sacerdote esemplare, gioioso come pochi, consapevole che il suo compito era quello di vivere radicato in Dio e di farlo conoscere, non solo con la sua vita, ma anche con il suo dono di scrivere: "Non si scrive ai margini della propria vita. Scrivere è un modo di vivere, di realizzarsi, di dare senso e pienezza al fatto effimero e trascendente di essere uomo. Essere scrittore ed essere uomo non sono due linee più o meno parallele che a volte si toccano. Si fondono in una sintesi essenziale".

Francescanesimo poetico

Con versi intelligibili, linee chiare, senza ornamenti o moralismi, riesce a provocare nel lettore un avvicinamento a Dio e ai suoi misteri, e lo fa a partire da quello che gli studiosi chiamano francescanesimo poetico peñalosiano, cioè partendo da uno sguardo accattivante sull'universo dove Dio, creatore del cielo e della terra, è concepito come un Padre amorevole e provvidente, e tutti gli esseri, animati e inanimati, come fratelli e sorelle.

Questa visione del mondo vitale e lirica gli permette di difendere un costante ambientalismo planetario e, allo stesso tempo, lo porta a una posizione di commiserazione a favore dei diseredati, degli esclusi. In Peñalosa, naturalmente, tutto è canto, un canto alla creazione, alle Scritture, agli esseri materiali o spirituali, perché ciò che esce, o è uscito dalle mani di Dio, è sempre bello: "E perché dovrebbero essere brutti / i cani zoppi che preferiscono il jazz / la scultura decapitata dalla garanzia dell'antichità / la ragazza lentigginosa punteggiata come la via lattea / il calvo fosforescente che aggiunge neon alla notte urbana [...] / la ragazza con un occhio solo con la vocazione da marinaio di un faro / i gobbi della stirpe dorata dei camelidi / [....niente è brutto / la bruttezza è bellezza in sol minore", così si esprime in Teoría de lo feo, una delle sue tante composizioni in cui, sulla base di un immaginario un po' irrazionale e di un'invidiabile semplicità espressiva, riesce a catturare l'attenzione del lettore, suscitando emozioni delicate senza mai sconfinare nel sentimentalismo.

In questo modo è evidente il suo interesse per le persone con qualche tipo di handicap o condizionamento sociale, compresi i balbuzienti: "Quando gli chiedono come si chiama / proprio come l'acqua che gargarizza / nei canali di pietra / risponde jo-jo-sé", i gobbi: "Stretta di cammelli sfuggenti e dorati / tutti per trasportare la vita siamo gobbi". o gli zoppi: "che gioia essere una ragazza zoppa / e trasformare tutta la terra in acqua / terra ondulata e in perpetuo ondeggiamento" - personaggi campione che egli guarda in faccia -, rendendoli talvolta protagonisti delle sue poesie, tirati a misura della cordialità della sua creazione poetica.

Attenzione al futile

Altre volte l'oggetto della sua ispirazione sono esseri minuscoli come farfalle, formiche o lumache, presentati a volte in splendide immagini quotidiane come quella che offre, sotto forma di gregueria, in Garza dormida en un pie (Airone addormentato su un piede): "Non hai bisogno di due steli / perché sai di essere un fiore / e le corolle si alzano / in un ascensore", o vegetale come gli alberi, o artificiale come i papillon di carta. Lo dice chiaramente in Benedetto delle piccole cose, una composizione del suo primo libro che richiama il salmo biblico del profeta Daniele (3, 57-88): "Cantiamo l'inno delle cose leggere / delle piccole creature che hanno raggiunto l'ultimo respiro di Dio / [...] Benediciamo Dio per tutte le cose, le piccole cose che Lugones ha cantato, le opere del Signore che Daniele ha cantato nel canto dei tre bambini. Perché il Signore è grande tra le sue grandi opere e più grande tra le sue piccole opere"..

Con tutto ciò che è a suo favore, Peñalosa sa come sfruttare al meglio qualsiasi elemento, sia esso naturale o artificiale, vedendo nei primi - gli elementi naturali - l'impronta indelebile di Dio, come si evince dalla sua Ricetta per la preparazione di un'arancia - per inciso, una delle sue poesie più ispirate e conosciute: "Non toccate ancora quest'arancia / inginocchiatevi prima e adorate come angeli, / è stata fatta esclusivamente per voi, / per nessun altro, / come un piccolo immenso amore / che cade maturo, / che si dà rotondo", e nella seconda - gli elementi artificiali - la sua opposizione al consumismo, naturalmente espressa con sapiente ironia, come si può leggere in Hermana televisiva: "Si torna a casa con gli onori [...] / cercando il posto migliore [...] / straniera ficcanaso / si è impadronita del salotto, qui sto io / naturalmente, signora di 23 pollici [...] / poi ha scelto una stanza esclusiva / spiazzando gli specchi e una zia con l'artrite [...]ed eccoci qui tutti / con gli occhi quadrati / collegati alla tua grande pupilla fredda / lava cervelli, la tua inquinante / rognosa cagna che ringhia negli angoli / da quando sei arrivata nessuno parla in questa casa [...] / ahimè, sorella televisione". 

Per un'altra occasione lascerò per ora la sua poesia specificamente religiosa: natalizia, mariana o biblica, anch'essa molto preziosa e abbondante, dove tratta con immediatezza il trascendente, il presunto irraggiungibile; è il caso degli angeli, così familiari nei suoi versi.

Queste righe servono, però, a dare visibilità a un eccellente poeta messicano, che vale la pena di leggere e dal quale, sicuramente, si può imparare molto. Un poeta colloquiale, diretto, divertente, al quale - come dice il proverbio latino scritto dal comico Terenzio - nulla di ciò che è umano gli era estraneo.

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